Tre attacchi micidiali all’Europa: l’estate calda del continente

Un’estate di fuoco per l’Europa.
Tutto comincia in giugno e va avanti fino a tutto luglio, è lo psicodramma euro-mediatico sulla Grecia.
Il paese ellenico e con esso l’Europa vivono due mesi di fuoco per fronteggiare la crisi del debito.
È opportuno ricordare che in Grecia tutto parte dai conti truccati ad opera della Goldman Sachs nel 2001 per fare entrare, in zona Cesarini, la Grecia nell’euro.
La banca USA viene poi condannata per la sua “fantasia contabile” sul caso Grecia ad una grossa multa.
Visto il ruolo della Goldman Sachs (vera punta di diamante della finanza usurocratica americana) è possibile pensare che il vero obiettivo dei conti truccati in quell’occasione fosse realmente la volontà di mettere una bomba ad orologeria nei conti europei per poterla poi sfruttare, come poi è avvenuto, nel momento più opportuno.
Così la prima parte dell’estate è stata monopolizzata dalla psicodramma collettivo sulla Grecia lasciando una grave ferita alla credibilità finanziaria dell’intero continente.
Agosto e settembre sono invece caratterizzati dall’esodo di massa, prima via mare, poi via terra attraverso il nuovo “varco balcanico” reso improvvisamente praticabile per masse sempre più ampie di immigrati/profughi alla ricerca dell’Eden europeo.
La pressione dei media, veri bombardieri dell’ordine mondialista, è stata totale, hanno mosso tutte le pedine disponibili.
Dagli inviati specialissimi dei TG, ai lacrimevoli talk-show, ai dotti editoriali sempre pronti a farci una lezioncina in chiave pro-invasione in nome dei diritti umani (vera ideologia della mondializzazione).
In realtà questo progressivo ed epocale flusso sembra favorito da una strategia di fondo tendente a creare uno shock identitario all’Europa e prospettando nel medio/lungo termine la creazione dell’homo economicus senza identità, vero obiettivo degli strateghi dell’indebolimento dell’Europa.
Le due prime crisi estive hanno riguardato il debito pubblico e l’identità, l’ultima, quella della Volkswagen punta al cuore economico del continente, alla punta di diamante, trucchi a parte, della struttura e della credibilità industriale dell’Europa.
Il peso del pubblico nella proprietà, il ruolo dei sindacati nel Consiglio di Amministrazione e l’essere icona dell’efficienza germanica nel mondo, hanno reso la Volkswagen obiettivo ideale dei mastini del neoliberismo.
Quale può essere la ragione di fondo di questa micidiale e ravvicinata tripletta?
La mia ipotesi è che questi tre affondi siano stati orchestrati dall’altra parte dell’Atlantico per convincere alcuni settori economici europei, tuttora resistenti, ad accettare il TTIP.
I politici non hanno bisogno di pressioni in quanto già asserviti agli USA per vocazione.
Il TTIP, Trans Trade & Investment Partnership, è un trattato tra USA ed Europa sulla cui definizione è in atto un negoziato dal 2013.
L’obiettivo proposto è quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie e i regolamenti tecnici e le regole sanitarie. Insomma, l’ennesima spinta a favorire le corporates americane nel nostro continente.
Le oligarchie finanziarie mondialiste, con gli USA in prima fila, stanno cercando di imporre all’Europa un’ulteriore accelerazione del processo neoliberista che già tanti danni sta procurando a livello di salari e disoccupazione.
Con gli avvenimenti di questa estate si tenta di dare una spallata a chi tenta di opporsi al diktat USA.
Probabilmente se questi attacchi non sortiranno gli effetti desiderati dalle oligarchie finanziarie statunitensi è lecito aspettarsi, per l’autunno/inverno, qualche altra pesante sorpresa atta a piegare le ultime resistenze degli ambienti economici europei più riluttanti.

di Andrea Farhat

Geopolitica

GEOPOLITICA

di Simone Boscali

La Geopolitica è la disciplina che studia i rapporti tra la geografia e le logiche di potenza e politica estera seguite dagli Stati. Vale a dire, quando un paese decide di intraprendere una determinata politica estera non può ignorare quella che è la propria “vocazione” geografica e nemmeno la geografia dei territori in cui va ad operare.

Lungi dall’essere una disciplina “intrasistema”, una convinzione diffusa sulla quale si basano le fortune geopolitiche dell’oligarchia mondialista, la Geopolitica è al contrario tenuta in eccezionale considerazione dai potentati che lavorano per l’affermazione di un Nuovo Ordine Mondiale. Questo gruppo di famiglie, banche e stanze del potere infatti si avvale storicamente di un “gendarme” mondiale, uno Stato che viene definito superpotenza e che è costretto a mettere a disposizione del nascente governo mondiale il proprio potenziale economico e militare.

Il ruolo di superpotenza-schiava dei globalisti, un tempo tenuto dall’Impero Britannico, appartiene oggi agli Stati Uniti d’America e la strategia geopolitica seguita dagli americani oggi, come dai britannici ieri, è sempre la stessa: colpire le regioni del mondo ancora sovrane nel cuore dell’Eurasia con un lavoro di accerchiamento – tramite guerre e colpi di stato – al margine di questa massa continentale.

La storica contrapposizione tra una potenza di Mare asservita al Nuovo Ordine Mondiale e una potenza di Terra che rivendica la propria sovranità politica è anche riflesso del conflitto ideologico tra il Capitale – caro all’oligarchia globalista e incarnato dalla contingente potenza statunitense – e il Lavoro – tipico delle nazioni in cerca di sovranità – laddove il primo porta con sé i propri disvalori legati alla pirateria, allo sfruttamento, alla finanza, alla volatilità, mentre il secondo difende i valori dell’onestà, della spiritualità, della comunità e della tradizione.

 

Libro consigliatoLa Sfida Totale, Daniele Scalea, Edizioni Fuoco

ARTICOLI SECONDARI

Di seguito una carrellata di articoli inerenti l’area tematica Geopolitica:

 

 

Politica


LA NOSTRA VISIONE POLITICA

di Simone Boscali

La sconfitta del sistema orwelliano che va progredendo passa necessariamente per una radicale rivoluzione della politica. La res publica, come dicevano i latini, ossia la cosa pubblica andrà riscoperta come tale e in chiave partecipativa ponendo fine a ogni equivoco sulle attuali forme di democrazia rappresentativa che in realtà mascherano quelle che sono dittature di fatto, tutte funzionali alla logica dello sfruttamento capitalista e a vantaggio del costituendo Nuovo Ordine Mondiale.

La nuova politica, che sarà strumento di un più vasto rinnovamento dell’uomo, sarà caratterizzata dall’adozione della Democrazia Diretta, ossia dalla partecipazione diretta dei cittadini alle istituzioni per evitare che le stesse siano segretamente inquinate da poteri occulti.

Lo strumento principale di questa democrazia reale sarà quello delle assemblee sovrane, riunioni di cittadini, tutti i cittadini – e non solo pochi votati – volontari e desiderosi di partecipare in prima persona alla gestione della cosa pubblica dopo aver sottoscritto un giusto patto di rispetto dei principi della nuova comunità sovrana. Un simile modo di operare la democrazia, per essere fattibile, andrà necessariamente a scapito delle grosse istituzioni sovranazionali (e della globalizzazione) e sarà incentrato sostanzialmente su limitate comunità locali.
Queste limiteranno il meccanismo della delega – revocabile in qualsiasi momento grazie allo stretto controllo popolare – al coordinamento della federazione delle varie comunità tra loro nel più ampio contesto nazionale.


ARTICOLI SECONDARI

Di seguito gli articoli inerenti l’area tematica Politica:

 

CDP, i soldi dei risparmiatori nella bocca del lupo

Matteo Renzi, pressato dalla lobby politico-giudiziaria e in conflitto con qualche loggia concorrente, cerca di uscire dall’impasse di mafia-capitale (così viene chiamato dalla stampa l’intreccio politico-affaristico che ruota attorno alle giunte capitoline, intreccio sempre esistito ma che in questo momento storico politico sembra enfatizzato ad arte per screditare ulteriormente la classe politia e in particolare Renzi) tirando fuori dal cilindro il solito asso, la Goldman Sachs, ebbene sì, la famigerata banca d’affari americana che ha sempre prestato nei momenti topici i suoi banchieri squali ai governi in difficoltà.

Dico prestato perché è risaputo che le porte della G.S. sono porte pieghevoli, si esce da una banca d’affari, si entra in qualche governo/istituzione internazionale di strozzinaggio per poi rientrare tranquillamente dalla banca dalla quale si è partiti e che si continua a servire.

Romano Prodi, Mario Draghi, Gianni Letta e Mario Monti ne sanno qualcosa: partivano dalla banca d’affari affermando di dover salvare il paese da qualche cosa e poi ritornavano alla base avendo sempre ben presente gli interessi usurai del gruppo. Infatti Draghi dal 2002 al 2005 è Vicepresidente Goldman Sachs; Monti dal 2005 al 2011 è membro del Goldman Sachs Global Market Institute; Prodi Consulente della medesima fino al ’95, Letta nel giugno 2007 è nominato Advisor G.S..

Oggi è il turno di Claudio Costamagna, già stretto collaboratore di Prodi nella svendita del patrimonio pubblico nella seconda metà degli anni ’90. Il Costamagna venne messo al vertice di CdP, per gestire questo snodo economico così importante.

Tre quarti del finanziamento di cui gode la cassa depositi proviene dalla raccolta di risparmio dgli sportelli di Poste Italiane, sotto forma di buoni fruttiferi e libretti. I soldi dei piccoli risparmiatori verranno gestiti dall’agente della G.S.. Molti sono i progetti strategici che ruotano intorno alla Cassa e le mani nelle nelle quali sono stati messi sono quelle delle peggiori e spietate lobby usuraie.

Grazie Renzi, per difenderti dagli attacchi da “logge altre” (vedi editoriale di Ferruccio de Bortoli ex direttore del Corriere: Il nemico allo specchio) non hai trovato niente di meglio che chiedere aiuto ad una delle più spietate e potenti organizzazioni di speculatori in circolazione, affidando i soldi dei piccoli risparmiatori nelle mani della banda criminal/finanziaria americana.

La sinistra bancaria colpisce ancora, indifferente agli interessi dei piccoli risparmiatori e del popolo italiano!!

di Andrea Farhat

Gli effetti nefasti della globalizzazione anglo-americana

Negli ultimi 4 anni la disoccupazione è quasi raddoppiata e affligge, con percentuali mostruose soprattutto il mondo giovanile. Ci fanno credere che la soluzione di questo problema sia strettamente legata al mitico PIL che non sale, in realtà il problema è più strutturale e viene da lontano. Nel decennio seguente la caduta del muro di Berlino, la finanza internazionale scatena, senza più limiti di sorta, la sua grande offensiva.

Uno dei fronti è quello della liberalizzazione dei mercati, cioé la ripresa dell’attacco liberista di stampo anglo-americano di mercati dei paesi rimasti ai margini dell’ingordigia degli squali liberisti.
In un certo senso si ripropone la “politica delle cannoniere” di fine ottocento. Allora gli inglesi bombardavano e sanzionavano i paesi che non si assoggettavano alla loro aggressività invasiva, oggi ammantata da finto buonismo, guerre umanitarie e sanzioni.

La pressione del duo USA/GB sul WTO si fa massccia e tra la fine degli anni ’90 e il 2000, con l’appoggio del governo D’Alema, in modo anticipato e contro ogni logica, si accelera l’ingresso della Cina. La Cina, la fabbrica del mondo, niente diritti, bassissimi salari, grande organizzazione.

Dopo 15 anni e una crisi generata dalla voracità della finanza (leggi derivati) ecco i risultati!
La disoccupazione in Italia e in Europa non è figlia della solita crisi ciclica del capitalismo ma è l’onda lunga della GLOBALIZZAZIONE ANGLO-AMERICANA!

Ciò che ci aspetta è ciò che gli economisti (sic) chiamano la jobless recovery, cioé la ripresa senza ocupazione. Gli effetti di questa situazione saranno nefasti e nel medio periodo mineranno alle radici il sistema pensionistico e il wellfare dei paesi europei.

di Andrea Farhat

MPS, accelerato il processo di svendita

L’ineffabile Renzi, ancora in difficoltà sul fronte interno e internazionale, gioca una duplice carta: all’interno sollecita una “scialuppa di loggia” delle truppe di Verdini e sul fronte internazionale favorisce Tononi alla presidenza Monte dei Paschi di Siena, sì di nuovo un uomo Goldman Sachs da giocare sul Risiko Italia.
Tononi, già braccio destro di Prodi all’Iri e suo sottosegretario all’economia nel governo del Professore (2006-2008) ha una carrieratutta targata Goldman Sachs.
L’arrivo di Tononi in MPS è, molto probabilmente, l’ennesimo passo verso l’operazione svendita banca di prestigio italiana a prezzo stracciato alla finanza straniera.
Sono anni che la finanza internazionale tenta di entrare in modo stabile e con controllo pieno sul mercato del credito italiano molto gradito in quanto costantemente alimentato da risparmiatori nostrani ritenuti tra i migliori al mondo.
Dopo l’operazione BNL Paribas e l’acquisto da parte delle ististuzioni estere di fette di minoranza di primarie banche italiane, ecco profilarsi l’operazione più ghiotta: acquistare il marchio MPS (banca più antica d’Europa) a prezzo stracciato e radicarsi così stabilmente nel tessuto produttivo e finanziario italiano.
Come da noi segnalato in altre occasioni,questo era uno dei mandati già affidati a Monti ma da lui non realizzato visto il tragi-comico esito della sua giunta tecnocratica soprannominato da alcuni il governo dei tecnoscemi (leggi esodati, Fornero, marò,etc.).
Oggi il bullo fiorentino riesce a mettere a segno dopo la nomina di Costamagna già Goldman Sachs, alla CdP, un altro colpo al servizio della finanza internazionale.
L’ex presidente MPS Profumo, ha risistemati un po’ i conti già disastrati della politica con l’aiuto dello stato, ora tocca all’uomo Goldman Sachs (l’esperto in vendite e fusioni) svendere MPS al capitale straniero.
Temo che in un’Italia priva di una classe dirigente autonoma e incapace di guardare agli interessi del proprio popolo non ci sarà nessuno in grado di contrastare questo cinico disegno le cui tragiche conseguenze saranno scontate negli anni a venire. Di fronte a questa situazione denunciamo con fermezza la svendita del patrimonio-Italia da parte dei politicanti asserviti al potere usurocratico mondiale.

di Andrea Farhat