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O CON NOI… O CONTRO DI NOI

di Ciocca Andrea

Nell’apocalisse dell’informazione, che questo particolare momento porta ad esserne investiti, è difficile scorgere con assoluta certezza gli obbiettivi finali delle élite globali.

Si può però intravedere il solco tracciato dai loro camerieri democratici che, in ogni Stato del cosiddetto mondo occidentale, ne portano avanti l’agenda.

Tracciabilità, vaccinazioni di massa, sperimentazione sociale, 5G, privazioni delle più basilari libertà personali, impoverimento planetario, bavaglio all’informazione alternativa, sembra che il Nuovo Ordine Mondiale abbia deciso di dare un’accelerata decisiva per affermare il suo dominio.

Chi ancora crede che tutto ciò sia frutto della fantasia di complottisti, è un ingenuo col quale non vogliamo più perdere tempo. E’ inutile cercare di veicolare messaggi a coloro i quali hanno un bassissimo livello di coscienza e consapevolezza. E’ tempo perso, e il tempo ora stringe. Non ne abbiamo più. Sono passati quasi ottant’anni – ove i vari governi democratici di destra e di sinistra si sono alternati riempiendovi la testa dei medesimi falsi problemi – per poter accrescere coscienza e consapevolezza. Abbiamo ripetuto in mille lingue chi erano i dominanti e i dominati, i carnefici e le vittime. Non ci avete ascoltato. Ingabbiati nel vortice del capitalismo, del mondo dell’avere, avete perpetrato la vostra vita nella routine asfissiante senza mai porvi socraticamente delle domande che vi avrebbero portato, per lo meno, nel campo del dubbio.

Non rimpiangiamo il mondo che gli zerbini del regime ci dicono che non ci sarà più. L’abbiamo sempre criticato e non saremo noi ad idolatrarlo adesso. In fondo di quale normalità parlano? La civiltà moderna non ci appartiene e non è mai stata nostra fonte di attrazione. E come potremmo esserne attratti dal momento in cui essa è l’artefice della corruzione, se non della distruzione, dei valori della Tradizione che altro non sono che i valori naturali dell’essere. Onore, coraggio, rispetto, fedeltà, socialità… valori dissoluti, per far spazio alla società del darwinismo sociale, dove il più forte vince e il più debole soccombe. Di quale libertà parlano? Della libertà di possedere il futile? Di poter dire e fare ciò che si vuole senza il minimo rispetto dell’altro? Sbandierano ai quattro venti la parola “libertà”, ma sempre ben attenti a far emergere il suo vero significato: l’essere padrone del proprio destino di uomini e di popolo.

Come detto non rimpiangiamo le barriere del Capitale, ma rivendichiamo le basilari libertà dell’uomo. Rifiutiamo quindi l’immobilismo affibbiatoci dal regime democratico, incarcerandoci in un surrogato di arresti domiciliari. Se al popolo gli è precluso di essere padrone del proprio destino già dalla fine del secondo conflitto mondiale, lo sia per la nostra cameratesca Comunità, che da sempre ha fatto a spallate nelle strette maglie del capitalismo. Che cosa significa essere padrone del proprio destino? Significa che vogliamo essere liberi di decidere il nostro futuro rigettando le dinamiche imposte dal Nuovo Ordine Mondiale, ove la vita è controllata e digitalizzata in ogni suo respiro; essere liberi di decidere, in caso di malattia, la terapia idonea alla nostra persona senza seguire protocolli preconfezionati; essere liberi di pensare ed agire in modo alternativo senza per forza seguire, come la massa umanoide che ci circonda, l’informazione di regime; infine vogliamo essere liberi di decidere quando e come morire…e se la morte ci dovesse venire a prendere la vogliamo guardare, senza paura, dritta negli occhi. “Esse est causa sui” l’essere è causa di se stesso, noi lo sappiamo bene e lo rivendichiamo a gran voce.

CORSO DI FORMAZIONE

Giovedì 20 Febbraio, in via Mascagni 85 a Bergamo (Quartiere Longuelo), alle ore 20,55, si terrà la terza serata del Corso di Formazione sul 5G. Il Titolo della terza serata sarà “5G E TRANSUMANESIMO”. I due Relatori saranno Simone Boscali e Paolo Emilio Bogni. Si tenterà di contestualizzare la problematica del 5G all’interno dell’epoca odierna (quella del capitalismo assoluto) e alla luce della filosofia nichilista che la contraddistingue, vale a dire il transumanesimo.

L’entrata è libera e l’incontro è organizzato dal FORUM STOP-5G Bergamo, formato da 5 Associazioni territoriali quali ONDA VITALE ASD, AMICI DELLE MURA, CAPOSALDO, MANIPOLO D’AVANGUARDIA BERGAMO e il Circolo bergamasco del POPOLO della FAMIGLIA, oltre che da un Gruppo di Liberi cittadini.

Siete invitatissimi!!!!!!!

Per informazioni (Paolo Emilio) telefonare allo 0363382293

I video della conferenza:


QUELLO CHE NON TI DICONO SUL 5G

CONFERENZA organizzata da STOP – 5G BERGAMO. –

“Quel che non dicono del 5G”. – VENERDI’ 8 NOVEMBRE, ore 20,30

Sala del Convento dei Frati Cappuccini – VIA CAPPUCCINI 8, Bergamo. – Relatori: Andrea Grieco (Docente di matematica e fisica, esperto di onde elettromagnetiche); Paolo Orio (Dottore in medicina veterinaria, Presidente Associazione Italiana Elettrosensibili). – Modererà Paolo Maffioletti, Portavoce STOP-5G BERGAMO.

L’ingresso è gratuito.

Ricordiamo che il FORUM STOP-5G BERGAMO è formato da sei Associazioni: Onda Vitale ASD, Manipolo d’Avanguardia Bergamo, Amici delle Mura, Caposaldo BERGAMO, Popolo della Famiglia Bergamo e Associazione Italiana Elettrosensibili.

Vi aspettiamo per una serata di informazione, denuncia e proposta.

I video della conferenza:

IRI Una storia italiana

Nino Galloni racconta ascesi e caduta del tessuto industriale italiano attraverso la storia dl suo più grande ente della repubblica, l’IRI.

Antonino Galloni (Roma 17/03/1953) si laurea in Giurisprudenza a Roma nel 1975. Dal 1977 al 1980 è stato addetto alle esercitazioni presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma, dove ha tenuto un corso di lezioni sul New Deal che è stato poi pubblicato nel 1978 da Bulzoni Editore.

Nel 1978 è stato ricercatore presso l’Università di Berkeley. A Berkeley ha svolto una ricerca sotto la guida del professor Richard Webster, che è stata pubblicata con contributo CNR e riportata nel libro “Momenti del Capitalismo Nordamericano 1881-1885 “, Giuffrè Editore. Dal 1979 è funzionario di ruolo del Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica, dove si interessa delle strategie industriali all’interno delle politiche macroeconomiche ed alla formazione del risparmio.

È stato collaboratore dell’economista post-keynesiano Federico Caffè dal 1981 e il 1987 (anno della sua scomparsa), nella facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Roma. Federico Caffè ha presentato il libro di Galloni: “Crisi e adattamento; per una politica economica alternativa”. Frutto della collaborazione tra Galloni e Caffè sono state due pubblicazioni sul mutamento tecnologico e le politiche monetarie ed alcuni articoli che rendono conto di ricerche dei due autori intorno al collegamento tra le manovre macroeconomiche e le strategie industriali nella prospettiva di una crescita delle compatibilità interne al sistema capitalistico.

Nel 1983 ha vinto il premio di meridionalistica intitolato a Guido Dorso Dal 1987 al 1999 è stato professore a contratto alla Luiss di Roma, all’Università degli Studi di Roma, all’Università Cattolica del Sacro Cuore, all’Università di Modena, e all’Università di Napoli.

Alle elezioni politiche del 1992 si candida alla Camera dei deputati con la Democrazia Cristiana ma la prematura scomparsa del suo alleato politico Carlo Donat Cattin non gli consente di essere eletto.

Galloni è stato inoltre Direttore generale, al Ministero del Lavoro (dal 1990 al 2002) alla Cooperazione, dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro, Politiche per l’Occupazione Giovanile e Cassa Integrazione Straordinaria nelle grandi imprese. Ha ricoperto anche l’incarico di sindaco all’INPDAP, all’INPS, all’INAIL dal 2002 al 2018 in rappresentanza del Ministero del lavoro e all’OCSE.

È Presidente del Centro Studi Monetari, un’associazione per lo studio dei mercati finanziari e delle forme di moneta emettibili senza creare debito pubblico. Ha inoltre scritto diversi saggi di argomento economico ed è un conferenziere molto attivo.

Bolsonaro presidente, la guardia armata del liberismo in Brasile

di Simone Boscali

Jair Bolsonaro è il nuovo presidente del Brasile.
Indisciplinato paracadutista dell’esercito col grado di capitano, è un nostalgico del regime militare, è stato eletto come esponente di una destra liberista e demagogica.
Sostenitore della privatizzazione dei colossi Petrobras ed Eletrobras (equivalenti di Eni ed Enel) e di una generale deregolamentazione dell’economia, considera del tutto secondario il diritto del lavoro.
E’ favorevole alla conversione di aree della foresta amazzonica in zone coltivate e alla deforestazione per ampliare le estrazioni dal sottosuolo e per farlo ha già dichiarato che non avrà riguardo per gli indios nativi.
Sostiene che a parità di mansioni una donna dovrebbe guadagnare meno di un uomo.
Più di Berlusconi urla continuamente al pericolo comunista in totale assenza di comunismo in Brasile e nel mondo.
In tema di politica estera è decisamente allineato agli Stati Uniti e ha già reso omaggio a isra-hell in campagna elettorale dichiarando che farà chiudere l’ambasciata palestinese a Brasilia, non riconoscendo la Palestina come stato.
La sua impreparazione politica, a dispetto di una ventennale presenza al congresso come deputato professionista (non ha altre fonti di reddito), è imbarazzante tanto da non aver mai dato alcuna risposta concreta nelle sue apparizioni televisive se non “quando sarò presidente metterò dei ministri che ne sanno”. Fra questi ha più volte fatto il nome del finanziere Paulo Guedes, formatosi alla corte della scuola ultraliberista dei Chicago Boys.
Più e più volte ha rilanciato slogan militaristi e spacconi in merito alla lotta contro le bande armate che imperversano in ampie zone delle città brasiliane, senza mai elaborare strategie di contorno quali la soluzione dei disagi sociali e i collegamenti tra le bande medesime e i servizi americani cui sono legate per il traffico di droga esattamente come i cartelli colombiani.

Con un giustiziere così non serve criminalità…

PD, ECOGRAFIA DI UNA DITTATURA

di Simone Boscali

So che esordendo in questo modo rischio di violare il principio latino “excusatio non petita…”. Ma è
bene fugare ogni dubbio per mantenere la massima attendibilità sull’analisi che andiamo a fare.
Ricordiamo quindi che solo un malato di mente o uno sprovveduto di ingenuità abissale potrebbero
pensare che chi scrive abbia simpatie per la Lega Nord, per Forza Italia o, non sia mai, il Movimento
Cinque Stelle. Ma non è certo necessario essere un sostenitore di una qualunque altra forza politica
per capire, dati di fatto alla mano, che il Partito Democratico rappresenta oggi il peggior pericolo per
l’incolumità nazionale. Peggio, anche dal punto di vista storico, il PD è quanto di peggio sia mai stato
abortito dall’agone politico italiano – insieme ai Radicali – in tutta la storia unitaria del nostro paese.
E questo non è frutto del caso ma di una precisa strategia che va dalla genesi del partito sino alle sue
manifestazioni esteriori e ai modi di comunicare.
Esistono due motivi principali per cui possiamo affermare, in vista delle prossime elezioni del 4
marzo, che il PD sia la peggior forza cui dare il proprio voto.
Innanzi tutto, nessuna delle forze politiche in campo, nemmeno tra le minori e più originali, è stata
capace di proporre un programma realmente rivoluzionario o quantomeno ad alto impatto. Ma oltre
a questo fra quelle tradizionali nessuna è nemmeno in grado di proporre un progetto almeno sensato
di gestione ordinaria della cosa pubblica poiché tutte, da destra a sinistra, soffrono di lacune e
incoerenze tali da dimostrare la loro incapacità d’analisi. Nessuno è perfetto, insomma.
Solo che il Partito Democratico è andato ben oltre e, a differenza di Lega o Cinque Stelle, ha stilato
sì un programma organico e coerente ma ribaltando clamorosamente in un modo che va ben oltre
l’opinabile le necessità del paese e del popolo. Se negli altri partiti si possono trovare a macchia di
leopardo e slegati dal progetto generale alcuni singoli punti interessanti, il progetto del PD sembra
tutto organicamente studiato per fare del male alle singole persone e danneggiare l’Italia facendone
punto su punto il disinteresse conclamato: economia, banche, lavoro, immigrazione, sanità, politica
estera, tutto è all’insegna dell’anti-Italia e mirato al malessere degli italiani.
Ma c’è di più, e siamo al secondo motivo per cui il PD rappresenta la cloaca dell’intelligenza politica
italica.
L’esperienza insegna che una classe politica o un esecutivo, per quanto possano essere diretti da poteri
forti o poteri oscuri, sono sempre disinteressate alle sorti del popolo. Silvio Berlusconi ha governato
per esempio al solo scopo di trarre vantaggi personali dal suo ruolo politico. Il fatto che migliaia,
decine di migliaia di persone in tutta Italia abbiano sofferto per questa sua disonestà, perdendo lavoro
o salario, lo ha semplicemente lasciato indifferente. Così come indifferente lo ha lasciato chi, in
qualche modo, ha invece beneficiato del suo governo. Berlusconi ha perfettamente incarnato il
modello del politico che persegue un obiettivo individualista incurante delle sorti del popolo, fossero
anche positive per una parte di esso.
Il Partito Democratico e le sue drammatiche espressioni, da Renzi a Gentiloni, senza contare i satelliti
non propriamente PD quali Laura Boldrini, Beatrice Lorenzin ed Emma Bonino, hanno invece
governato e mirano a governare con un obiettivo ben diverso: ottenere coscientemente e precisamente
il male degli italiani. Il peggioramento delle condizioni di vita di questi ultimi, la loro sfiducia, il
senso di insicurezza, i problemi di salute indotti da difficoltà economiche e tagli ai servizi non sono,
nel caso del PD, le conseguenze accidentali di una politica maldestra. Sono esattamente ciò a cui il
PD mira per meri fini di controllo sociale.
Il Partito Democratico incarna, questo sì, una vera antipolitica, non nel senso comune di protesta o
malcontento contro la politica da parte del popolo, ma di antitesi, di contrapposizione palesata agli
interessi della polis.
Tale processo di antipolitica e quindi di ribaltamento della missione naturale di una forza partitica
prende corpo sin dalle espressioni esteriori adottate e dallo schema di comunicazione.
Sin dal nome, l’attributo che vi appare, democratico, rimanda a un’idea totalmente sovvertita dalla
prassi dal partito sin da quando è al governo. Dal tentativo di riforma costituzionale, alla propensione
ad agire tramite l’esecutivo a suon di decreti per arrivare alle direttive di partito imposte dall’alto ai
singoli parlamentari (tutto verificato) in modo che questi assecondassero le linee del governo (ma
l’Italia non è una repubblica parlamentare?), nella cultura del Partito Democratico il kràtos da tutti
può essere esercitato tranne che dal demos.
La campagna elettorale di questi giorni sta invece esasperando questa strategia di ribaltamento dei
significanti con una serie di manifesti elettorali nei cui slogan il PD è associato a un valore positivo,
spacciato appunto come pertinenza esclusiva del PD stesso quando la realtà sta diametralmente agli
antipodi. Il PD è con la scienza, il PD è con il lavoro, il PD è con i diritti, il PD è con la cultura.
Tutto drammaticamente falso, come dimostrano i provvedimenti presi in quest’ultima legislatura e
sostenuti proprio dal PD in primis, dal ddl vaccini, all’ideologia di genere inserita nei programmi
scolastici, dalla riforma del lavoro alla scuola-lavoro, dal salva-banche alle cessioni di sovranità
nazionale, tutto indica che il PD ha agito contro la scienza, contro il lavoro (e i lavoratori), contro la
cultura, contro i diritti sociali e politici.
Considerando i legami degli esponenti del Partito Democratico con la grande finanza (a partire a suo
tempo dalla famosa tessera numero uno di De Benedetti), col grande capitale e con la massoneria
sarebbe troppo facile inquadrare questa forza politica non come l’espressione di una precisa cultura
politica di una parte del popolo (come tutto sommato, continuano ad essere la maggior parte degli
altri partiti di destra e di sinistra) ma come una creazione a monte di detti poteri quale proprio
strumento di azione nelle istituzioni.
Ma c’è un passaggio che sta ancora più in alto e di tipo politico-filosofico che non si può tralasciare.
Il Partito Democratico rappresenta il traguardo finale di una parabola discendente che, partendo dal
Partito Comunista Italiano, è poi degradata attraverso il PDS, i DS arrivando infine al PD stesso.
Questa è però solo una mezza verità. L’altra metà sta nel fatto che, discendendo e degradando da
sinistra, questa parabola ha coinvolto anche il centro democristiano tradizionale del nostro paese.
Non si è trattata solo di un’operazione di trasformismo tipica della tradizione politica pasticciona
italiana, ma di qualcosa di più complesso e meditato dai poteri che stanno fuori dell’agone politico
ufficiale.
L’insolito connubio tra i nipotini dei comunisti e quelli dei democristiani ha avuto lo scopo di
eliminare i valori positivi di entrambi gli schieramenti d’origine, in particolare quei valori che, pur da
prospettive diverse, arginavano il dilagare del sistema capitalista.
Nella visione marxista infatti, detentrice del potere nel capitalismo è la borghesia la quale però è
vittima della sua stessa “coscienza infelice”, ossia la consapevolezza della borghesia della
contraddizione tra lo sfruttamento lavorativo da essa gestito con la promozione dei valori positivi ed
emancipativi di cui si vorrebbe allo stesso tempo portatrice. Ragion per cui la borghesia stessa
averebbe un giorno avuto secondo Marx un ruolo nella caduta del capitalismo.
La parabola che ha condotto al PD partendo dai due opposti comunista e democristiano ha proprio
avuto lo scopo di creare un soggetto politico rappresentativo di un capitalismo post borghese,
dominato dunque non più dalla borghesia ma dalle élite anonime antinazionali. A sinistra il PD non
conosce spazio per i valori del comunismo originale, barattati in cambio della distruzione della
borghesia. Analogamente al centro non concede spazi ai valori borghesi dell’emancipazione ma anche
della famiglia e della tradizione, arginati a favore della ricomposizione del conflitto di classe.
La coscienza infelice borghese, incoffessata speranza dei vecchi comunisti e scintilla liberatrice dei
vecchi democristiani, è stata spazzata via.
Proprio qui, nella distruzione stessa di una particolare coscienza, e quindi addirittura di una forma di
interiorità, sta in buona parte la pericolosità del PD. Un partito capace di sconvolgere, prima ancora
che la materialità delle classi sociali, addirittura la loro antropologia e quella dell’essere umano. Un
partito capace, con una comunicazione menzognera e nonostante tutto efficace (ma giornali e tv non
erano tutti di Berlusconi?) di ribaltare totalmente la realtà, di annullare i conflitti di classe basati su
diritti sociali e politici spostandoli su falsi conflitti per i diritti cosidetti civili e di coagulare quindi
determinate parti sociali scagliandole contro i propri interessi ma riuscendo bene ad apparire come
difensore degli stessi in visrtù delle proprie origini catto-comuniste, tanto lontane quanto tradite.

VOTO INUTILE – VOTO DI CASTITA’

Il 4 marzo non votate!!!
VOTO INUTILE – VOTO DI CASTITA’
– Il 4 marzo stiamo a casa e disertiamo le urne elettorali

– Documento scritto da Paolo Bogni, Presidente di CAPOSALDO Bergamo –

 

CAPOSALDO Bergamo invita qualsiasi potenziale elettore a non votare e a sollecitare – condividendo questo Post – altri potenziali elettori (che non leggessero questo documento) a non presentarsi alle urne il 4 marzo 2018. L’idea che questo sistema disumano possa essere modificato dall’interno (entrismo elettoralista) è ormai fallito da decenni. Non prenderne atto, significa o essere politicamente stupidi o essere in malafede, oppure delle ingenue belle anime che non comprendono il significato della parola Politica. CAPOSALDO Bergamo invita il boicottaggio generale in merito alle elezioni di rinnovo dei due rami del Parlamento nazionale. CAPOSALDO Bergamo chiede a Voi trenta minuti del Vostro tempo per leggere questo lungo documento, perché non è possibile spiegare solo con rapidi e sintetici slogan le motivazioni del nostro invito alla diserzione elettorale. CAPOSALDO Bergamo espone anche quelle che sono le linee direttrici per potere (anche in un immediato futuro) creare insieme a Voi un Movimento politico che veramente meriti di rappresentare un Popolo in Parlamento. Le motivazioni e le controproposte – Divise in 4 PUNTI – sono le seguenti:

PUNTO 1) Tra le Liste che concorrono a portare in Senato o alla Camera i propri candidati manca decisamente una Lista (Movimento o Partito politico che sia) che effettivamente e realmente proponga una decisa svolta in merito all’attuale stato di cose (personali, sociali e comunitarie) tali per cui il voto avrebbe un senso veramente politico. Manca, cioè, un Movimento o Partito che esprima – anche solo lontanamente – un’analisi vera e convincente sull’attuale Epoca in cui viviamo, e che proponga – di conseguenza – una base programmatica che tenda al vero superamento di questo odierno, vergognoso e disumano stato di cose. Per semplicità, chiameremo questa base programmatica del NON ancora esistente MOVIMENTO POLITICO (che meriterebbe il VOTO) con il nome di SETTE SOVRANITA’. Manca, dunque – per essere ancora più precisi – un Soggetto politico che analizzi, al di là di ogni ragionevole incertezza, quella che è l’attuale Epoca Storico-sociale in cui è ubicata l’Italia, l’Europa e – per esteso – il mondo intero. Manca un Soggetto politico che rappresenti una Coscienza collettiva della Realtà complessiva attuale, cioè l’Epoca del CAPITALISMO ASSOLUTO. E’ inutile girarci intorno: o il voto va dato ad un eventuale Soggetto politico che si pone l’ESPLICITO OBIETTIVO di fuoriuscire dal Capitalismo Assoluto per entrare nella nuova Era di una Federazione di Comunità solidali (indicando CHIARAMENTE le SETTE SOVRANITA’ – che ora andremo a definire – da ripristinare e raggiungere), oppure le urne devono essere rese deserte! Una di queste Federazioni di Comunità solidali è la nostra Povera Italia, governata attualmente (o governabile in un prossimo disatroso futuro) da governi fantoccio (siano essi di centrodestra, centrosinistra, pentastellati, sinistro radicali, destro radicali, anime belle o quant’altro si presenti sull’ATTUALE palcoscenico..) e al servizio dell’imperialismo americano e rappresentata da un parlamento di oltre mille – tra deputati e senatori – oggettivamente servi e camerieri (siappur ben remunerati..) del suddetto imperialismo a sua volta strumento del capitalismo globale. Lunedì 5 marzo, stante il “rinnovo” della Camera e del Senato, con queste Liste “concorrenti” ci sarebbero altri mille servi e camerieri al servizio, pur con ruoli diversi (“maggioranza” e “opposizione”. In questo gioco di maschere ridicole da palcoscenico tragico, ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere..). Non cambierà assolutamente nulla. E una persona intellettualmente onesta – anche “solo” di media razionalità – lo capirebbe. Tutte le Liste partecipanti sono in realtà uguali nella COARTAZIONE del sistema capitalista globale, siappure in versione plurale rispetto ai dettagli secondari delle loro proposte. Chi pensa (per indicare un solo esempio) che Salvini – fratello – e la Boldrini – sorella – siano veramente concorrenti, confrontino la loro eguale adesione all’imperialismo americano, al sionismo feroce e al sistema capitalista. Si dividono (sorella Boldrini e fratello Salvini) – al massimo – su quisquiglie secondarie e inutili. Anche noi andremmo a votare, come detto. Se ci fosse un Movimento politico che analizzasse la Totalità storico-sociale attuale (Epoca del Capitalismo Assoluto) e perseguisse – come scopo creativo – le seguenti SOVRANITA’ all’oggi totalmente mancanti e assenti nella nostra Italia (e in Europa, e nel mondo intero..). Queste Sovranità da realizzare (TUTTE INSIEME e non solo ALCUNE..), all’oggi assenti nel programma di tutti i soggetti “politici”, sono SETTE. Prima di procedere alla loro elencazione è doverosa però una premessa: trasversale a ognuna delle SETTE SOVRANITA’ che andremo a esporre, ci sta – però – un necessario LAVORO INTERIORE che ogni militante deve operare su di sé. La Rivoluzione, infatti, non si attua soltanto sulle Esteriorità mondane (Trattati, banche, multinazionali, parlamenti, governi, massoneria, gruppi riservati,..), ma – preliminarmente – dentro noi, attraverso una bonifica e un percorso di elevazione della nostra MATRICE SPIRITUALE, all’oggi soffocata, umiliata, annichilita e repressa. Interiormente dobbiamo agire per espellere il banchiere, il capitalista, il massone, il sionista e l’americanista che in ognuno di noi inconsciamente alberga. L’agitazione sconnessa di tanti (presunti) antagonisti alla vigilia delle elezioni del 4 marzo denota, infatti, una preoccupante confusione spirituale e un dominio (effettivo) dei propri ego individualistici che vanno tutto a vantaggio del sistema capitalista globale che a parole (solo a parole..) è in tal modo combattuto malissimo da questo ginepraio di (siappur volenterosi) confusi. Le SETTE SOVRANITA’ di cui ci dobbiamo integralmente riappropriare sono le seguenti: a) SOVRANITA’ POLITICA. Oggi siamo una Colonia degli Stati Uniti d’America e sopravviviamo all’interno del “protettorato” del Trattato di Maastricht e dalla dipendenza usuraia della BCE. Dobbiamo sottrarci dalle influenze dei primi e svincolarci dai secondi. b) SOVRANITA’ GEOPOLITICA (a cui è sussunta la Sovranità militare). In questa Sovranità si coniugano la vergognosa sottomissione militare alle basi straniere americane Nato e l’intromissione dell’imperialismo americano e delle potenze capitaliste globali in merito al coatto flusso migratorio di africani e asiatici sul suolo del nostro territorio nazionale e continentale, al fine di creare un meticciato che abbia il doppio scopo di annullare le identità culturali delle Comunità europee e per aumentare l’esercito industriale di riserva al servizio del sistema capitalista produttivo. c) SOVRANITA’ ECONOMICA. Le leggi di sviluppo del capitalismo produttivo rendono i nostri popoli e le nostre comunità sempre più soggette a precarietà esistenziali, lavorative e sociali. Il popolo è sempre più in sofferenza, stante l’aumento dei suicidi, licenziamenti, disoccupazione e impoverimento progressivo. La fascia della sofferenza popolare comprende i lavoratori salariati e dipendenti, i piccoli e medi imprenditori (che nel breve periodo tattico-transitorio andrebbero salvati), i commercianti, i liberi professionisti, i disoccupati, gli emarginati gravi e i disabili. Il sistema del capitalismo globale, inoltre, astutamente crea artificiali guerre tra questi gruppi di poveri al fine di tenerli divisi. Bisogna tendere ad un’Economia sociale e comunitaria. La nuova figura antropologica e sociale sarà quella dell’IMPRENDITORE SOCIALE E COMUNITARIO, espressione della collegialità dei mezzi di produzione. Dunque, bisognerà tendere all’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Senza se e senza ma, siappure con una gradualità transitoria e tattica. Lo Stato, riappropriandosi di alcuni settori chiave dell’economia e rafforzando lo Stato sociale, sarebbe garante di questa transizione dal capitalismo alla nuova Economia Comunitaria. Il Capitale non ama le Patrie e le sta distruggendo. E chi ama le Patrie non può amare il Capitale. La proprietà privata dei mezzi di produzione – in concerto con l’altrettanto deleteria proprietà privata dell’emissione e del prestito della moneta a corso forzoso (Euro qui da noi, ma anche il Dollaro per i poveri cittadini americani) per chi non l’avesse ancora capito, è (sono) il motorino di avviamento dei processi di sviluppo disumani e vergognosi del Capitale. Quindi chi ama la Patria – e non vuole cadere in contraddizione – deve essere ipso facto ANTICAPITALISTA!! Anticapitalista finanziario e anticapitalista produttivo! Altrimenti è qualcos’altro, ma non un Antagonista a questo sistema di cose, anche se continua a dire “Amo la Patria..”, sia essa l’Italia o la Padania. d) SOVRANITA’ MONETARIA. Le leggi di sviluppo del capitalismo finanziario (più potente dello stesso capitalismo produttivo. Non abbiamo tempo, però, in questa sede per analizzare i motivi per i quali il banchiere è nettamente più potente dell’imprenditore capitalista produttivo) creano monete-debito e titoli borsistici che parassitano il già colpevole capitalismo produttivo (gli ambiti finanziario e produttivo sono aspetti però complementari e inscindibili dell’UNICO fenomeno capitalista). Bisogna tendere all’abolizione di qualsivoglia strumento finanziario e titolo borsistico e costituire monete realmente ed effettivamente sovrane (emesse e prestate solo ed esclusivamente dallo Stato), con l’abolizione delle banche centrali e la nazionalizzazione a costo zero di banche commerciali. Ripeto per chi non l’avesse capito: l’abolizione delle banche centrali (primo provvedimento) e la nazionalizzazione a costo zero di banche commerciali (secondo provvedimento). Un inciso necessario che spiega perché è INUTILE andare a votare le attuali Liste che pur chiacchierano (chiacchiere confuse..) di SOVRANITA’ MONETARIA. Per giungere ad una EFFETTIVA e REALE Sovranità Monetaria, una Comunità nazionale (o una Federazione di Comunità nazionali) deve procedere sia all’emissione diretta della MONETA (senza controvalori aurei e senza controvalori in Titoli di Stato), sia al prestito della MONETA a corso forzoso, in regime di TOTALE e ASSOLUTO MONOPOLIO!! E’ lo Stato che deve gestire la MONETA per conto del POPOLO, non soggetti parassiti privati, vale a dire l’intero sistema bancario globale. Per raggiungere questo scopo (repetita juvant numero due..), vanno abolite le banche centrali e nazionalizzate a costo zero le banche commerciali. Speriamo di esserci fatti capire. Tutto questo va legato, inoltre, alla messa fuorilegge delle Borse. In nessuna delle Liste “concorrenti” della tragicomica farsa elettorale del 4 marzo risulta delineata una SOVRANITA’ MONETARIA così intesa. Che è l’UNICA Sovranità monetaria reale ed effettiva. e) SOVRANITA’ ALIMENTARE. L’Italia deve riappropriarsi della propria alimentazione tradizionale (ricchissima e variegata) e mettere capo a un programma di maggior autosufficienza possibile in termini di approvvigionamento alimentare (e a tal scopo deve uscire dai Trattati WTO e CETA,..) e – soprattutto – eliminare ogni coltivazione OGM e acquisto dall’estero di queste porcherie. L’Italia deve rivitalizzare la cucina mediterranea, le vecchie trattorie, rinforzare aree di agriturismo e far rinascere i centri storici di paesi e città con luoghi accoglienti di sana e genuina ristorazione. Contemporaneamente, deve progressivamente abolire la presenza sul suolo italiano delle varie catene alimentari globaliste (Mc Donald’s, Burghy,..) da “fast food” che sono un cancro metabolico e un attacco anche alla nostra identità culturale. f) SOVRANITA’ SANITARIA. La Politica ha l’obbligo di vigilare sulla Salute e il Benessere (spirituale, psichico e fisico) di ogni persona e della Comunità. Oggi – nell’Epoca del capitalismo assoluto – ogni persona è obbligata a vivere a lungo (in sé elemento astrattamente positivo..) ma ad essere il più possibile malata cronica, vivendo in uno stato perenne di FARMACODIPENDENZA obbligatoria. All’interno della Farmacodipendenza vi è anche quell’odiosa istanza dell’obbligatorietà di vaccinazione di massa in età infantile da rigettare, così come da contrastare sono i fenomeni interni sia alla Geoingegneria che all’Ingegneria genetica, veri e propri attacchi alla nostra umanità, nei suoi aspetti di Coscienza, Fisico e Psiche. Non vanno dimenticate, inoltre, tutte le catastrofi ambientali ed ecologiche provocate in questi secoli dal sistema capitalista globale. g) SOVRANITA’ EDUCATIVA. Il discorso Educazione è lungo e tortuoso. L’Educazione è il fondamento per la rinascita spirituale, comunitaria e politica. L’Educazione è la via obbligatoria per realizzare integralmente l’Essere potenziale (e meraviglioso) della Natura umana. Il livello storico-mondano dell’Essere è l’Essere politico e comunitario (l’Essere sociale) che si sviluppa in quattro momenti ed è intorno ad essi che si costituisce una Polis che possa umanamente e veramente realizzare le Sette Sovranità. L’Essere sociale (estensione politica della Natura umana che veritativamente esprime se stessa alla massima potenzialità) si articola in quattro livelli espressivi. 1) L’Essere personale, dotato di bisogni singolari, sobri e creativi. 2) L’Essere famigliare, espressione della naturale e tradizionale fusione di genitori (madre femmina e donna, padre maschio e uomo) con figli. Rappresenta il primo momento etico che media il rapporto tra il singolo e la Comunità, declinando i bisogni essenziali, sobri e creativi al fine di promuovere la realizzazione delle vocazioni personali sia nell’interesse dell’evoluzione del singolo che, simultaneamente, nell’interesse della crescita della Comunità. 3) L’Essere culturale e professionale, che si forma e si sviluppa attraverso l’opera dei corpi sociali intermedi, siano essi interni alle unità produttive, siano essi legati all’associazionismo delle espressioni e delle passioni. E’ il momento etico della solidarietà comunitaria. E’ il momento in cui i bisogni essenziali, creativi, personali e sociali trovano la loro compiutezza – a misura della Natura umana – nella dimensione comunitaria. 4) Infine, l’Essere sociale e comunitario integrale, costituente lo Stato etico-politico, sintesi e garante comunitario dei Valori (unità, armonia, misura, ordine, bellezza e giustizia) fondanti la Comunità popolare e nazionale.
L’Educazione riguarda l’ambito coscienziale (già menzionato nel paragrafo f precedente) culturale e identitario. Le odierne Agenzie (dis)educative (Scuola – dall’Infanzia all’Università -, Informazione (carta stampata, televisione, internet,..), Intrattenimento (Sport, Cinematografia, Arte moderna..) sono nella grandissima parte in mano agli stessi che emettono e prestano moneta a strozzo, che sostengono un sistema di sfruttamento, che ci avvelenano con la farmacodipendenza, che ci riducono la coscienza con sistemi sofisticati elaborati dalla geoingegneria e dall’ingegneria genetica. Per invertire la tendenza (che rende le vittime complici dei carnefici) occorre ridefinire le Agenzie educative di base (Famiglia tradizionale, Scuola e Associazionismo) al fine di rivitalizzare una Matrice spirituale all’oggi soffocata e annichilita.
In conclusione a questo Punto 1, possiamo dire che si può e si deve votare solo se concorresse un MOVIMENTO POLITICO che proponesse queste SETTE SOVRANITA’ nell’ambito dei quattro momenti dell’Essere sociale in quanto espressione della vera (e non bestiale) Natura umana. Neanche lontanamente (ripeto: lontanamente!!) sullo scenario del 4 marzo vi è un Soggetto politico del genere. Quindi restatevene a casa che è l’unica cosa politicamente intelligente che potreste fare.

PUNTO 2) Tra le Liste (partiti o movimenti) degli apparentemente (ripeto: apparentemente) “meno peggio” che sono in lizza per le elezioni del 4 marzo 2018, vi sono qua e là – all’interno dei loro qualitativamente scarni e disarticolati programmi – momenti di analisi parziali anche accettabili (lotta allo sfruttamento e alle ingiustizie sociali, denuncia della moneta-debito, pericolo degli OGM, denuncia della precarietà, contrasto all’obbligatorietà della vaccinazione di massa infantile, rivendicazione identitarie politiche e culturali,..). Queste parzialità, però, non sono MAI connesse con la TOTALITA’ storico-sociale che è una e una sola: l’attuale epoca disumana, assassina e vergognosa (fondata sullo sfruttamento, sul parassitismo e sull’alienazione nichilista) denominata l’epoca del capitalismo assoluto. Siamo lontanissimi, perciò, dal ritenere che quei momenti parziali programmatici possano costituire un motivo plausibile per giustificare o anche solo scusare l’andata alle urne o la concessione del voto a contenitori che non hanno la benché minima capacità di esprimere una valutazione complessiva sull’attuale totalità storico-sociale. Facciamo una breve carrellata critica di alcune di queste Liste apparentemente “meno peggio”. La LEGA NORD rivendica un’autonomia politica e culturale (anche attraverso un modello federale) della Padania e – per esteso – dell’Italia, ma non dice nulla sulla presenza delle basi Nato americane nella Padania stessa e sui trattati economici ultraliberisti che rendono schiave anche le popolazioni del Nord d’Italia. Volere secedere da “Roma ladrona” ma rimanere servi di Washington padrona significa essere politicamente degli incapaci o dei non-politici. IL POPOLO DELLA FAMIGLIA ha a cuore le sorti (almeno così sostengono..) della bistrattatissima famiglia tradizionale ma non comprende assolutamente che il martirio di essa è causata da un’imposizione del sistema capitalista che – al contrario – ne vuole la distruzione (per motivi etici, contrastivi ad alcune attuali logiche di sviluppo capitalistico) e, al tempo stesso, promuove la nascita di famiglie “plurali” prive di eticità. La contraddizione (di gravità inaudita) vissuta da IL POPOLO DELLA FAMIGLIA s’incarna tragicamente nella inquietante figura del loro capo, l’ultracapitalista cattolico di sinistra Mario Adinolfi. Il MOVIMENTO CINQUE STELLE è la più vergognosa rappresentazione di come il sistema capitalista globale canalizzi e addomestichi il dissenso (riducendolo all’innocuità) all’interno di un contenitore (come quello pentastellato) che progressivamente si è allineato (che schifo!! E sia detto educatamente..) ai diktat dell’imperialismo americano, del sistema bancario globale e del sistema capitalista in genere. La triade Casaleggio-Grillo-Di Maio è l’emblema di come i poteri forti capitalisti riescano a rovesciare un potenziale movimento rivoluzionario in una forza potenziale di governo assolutamente al servizio del sistema e dei suoi luridi (sia detto cortesemente) interessi. SI AMO è una Lista di anime belle e generose che esprimono bonariamente una discreta gamma di obiezioni parziali ad un sistema da loro stessi ritenuto disumano ma del quale non ne colgono le strutture di fondo in quanto intuiscono che c’è un problema tra un BENE e un MALE. Ma che questo problema abbia come nome capitalismo non è per nulla inteso. Tutto è riconducibile – in termine di azione politica riferito a questo problema – sulla generica “buona volontà” e sulla “presa di coscienza”. Giusto. Ma intorno a quale TOTALITA’ agirebbero la buona volontà e la presa di coscienza? Boh! Mistero.. RIFONDAZIONE COMUNISTA (e in generale tutte le Liste legate alla sinistra più o meno radicale, di cui la “meno peggio” è la formazione di Marco Rizzo) pur ammettendo che l’analisi della Totalità storico-sociale è il necessario punto di partenza per qualsiasi persona politicamente capace di intendere e volere e che non mangi sassi a colazione, e pur comprendendo che questa Totalità infernale oggi si chiama capitalismo (non ha altri nomi la Totalità odierna. Mettiamoci il cuore in pace. L’assassino non è il maggiordomo complice – tasse, burocrazia, casta parlamentare, Bergoglio e la caritas, le ONG, il migrante, l’Isis e l’islamismo.. – ma il suo mandante, cioè il PADRONE della villa e di tutti noi: il sistema capitalista – massoneria, multinazionali, alta finanza, banche,..) e pur svolgendo incomplete ma importanti analisi sull’attuale Modo di produzione, oltre ad avere come base filosofica il solito sbagliatissimo marxismo materialista è, inoltre, colpevolmente appiattita e ingabbiata nelle trappole sovrastrutturali del dirittumanismo internazionale e sull’individualismo di genere (all’apice del quale vi è la tragicomica adesione all’omogenitorialità come momento di progresso sociale..!), vero e proprio cancro delle comunità. Rifondazione Comunista – e altre Liste similari rifacentesi al marxismo materialista – è anticapitalista rispetto alla struttura economica ed è tragicamente ultracapitalista (e di un brutto ultracapitalismo!) rispetto alle sovrastrutture. FORZA NUOVA e CASAPOUND si distinguono per la buona percezione dello stradominio del potere finanziario come causa prima del malessere sociale (materiale e spirituale) e per la distruzione dei Popoli e delle loro identità. S’impantanano, però, entrambe su proposte economiche neo-corporative (e la prima aggiungendo pure la dottrina sociale della Chiesa cattolica) che sono palesemente insufficienti per contrastare seriamente il sistema capitalista globale. Il problema, infatti, non si risolve conciliando capitale e lavoro, ma abolendo di netto il capitale!! Cerchiamo di capirlo una buona volta, perché siamo stanchi di ripeterlo. La nuova Comunità nazionale e solidale sarà solo lavoro (senza capitale) gestito politicamente – con moneta e finanza sovrana – in funzione del Benessere Comune. NON E’ DIFFICILE DA CAPIRE. In più, Forza Nuova insiste su una rinascita italiana all’insegna di un cristianesimo contrastivo rispetto ad una (inesistente) invasione islamica, proponendosi così come un’allieva (inconsapevole) americana delle assurde tesi di Huntington e della antiitaliana (americanista e sionista) signora Oriana Fallaci, a tutto vantaggio dell’imperialismo americano che – ideologicamente – promuove nelle proprie “province” (l’Europa è una sua provincia) lo specchietto delle allodole nazionaliste dello “Scontro di Civiltà”. Casapound, invece, sbanda clamorosamente (e altrettanto gravemente) su tesi filoamericane e filosioniste quando appoggia l’attuale governo filo-occidentale ucraino e antirusso. Perché le idee – in geopolitica – o le si hanno chiare oppure si è destinati a brancolare nel buio.

PUNTO 3) Gli antagonisti e i rivoluzionari, quelli che realmente ed effettivamente vogliono ristabilire e raggiungere quelle 7 SOVRANITA’ che abbiamo esposto e che rappresentano il requisito minimo per definirsi tale (antagonista e rivoluzionario), devono invece mordere il freno e non farsi ingenuamente sedurre dall’adrenalina egoica (è infatti – la loro – una questione fondamentalmente gestita da incontrollati ego individualistici..) della “campagna elettorale” che manda in visibilio gli utili idioti e i neo-capponi di manzoniana memoria che si recheranno alle urne il prossimo 4 marzo. Noi antagonisti (veri e sinceri) in questo momento storico abbiamo ALTRI compiti, che si riassumono in 3 principali modalità operative: A) INFORMARE, FORMARE e AUTO-FORMARE. Denunciare con conferenze, corsi di formazione, seminari, gazebo, manifestazioni o eventi culturali e politici, TUTTE le fenomenologie critiche riferite agli ambiti di POLITICA, GEOPOLITICA, ECONOMIA, MONETA, FINANZA, LAVORO, ECOLOGIA, GEOINGEGNERIA, INGEGNERIA GENETICA, SALUTE, ALIMENTAZIONE, SPIRITUALITA’, con l’obiettivo di CHIARIRE le Idee e progetti che un Movimento Politico complessivamente deve mettere in campo se vuole essere una Cosa seria e credibile. B) Creare sinergie sui Territori di nostra competenza (provincia e zone limitrofe) al fine di unire CELLULE (Associazioni di decine di persone) realmente creative e desiderose di un altro modo di vivere la Comunità, e quindi CONTRO e AL DI LA’ e AL DI FUORI del sistema capitalista che da secoli segna la nostra Epoca. Dall’ambito provinciale, intessere pazientemente legami per creare una Rete che unisca tutto il Territorio nazionale e non disdegnare nemmeno contatti a livello internazionale. Il punto di partenza, però, deve essere il proprio territorio di appartenenza. C) Verificare – permanentemente – l’esistenza dei presupposti (e promuoverli con forza!!) per la creazione di un MOVIMENTO POLITICO (che oggi non esiste!) che rappresenti una REALE ed EFFETTIVA Alternativa allo stato attuale di cose presenti, attraverso l’intersecazione tra i 4 Livelli dell’Essere sociale e comunitario (Persona, Famiglia Tradizionale, Corpi intermedi, Stato Etico-politico) e le 7 Sovranità (politica, geopolitica-militare, economica, monetaria-finanziaria, alimentare, sanitaria ed educativa-spirituale) da raggiungere e ripristinare.

PUNTO 4) Fino a quando non matura un MOVIMENTO POLITICO RIVOLUZIONARIO che intersechi la verticalità dei 4 momenti dell’Essere sociale e comunitario con l’orizzontalità programmatica delle 7 Sovranità da raggiungere, evitiamo VOTI INUTILI e sterili e privilegiamo – al contrario – il VOTO di CASTITA’. La Rivoluzione – bella e profumata – è infatti una Femmina particolarmente raffinata ed esigente. Ella richiede preliminari dolci, elettrici e di qualità! La Rivoluzione non ama coiti precoci. La Rivoluzione esige pazienza, classe, passione e stile. La Rivoluzione esige calore ed energia di lunga durata, non frenesia o corti circuiti. e’ Inutile e dannoso disperdere il Seme il 4 Marzo. Votare rappresenterebbe una rapida sveltina o un’inutile masturbazione. Sarebbe, dunque, una gravissima perdita di tempo e un’azione politicamente stupida.

 

Solidarietà ai militanti del VENETO FRONTE SKINHEADS in merito alla loro visita del 28 novembre 2017 alla Sede di COMO SENZA FRONTIERE.

Di Paolo Bogni – presidente di CAPOSALDO

 

Pur non avendo con loro legami o accordi di natura culturale o politica, esprimiamo però viva solidarietà ai militanti del VENETO FRONTE SKINHEADS (VFS) in merito alla loro visita compiuta lo scorso 28 novembre 2017 nella Sede di COMO SENZA FRONTIERE. La campagna denigratoria intentata dai media di regime contro questa lodevole iniziativa costringe CAPOSALDO a prendere una chiara posizione sui contenuti del comunicato (perché è su quelli che bisognerebbe parlare e non su infami pregiudizi nei confronti di Sigle cultural-politiche indigeste al Sistema, quali il VFS..) che questi militanti hanno letto – a mò di gratuito corso accelerato di formazione politica – di fronte alle anime belle, pacifiste e a-dialettiche che compongono l’Associazione COMO SENZA FRONTIERE, Gruppo umano sicuramente composto da persone in buona fede ma molto distante dal comprendere le logiche di sviluppo capitalistiche nelle quali si situano le modalità e gli obiettivi di un fenomeno migratorio completamente strumentale agli interessi di alta finanza e grande capitale. Le dure prese di posizione espresse dai militanti di VFS contengono almeno – implicitamente o esplicitamente – cinque grossi punti di merito, riferiti ad ambiti tra loro connessi e interdipendenti.

1 – SCHIAVISTICO

Il presente dei deportati africani – in un primissimo momento – consiste in un’accoglienza da assistiti, fornita da associazioni quali COMO SENZA FRONTIERE, il cui ruolo strategico è quello di integrare i nuovi arrivati facendogli credere di entrare in un mondo magico di benessere e felicità in linea con l’indottrinamento ideologico assorbito durante l’esposizione del falso eldorado europeo a cui sono sottoposti nel periodo precedente la loro gita sui barconi di collegamento tra i due continenti. Questo primo tempo, però, si trasforma ben presto in un futuro prossimo in cui si delinea un bivio senza terze vie. O l’inserimento nella manovalanza della criminalità organizzata piuttosto che in quella saltuaria o comune, oppure l’inserimento “legale” nei ranghi del lavoro dipendente a basso salario o in quelli della piccola imprenditoria a basso reddito di contro all’alternativa “illegale” del lavoro nero con paghe da mera sopravvivenza biologica, con uno status di lavoratori privi di qualsivoglia protezioni e assicurazioni sociali. Il destino di massa di questi migranti – contrariamente all’eldorado loro promesso quando partono da Bamako, Lagos, Abuja, N’Diamena, Freetown o Dakar – è quella dello schiavo di ultima generazione, apparentemente emancipato dalle catene, libero di migrare, “artefice” del proprio destino, che – al contrario del suo dignitoso antenato che doveva essere strappato a forza per essere (quattro secoli fa) deportato nei campi di coltivazione del Nordamerica – paga lui stesso agli scafisti/schiavisti – incredibile a dirsi – per essere deportato e gestito come schiavo “libero”. Ma il destino “libero” di questo neoservo è la storia di uno schiavo sfruttato e de-umanizzato e reso carne da macello sulla pelle viva dei propri sogni. Il destino di quest’ultima bestialissima forma di schiavismo è estesa – per induzione – alle deboli popolazioni europee, già di loro rese preventivamente acefale da settant’anni di occidentalismo nichilista. Il migrante schiavo è un esperimento antropologico che il sistema capitalista attua per completare l’opera di riduzione dell’umanità europea a merce totalmente subordinata agli interessi delle logiche del capitale, siano esse quelle riferite all’ambito finanziario, siano essere riguardanti quello produttivo. E’ come se il Kunta-Kinte moderno costituisse la matrice sulla quale definire l’ultima operazione di chirurgia antropologica nei confronti dello zombie (europeo in questo caso..) e accompagnasse quest’ultimo – mano nella mano – in uno sterminato e infinito campo di cotone (l’Europa senza più storia né radici..) nel quale immolasse se stesso sciogliendo le proprie specificità, missioni e vocazioni per trasformarsi in un docile e rassegnato servo della produzione, dell’indebitamento e del consumo, in un’atmosfera di perenne crisi e precarietà strutturale, divenendo esso stesso migrante nel proprio smarrimento. Schiavo della propria nullità ontologica, identitaria ed esistenziale.

2 – RISERVA INDUSTRIALE

Collegato al problema dello schiavismo vi è quello della gestione tecnica – da parte del sistema capitalista – della forza-lavoro dedita alla produzione di merci e alla erogazione dei servizi. Anche qui, le deportazioni di massa dei cosiddetti “migranti” sono perfettamente funzionali al rinvigorimento di una particolare area sociale elaborata e scoperta genialmente da Karl Marx: l’ESERCITO INDUSTRIALE DI RISERVA. Queste seconde linee sono lo strumento di ricatto del capitale produttivo (in combutta – ovviamente – con quello finanziario) nei confronti degli schiavi autoctoni (gli italiani e gli europei) occupati e già di per sé precari. Le seconde linee africane (che si sommano ai 35 milioni di disoccupati europei..) normalmente si accontentano di sopravvivere (una volta spentosi velocemente il sogno ideologico da vita eldorada..) accontentandosi di molto meno di quello che è “garantito” all’occupato precario autoctono, da silenziare nelle sue eccessive pretese di salari che non siano rimborsi spesa da mera sopravvivenza. E’ un mistero di come la parte più famosa del movimento storico anticapitalista (la parte “sinistra” che dovrebbe avere Marx come riferimento..) non riesca a scorgere la strumentalità del fenomeno migratorio soprattutto in quest’epoca di distruzione dello Stato sociale, della crescente abolizione di grande parte dei diritti del lavoro (vedi – ad esempio – l’estinzione effettiva dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori), e dell’impotenza politica di fronte alle delocalizzazioni di aziende produttive in zone del mondo prive di coperture sindacali. Incredibile come questa residua sinistra supposta e presunta anticapitalista si copra di ridicolo e si dimostri imbecille e razzista oltre ogni ragionevole limite quando elogia il folklore della società multirazziale (il fenomeno sociale più razzista e stupido della storia dell’umanità) e santifichi il melting-pot newyorchese come modello sociologico da prendere ad esempio. La società multirazziale è il luogo ove – contrariamente a quanto sostenuto dagli idioti ultracapitalisti della sinistra salottiera e della sinistra da centri sociali – si consuma l’estinzione delle diversità etnoculturali, le quali invece sarebbero valorizzate nelle umane Comunità multietniche laddove – in luogo di una tradizione e storia maggioritaria – vi sarebbero comunità di minoranza protette ma non confuse con la Identità ospitante.

3 – METICCIATO GLOBALE antiidentitario

Il sistema capitalistico necessita di un’antropologia particolare. Essa consiste nella riduzione dell’essere umano ai propri puri impulsi bestiali, alla propria elementarità animale e a quella dimensione inferiore dell’esistenza semplicemente materiale. Un’umanità siffatta e degradata è quella meglio aderente ad un sistema in cui la rincorsa ossessiva e patologica delinea i meccanismi del perseguimento del profitto in quanto accumulo indefinito del capitale a cui è legato un mastodontico dispositivo tecnico planetario atto alla produzione di merci, all’erogazione di servizi e all’induzione coatta del loro iperconsumo a cui è – a sua volta – connesso un inevitabile iperindebitamento. Per definire e “perfezionare” questa particolare antropologia, il sistema capitalista allontana ulteriormente l’umanità dalla propria e più profonda matrice spirituale. Uno dei livelli in cui la spiritualità è nutrita e rinvigorita è situato allo stadio d’adesione di ogni singola soggettività ad una comune identità etnoculturale, quest’ultima intesa come bacino di valori tradizionali e stratificati retaggi storici che definiscono il cemento e l’amalgama di una Comunità (locale, federale o nazionale) e in cui trova la sua ragion d’essere l’unione ontologica tra il singolo e il popolo. Il meticciato globale – soprattutto in questi ultimi decenni – pianificato dal capitalismo internazionale (massonerie, alta finanza e grande capitale) – nel quale va ad inscriversi anche l’ultimo tempo del fenomeno migratorio africano simboleggiato dal barconismo mediterraneo – è una stazione intermedia obbligatoria per giungere a questa particolare antropologia fortemente desiderata dai poteri forti globali del capitalismo (sia esso finanziario che quello produttivo). La destabilizzazione di un’antropologia equilibrata (ma questo processo è già in atto da almeno quattro secoli, soprattutto in Occidente..) e tesa verso una naturale complementarietà tra materia e spirito, tra concretezza e pensiero, ha tra i suoi principali strumenti quello dello scardinamento dell’identità comunitaria, con la recisione del legame che la singola soggettività (persona) ha con la storia e le tradizioni del proprio popolo di appartenenza, nonché del proprio territorio. In ogni identità etnoculturale (siappure in forma imperfetta e incompleta e quantunque manifestantesi in diversissime specificità planetarie in quanto a canoni, simboli, frequenze, alfabeti, grammatiche,..) sono veicolati quei valori della Tradizione – ORDINE, UNITA’, ARMINIA, MISURA, BELLEZZA, GIUSTIZIA – che complessivamente rappresentano le leggi dell’universo e costituiscono la stessa polare di orientamento per il Ritorno a Casa con la missione di raggiungere l’Essere integrale a cui aspira naturalmente ogni spirito veramente libero. La devastazione di ogni identità etnoculturale è un attentato diretto alla sacralità dello spirito che permea l’avventura umana. La devastazione delle identità etnoculturali italiane ed europee sono il presupposto per la distruzione del naturale sentimento sociale (zoon politikon aristotelico) verso la comunità e la dispersione della persona nello smarrimento dell’individuo reso atomo, apolide, senza radici, senza passato né futuro, senza patria, individualista e bestia strutturalmente in competizione e in perenne conflitto con altre bestie.

4 – LINGUAGGIO e BISOGNO

Il disegno antiumano e disumano che sta sotto l’operazione di questa particolare chirurgia antropologica (che si attua anche con lo strumento dell’annullamento di identità etnoculturali che caratterizzano – ad esempio – l’Italia e l’Europa) è finalizzato a due principali scopi, uno in fila all’altro legati da una correlazione necessaria. Il primo obiettivo è distruggere e riprogrammare il genuino linguaggio che presiede alla natura umana. Questo genuino linguaggio è la naturale dimensione ed espressione dell’Essere. Se il linguaggio – per dirla con Heidegger – è la Casa dell’Essere, per i poteri forti globali (massonerie, alta finanza e grande capitale) è necessario distruggere quell’abitazione spirituale in cui nome e cosa sono ancestralmente uniti dall’integralità dell’Essere. In quella Casa, i valori tradizionali (ordine, unità, misura, armonia, bellezza e giustizia) hanno un senso e solo con una matrice spirituale strutturalmente tradizionale quel senso è conservato. Il senso tradizionale è il solo senso che conserva la vitalità umana e la propria missione ontologica che – per essere ancora più chiari – indirizza la vera attività politica (quella dello zoon politikon) verso l’unica stella polare a cui può riferirsi: il Bene Comune. Distrutto il linguaggio (tradizionale), il Bene Comune non esiste più e nel prologo tragico della storia dell’umanità trionfano e sfilano i carri funebri del relativismo (niente è verità, tutto è verità..), dell’individualismo, dell’alienazione (dell’umanità dalla sua essenza, la natura umana..) e del nichilismo radicale, cioè il trionfo del nulla che designa il vuoto creatosi tra l’umanità e la sua distantissima e dispersa essenza. Il linguaggio separato dalla Tradizione permette alla modernità (termine edulcorato con cui il capitalismo chiama se stesso) di sciogliere il nodo ancestrale che univa nome e cosa, e permette agli apparati “educativi” e “informativi” del sistema capitalista globale di manipolare il contenuto di ogni nome e giustapporlo a qualsiasi cosa, non di rado capovolgendone o stravolgendone subdolamente il genuino e ancestrale significato. Compito facilitato anche da un’altra operazione congiunta alla distruzione del linguaggio e cioè quella che riguarda l’avere ridotti tutti gli enti a cosa, in quanto cosa catalogabile come potenziale merce o servizio di scambio. Riduzione a cosa strutturata nei suoi aspetti più elementari e soggetta all’appetito delle pulsioni più bestiali. Un ultimo uomo – quello di quest’epoca del capitalismo assoluto – da intendersi come corda tesa tra un essere di luce e un robot addomesticato, nel quadro di una regressum ad bestiam che caratterizza la deriva antropologica di questi ultimi quattro secoli. Il secondo scopo consiste nell’indurre coattamente al consumo sistematico e all’iperindebitamento strutturale questo omuncolo riprogrammato per sopravvivere biologicamente (ma a morire spiritualmente..) nelle carceri senza muri dell’occidente capitalista, il fenomeno storico più disumano che la storia dell’umanità abbia conosciuto. E’ evidente che scindendo il legame tradizionale tra nome e cosa e predisponendo antropologicamente il soggetto umano solo nelle sue disponibilità elementari e pulsionali, il sistema capitalista ha buon gioco anche nel riprogrammare la gamma dei bisogni che naturalmente un uomo che si riferisse tradizionalmente all’Essere integrale non ha. Nessuna identità etnoculturale, infatti, potrebbe ospitare la “civiltà” del consumismo capitalista. Ecco spiegato perché il sistema capitalista vuole instaurare una società multirazziale globale e – antropologicamente – spinge per la realizzazione di un meticciato internazionale. Una persona legata alla propria etnoidentità culturale e comunitaria vuole soddisfare un bisogno sobrio e creativo. Un individuo atomo,individualista, senza patria né radici e reso pura materialità è invece manipolabile e riprogrammabile in funzione di bisogni artificiali e indotti al soddisfacimento all’interno del mercato capitalista globale.

5 – GEOPOLITICO

Che il nostro continente sia sotto attacco, è cosa nota per chi non avesse limiti di analisi o povertà di strumenti concettuali per comprendere la realtà storico-sociale nella quale viviamo. E’ vero che l’Europa è una colonia statunitense da più di settant’anni. E’ anche vero, però, che un’eventuale rinascita del nostro continente in termini di coscienza autonoma e indipendente è avvertita da Washington come una minaccia potenziale da scongiurare preventivamente. I flussi migratori forzati e indirizzati coattamente verso l’Europa (e non verso l’Arabia Saudita o Israele..) sono il segno preciso, chiaro e netto che i poteri forti globali (che usano l’imperialismo americano come loro arma) pianificano l’immigrazione come ulteriore arma d’indebolimento strategico di un continente che deve perdere ogni percezione della propria identità e quindi delle proprie fondamentali sovranità, quali quella culturale, storica, economica, militare, monetaria, economica e – soprattutto – politica. L’Europa deve rimanere – secondo le desiderata di Washington – politicamente debole (o inesistente) e geopoliticamente confusa. L’Europa non può guardare ad est per allearsi naturalmente con il continente asiatico (Cina, Iran, Russia,..) ma deve rimanere in un’innaturale sudditanza quale quell’unione geograficamente assurda e politicamente incomprensibile quale quella euro-atlantica in cui ha perduto tutto, soprattutto la dignità. Il danno geopolitico, però, non è riservato solo alla Vecchia Europa. Ad essere penalizzata – come continente e soggetto geopolitico autonomo – è la stessa Africa, i cui giovani sono addestrati e indottrinati (dal tam-tam manipolatorio dei media globali) a migrare verso eldorado inesistenti (tra i quali l’Europa attuale dei 35 milioni di disoccupati e dell’impoverimento materiale progressivo..) e riprogrammati antropologicamente entro i parametri dell’apolidia sradicata, in modo tale che l’Africa divenga sempre più terra di conquista per l’alta finanza e multinazionali occidentali, mentre l’Europa è sempre meno capace di riacquisire le antiche sovranità e il giusto – nonché naturale – respiro geopolitico. I poteri forti globali, dunque, con lo strumento della deportazione di massa dall’Africa all’Europa coglie – nei loro interessi geopolitici – i classici due piccioni (continenti) con una fava (migrazione coatta).

CONCLUSIONI

Al di là dei 5 argomenti che – tra l’esplicito e l’implicito – i ragazzi del VFS hanno sollevato e di cui abbiamo sviscerato in sintesi alcuni aspetti fondanti nel documento di solidarietà che noi riconosciamo a loro, vogliamo sottolineare alcuni passaggi del loro comunicato letto e che riteniamo degni di interesse: 1) VFS ammette che il mondialismo capitalista attacca tutti i popoli della Terra, e perciò dunque la loro analisi comprende un universalismo di fondo pur declinato in un comunitarismo nazionale che concentra le loro attenzioni sull’Italia e – per estensione geopolitica – all’Europa. 2) E’ segnalato chiaramente, da loro, il pericolo antiidentitario funzionale al sistema capitalista della creazione dei NON-POPOLI di contro alla distruzione dei POPOLI. Pericolo in cui la distruzione antropologica della persona ridotta ad individuo si coniuga alla distruzione delle Identità comunitarie. 3) E’ dichiaratamente indicato come uno specchietto per le allodole il seducente concetto di PROGRESSO, dietro il quale, grazie ad un perfetto rovesciamento di significato dovuto alla scissione di legame tradizionale tra nome e cosa, esso (il PROGRESSO) è invece il programma pianificato da una elite di massoni, banchieri e multinazionali che promuovono un reale REGRESSO dell’umanità alle sue forme di vita più bestiali e misere.

LA STRATEGIA DEL PALAZZO

di Simone Boscali

Il potere, quello vero, quello che sta sopra la politica, è simile a un palazzo ricco di corridoi e biforcazioni in cui gli uomini delle istituzioni si muovono alla ricerca della via per arrivare alla stanza più importante.
Ma… c’è ovviamente un grosso ma.
Corridoi, scale e saloni sono infatti interrotti da porte scorrevoli controllate a distanza.
Da chi? Da chi appunto detiene il potere vero, che risiede nella stanza principale del palazzo e che, fuor di metafora, non lavora nella politica ma fa parte dei centri studi e delle massonerie e si avvale di banche e multinazionali come leva per aprire e chiudere quelle porte scorrevoli a seconda dlla convenienza o meno a far passare gli ignari figuranti di turno.
Sfatiamo un mito. Essendo il politico una persona, nel senso cattivo del termine, egli non è necessariamente consapevole dei giochi e delle manovre in cui si ritroverà coinvolto. Sono convinto che molti politici, nella loro mediocrità, credano in buona fede che i vari poteri forti, i vari Bilderberg e Trilateral siano materia da complottismo, se non nella loro documentata esistenza, almeno nella loro effettiva capacità di incidere.
Nel condurre i propri programmi i governi rappresentano appunto quegli uomini che vagano nel palazzo alla ricerca della giusta via.
Quando operano, sia chiaro, di propria iniziativa, in senso favorevole agli oscuri manovratori, questi apriranno loro tutte le porte e li lasceranno proseguire, progredire, instillando nell’osservatore più attento l’ingannevole impressione che i governanti di turno siano manipolati in modo diretto, imboccati, cosa che più probabilmente si verifica solo in rare e necessarie circostanze (es. i governi tecnici) e favorendo in seguito l’errata interpretazione secondo la quale anche un sincero, seppur involontario, gesto di opposizione al sistema sarebbe sempre e comunque solo una farsa dettata dal sistema stesso. E porte aperte nel palazzo significa in concreto, disponibilità delle banche e dei fondi di investimento a concedere crediti illimitati, consenso degli organismi economici internazionali, favore dei mass media, finanziamenti ai partiti di maggioranza, messa in ombra dei poteri giudiziari e via discorrendo.
Diversamente i governi che, sempre di propria iniziativa, operano contro gli interessi di questi centri di potere, si ritroveranno tutte le porte chiuse. Ossia, cordoni chiusi da parte di ogni finanziatore o fondo, gogna mediatica, scheletri nell’armadio (chi non ne ha?) che vengono alla luce tutti insieme.
Questa modalità di “addomesticamento” della classe politica da parte di poteri reali è quella che spiega il perché spesso singoli uomini di governo o interi esecutivi appaiano contraddittori nel proprio agire. La loro apparente contraddizione non si spiegherebbe se fossero manipolati sempre e comunque in modalità “burattini” dai poteri oscuri. Essa risiede invece nel fatto che gli uomini di governo sono in realtà molto spesso “liberi” e quindi liberi sia di agire, inconsapevolmente, a favore delle élite, e liberi di agire, altrettanto inconsapevolmente, contro le stesse, finendo indirettamente per far mutare il clima mediatico-giudiziario intorno a loro, ora favorevole, ora no.
Due esempi tra l’altro contrapposti dal punto di vista della “geometria politica” possono chiarire queste dinamiche.
Silvio Berlusconi a partire dal 1992 ha beneficiato di una serie di porte aperte o spalancate nella propria ascesa politica e, a dispetto di difficoltà contingenti la sua figura e la sua “cultura” politica sono rimaste in auge a lungo. Fino a quando il clima intorno a lui è cambiato. Quella magistratura che per anni non è riuscita a sgambettarlo ha improvvisamente avuto mano libera nel togliere dal cilindro una serie di argomenti scomodi contro di lui godendo di una copertura mediatica assillante (paradossale se si pensa che Berlusconi era considerato il padrone dei media in Italia) mentre governi esteri, istituzioni internazionali e centri di potere privati quali quello di George Soros hanno iniziato a danneggiare apertamente l’Italia arrivando ad una guerra indiretta contro il nostro paese attaccando la Libia (impresa cui Berlusconi volle aderire in modo suicida sperando di riguadagnarsi il favore delle élite).
Cosa era capitato? Berlusconi nei suoi primi anni di governo (o di candidatura al governo) aveva cercato di portare avanti un certo tipo di programma ben visto dalle oligarchie quali la privatizzazione di settori pubblici importanti a favore di una concorrenza pubblico-privato anche in ambiti prima impensati (es. scuola e sanità), oltre ad un collocamento più marcatamente atlantico in politica estera: tutti punti sui quali la (giustamente) vituperata classe politica della Prima Repubblica aveva onestamente posto dei freni.
Ma quando Berlusconi ha voluto (o dovuto, per non perdere consensi e alleati) frenare a sua volta su queste cose, per esempio bloccando la svendita del patrimonio pubblico, aprendo a un’amicizia strutturale con la Federazione Russa e cercando la sovranità energetica dell’apparato industriale italiano (uno dei migliori al mondo, potenzialmente) grazie agli accordi con la stessa Russia e la Libia, le oligarchie che prima lo avevano sostenuto lo hanno dall’oggi al domani scaricato volgendo contro di lui tutte le proprie armi improprie sino a determinarne le dimissioni date praticamente in pubblico con la famiglia al completo (stranissima modalità di comunicazione peraltro).
Con la presidente del Brasile Dilma Roussef – donna di segno politico opposto rispetto a Berlusconi, a dimostrazione della versatilità dei poteri oscuri – è accaduto qualcosa di simile. Ha avuto piena possibilità di governare nel proprio primo mandato presidenziale perché, a sua volta, soddisfaceva le intenzioni delle oligarchie sul Brasile: privatizzazioni, atlantismo, introduzione dell’ideologia di genere nella società. Quando col passare del tempo Dilma, senza negare nulla di quanto fatto, ha avviato una serie di misure di segno opposto, quali la difesa delle risorse petrolifere nazionali o tutele a sostegno dei più poveri, le élite hanno deciso che il suo ruolo era esaurito. Non serviva più e un impedimento giudiziario di fondamento quasi nullo, amplificato da una poderosa campagna mediatica e da manifestazioni finanziate dagli Stati Uniti (nuovamente con un ruolo importante di Soros) è bastato a toglierla di mezzo a favore del massone dichiarato Michel Temer.
Naturalmente manipolare gli uomini politici del momento e chi, orbitando intorno a loro, possono determinarne la condotta, è facile se consideriamo la natura della maggior parte degli esseri umani.
Quasi tutti hanno infatti scheletri nell’armadio, guai giudiziari in sospeso, faccende private imbarazzanti, questioni personali potenzialmente esposte quali ad esempio l’incolumità della famiglia.
Fino a che un politico esegue, che lo sappia o no, l’agenda globalista, questi nodi restano latenti e così possono restare a vita. Il giorno in cui l’uomo di governo dovesse iniziare a essere scomodo inizierebbero anche i guai giudiziari, emergono le fotografie e i gossip scandalosi, le relazioni compromettenti. E se queste cose non bastassero a farlo desistere inizierebbero i primi incidenti d’auto (Nigel Farage), le prime aggressioni in pubblico (Berlusconi) e via discorrendo.
E se anche questo non fosse sufficiente e, peggio, il politico non fosse in effetti attaccabile per la mancanza di appigli giudiziari o scandalistici, l’oligarchia passerebbe senz’altro all’opzione estrema.
L’opzione John Fitzgerald Kennedy, l’opzione Jorg Haider…
Vi sono pochissime prove a sostegno della veridicità di questa strategia, la “strategia del palazzo”, in luogo del teatrino totale, con uomini politici manipolati in ogni minimo gesto sin anche nella finta contrapposizione al sistema, di stampo più squisitamente complottista.
Ma vi sono i risultati oggettivi da esaminare.
Noi non vediamo l’aria, ma quando le foglie si muovono sappiamo che c’è vento.

DIETRO I VACCINI…IL CAPITALISMO

di Andrea Ciocca

Sono ormai mesi che il sistema liberaldemocratico capitalista sguinzaglia le proprie iene al fine di creare terrorismo mediatico sulla questione delle vaccinazioni. In particolare amplifica i casi di meningite registrati in Italia, creando un autentico clima di terrore, instillando nella gente una sensazione di un pericolo epidemico. Evidentemente, in sede di bilancio, le case farmaceutiche hanno dedotto un’importante perdita nella voce “vaccini”, tanto da dover scomodare gli organi mediatici asserviti al grande capitale.
Vien da sé che sbandierando i casi di meningite non si vuole concentrare il problema esclusivamente su questa malattia. Se in prima battuta si vuole allarmare la popolazione adulta sulla patologia in questione, in seconda istanza, si pretende di far desistere i genitori con figli neonati, che al ricevimento della tassativa lettera dell’ASL sono ancora titubanti o dubbiosi.
Attuando i loro metodi persuasivi, pediatri e medici ben preparati dalle università di medicina sotto amministrazione diretta delle stesse case farmaceutiche, ergendosi sull’aspetto morale, fanno prima apparire il genitore come irresponsabile e in seguito elencando una serie di falsi pericoli che il soggetto potrebbe riscontrare se non dovesse eseguire l’iter vaccinale, o in alternativa raccontano la ormai estenuante filastrocca delle malattie che ritornano a causa dell’immigrazione.
Sempre più persone incominciano a prendere coscienza, ma i diffidenti contano comunque una minima percentuale, infatti, intorno ai vaccini aleggia una sorta di credenza popolare che fa si che siano accettati a scatola chiusa, senza che si senta la necessità di andare oltre e di informarsi, dando per scontato i loro benefici. Una delle più comuni credenze istillate nel volgo è che la copertura vaccinale abbia garantito un calo della mortalità e circoscritto la diffusione delle malattie. Tale tesi è molto dubbia se non addirittura fuorviante, in quanto è invece il miglioramento igienico-sanitario che ha contribuito al miglioramento e al conseguente allungamento dell’aspettativa di vita. Alcuni medici e pediatri non allineati al sistema e spesso demonizzati e minacciati (l’ultimo caso riguarda il Dottor Stefano Montanari) oltre che dichiarare assodato il nesso tra vaccini e autismo, li ritengono rischiosi sia per la salute dei bambini ma anche per soggetti adulti a cui vengono praticati. Sostengono inoltre che sono inutili e dannosi: inutili perché non si verificano più casi allarmanti da oltre trent’anni e dannosi perché vengono inoculati a soggetti sani non ancora formati fisicamente.
Ritornando ai casi di meningite, in realtà l’Italia rientra tra quei Paesi con la più bassa incidenza di tutta Europa. Entrando più nel dettaglio i numeri parlano chiaro: i casi da meningococco sono stati 164 nel 2014, 196 nel 2015 e 191 nel 2016. Paradossalmente, quindi, nel 2016 si sono verificati meno casi rispetto all’anno precedente.
Si desume da questi dati, il totale asservimento dei media ma ancor più è lampante quello della classe politica che puntualmente scodinzola al volere delle dinamiche del sistema capitalista.
E’ inevitabile, che quando si mette in movimento la macchina propagandistica pro case farmaceutiche, spesso ottiene un riscontro a loro favorevole. Si registra, infatti, proprio in queste settimane un sostanziale incremento di richieste ai Distretti Sanitari di appartenenza per la somministrazione del canonico esavalente. Tale reazione, quasi istintiva, è figlia di un determinato pensiero tendente ad affrontare gli argomenti a compartimenti stagni che portano a mascherare il Capitalismo e concepirlo nella sua integrità. Dalla sua nascita mette in atto una destrutturazione antropologica attraverso l’esaltazione di determinate forme di pensiero affini alla sua autoaffermazione. Si ergono come uniche quelle filosofie funzionali al sistema: materialiste, individualiste, dove la Verità è sostituita dalle verità relative e irraggiungibili. I pensatori che gli fanno riferimento appartengono a quel filone filosofico che va da Cartesio fino al suo epigono Kant. In altri termini la propaganda capitalista riesce a trovare i giusti pertugi nelle coscienze delle persone, generando soggetti con una volontà e una convinzione debole, annullando qualsiasi spirito rivoluzionario o comunque antagonista al sistema capitalista, proprio perché non si ha ancora la visione del Tutto, non si è ancora inteso che il nostro aguzzino è il sistema Capitalista.
Nonostante esso operi da cinque secoli per imporsi, nicchie di coscienze escono da quella “gabbia di acciaio” tanto è vero che in ogni città genitori ma anche singoli cittadini si stanno costituendo in comitati per la libera scelta vaccinale volti a sensibilizzare le comunità di appartenenza sulle controindicazioni dei vaccini. E’ anche grazie a queste realtà che il 21 marzo 2017 si manifesterà (PrimaVera giornata per la libertà di scelta vaccinale, Roma) per portare a conoscenza i già attestati danni da vaccino oltre che le repressive leggi liberticide tendenti a porre veti di iscrizioni nelle scuole dell’infanzia o primarie.

ZOOFILIA

di Andrea Ciocca

Aristotele considerava la vita sociale dell’uomo fondamentale per la propria esistenza. L’uomo è da lui definito, infatti, animale politico (zoon politikon) poiché riteneva le relazioni tra soggetti un’esigenza naturale che si sintetizzava immediatamente nella politica. Tali relazioni create all’interno di una Polis da una pluralità di soggetti costituivano la comunità, la quale condivideva in armonia, un ambiente abitato anche da altri esseri viventi ed enti inanimati, quali gli animali, i vegetali, la terra, i fiumi, i monti ecc. Se tale fondamento però era corrotto, alterando le naturali relazioni disinteressate e genuine, il filosofo avvertiva che l’umanità inevitabilmente andava incontro alla peggiore delle sue fini: la sua totale estinzione. In definitiva, secondo Aristotele, se il singolo slega il proprio destino dal suo prossimo, abdica alla propria genuina essenza, slegandosi inevitabilmente anche dalla polis di appartenenza.
Attraverso l’alimentazione continua dell’egoismo e della competizione è in atto un processo di disumanizzazione e di alienazione che da quattro secoli, ossia con l’avvento del Capitalismo, porta a un tipo di relazioni esclusivamente utilitaristiche e opportunistiche facendo si, che la disgregazione ontologica-politica preannunciata da Aristotele sembra palesarsi con sempre maggior evidenza. E’ scontato, ma è bene sottolinearlo, che non è un caso che tale processo abbia inizio proprio con il Capitalismo. Esso non è un avvenimento naturale e necessario che si manifesta nella storia, ma si sviluppa attraverso passaggi studiati a tavolino, che grazi alle democrazie liberali trova ampio e deliberato accesso.
Il Capitalismo, essendo molto più di un semplice sistema economico, si insinua radicandosi nella nostra più intima essenza modificandone ogni azione. La figura dell’uomo egoico si amplifica: tutto gira attorno esclusivamente a se stesso e alla sua stretta cerchia, perdendo la visione del Tutto che è insito nella comunità, diviene incapace di rapportarsi con il suo prossimo, perde quindi la genuina essenza aristotelica che si basava appunto su relazioni naturali e disinteressate. Evidentemente però, l’uomo che vive in quest’epoca decadente, percepisce inconsciamente la mancanza che non riesce a tradurre, ripiegando inevitabilmente a un surrogato guidato artatamente dal sistema, che si materializza nella maggior parte dei casi in animali domestici dove il cane rappresenta la scelta maggiore.
L’infinito circo mediatico1 e materialistico2 che ruota attorno a tale animale evidenzia la volontà del sistema di alimentare l’alienazione dell’uomo dalla sua specie e convogliare l’istinto primordiale represso, nel cane. E’ in atto un autentico lavaggio del cervello che vede l’animale occupare spesso il posto di un neonato. Le ripercussioni sulla società sono devastanti provocando effetti che sono sotto gli occhi di tutti: dall’autentica venerazione, fino a forme/perversioni estreme che sfociano negli uomini-cane3.
Il fine di questo processo ha un duplice intento che vede in primis la volontà di portare l’uomo a livelli sempre più bassi. L’uomo che dovrebbe svolgere la sua vita col sol obiettivo di migliorarsi ed elevarsi verso l’Assoluto, ora è indirizzato verso il basso. La Ragione che è ciò che ci differenzia è annientata per far spazio al solo istinto. L’uomo e il suo Spirito sono annichiliti o meglio addomesticati, cosicché siffatto individuo possa meglio rientrare nelle logiche perverse consumistiche del Capitalismo. Ma esiste un altro obiettivo che ha la funzione di gravare sul calo di natalità. Il boom mediatico che raffigura l’animale come surrogato del neonato, agisce nell’inconscio della massa la quale preferisce l’animale – che richiede meno impegno e denaro – piuttosto che un figlio. Inoltre quest’ultimo fattore correlato con altri fenomeni artificiali (immigrazione), concorrono a un noto obiettivo di coloro i quali intendono annientare la Stirpe e la Tradizione europea4.
Parafrasando Aristotele, il Capitalismo, o meglio i signori che manovrano tale sistema, hanno artatamente corrotto l’uomo nella sua essenza (relazioni genuine) cosicché si scatenasse un effetto domino dando vita alla sua alienazione, sradicandolo dalle sue radici e dalla sua terra (polis di appartenenza). In altre parole, l’uomo perde i punti di riferimento insiti nella Tradizione, il senso di appartenenza, divenendo apolide e cosmopolita, ergo l’individuo perfetto per il Capitalismo5.

1: Un esempio su tutti la pubblicità di Amazon Prime che pubblicizza un marsupio per bambini ma invece del neonato hanno inserito un cane o la costante presenza di cani in programmi televisivi…
2: Toilettatura, SPA per cani, negozi di abbigliamento per i cani, infinita varietà di cibi a seconda del cane…
3: “Comunità” sorta negli ultimi anni da sottoculture britanniche. Movimento che conta diecimila aderenti, proveniente dagli ambienti maschili e omosessuali.
4: Nell’agenda del NWO rientra la ormai nota volontà di abbattere numericamente la popolazione mondiale oltre che la volontà di creare l’essere meticcio.
5: Tale scritto non vuol denigrare né tanto meno demonizzare gli animali (chi scrive è da svariati anni vegetariano con parentesi vegane) ma intende sensibilizzare il progetto mondialista che si cela dietro tale zoofilia.

LETTERA IN SOSTEGNO AL DOTTOR MONTANARI

Alla cortese attenzione del Magnifico Rettore dell’Università di Urbino, professor Wilberto Stocchi.

L'[www.caposaldo.org]associazione culturale Caposaldo – Bergamo, da sempre attiva nei temi dell’informazione, vuole scriverle in merito ai gravi fatti segnalati dal dottor Stefano Montanari nel proprio blog, laddove il ricercatore denuncia le minacce ricevute dopo la propria ultima missione scientifica a Bruxelles in tema di pericolosità dei vaccini.

Essendo Montanari un vecchio collaboratore del Suo ateneo riteniamo doveroso che la figura del Rettore si impegni non solo per testimoniargli la propria vicinanza ma anche a intervenire in ogni sede ufficiale disponibile, a partire dal competente Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e da quello della Salute. Tenendo presente che chi detiene quest ultimo, la signora Beatrice Lorenzin, pare avere non poche responsabilità morali nell’aver creato il clima da inquisizione nel quale sono pervenute le minacce in questione.

L’università è luogo di ricerca e produzione del sapere e questo scopo non può essere raggiunto quando a risultati scomodi per ragioni non-scientifiche fanno da contraltare pressioni e minacce.

Ci chiediamo come sia possibile infatti per un uomo di scienza proporre un miglioramento del paradigma scientifico se la sua libertà di espressione e ricerca è limitata.

Ci chiediamo perché i detrattori dei risultati del lavoro del dottor Montanari, se davvero possiedono la verità assoluta, non si limitino a esporla pubblicamente con la propria voce anziché soffocare quella altrui con l’intidimidazione.

Ci chiediamo come la popolazione possa avere fiducia in una determinata pratica medica, nello specifico quella delle vaccinazioni, nel momento in cui ogni voce di critica costruttiva intorno alla stessa viene soffocata anziché discussa.

Nella speranza che possa accogliere il nostro appello e quello di altre centinaia di lettere come questa che certamente starà ricevendo, cogliamo l’occasione per porgerLe distinti saluti.

Paolo Emilio Bogni – Presidente Associazione Caposaldo – Bergamo

Simone Boscali – Segretario

E’ il liberalismo la rovina della famiglia, non lo Stato

di Simone Boscali

Poche settimane fa il sindaco leghista di Cascina (Pisa) Susanna Ceccardi si è guadagnata l’onore delle cronache per la sua determinazione a non celebrare le unioni civili tra coppie dello stesso sesso. Inoltre il primo cittadino ha deciso di creare una squadra di legali che si battesse per l’ottenimento di un’obiezione di coscienza per tutti quegli amminsitratori contrari a celebrare questo nuovo istituto.

Fin qui nulla di sbagliato, indipendentemente dalla qualità della signora Ceccardi che non possiamo giudicare come amminstratrice non avendo alcuna conoscenza a riguardo.

Ciò che invece disapproviamo e che ci fa preoccupare in vista dell’espansione della battaglia per la difesa dell’unicità della famiglia è il suo dubbio retroterra cultural-politico, un retroterra altamente discutibile e che sembra tutt’altro che estraneo tra i gruppi di ispirazione cattolica che condividono la posizione del sindaco di Cascina.

Susanna Ceccardi infatti – qui il suo pensiero originale – considera l’istituto delle unioni civili un’invasione di campo da parte dello Stato nella vita privata dei cittadini e delle coppie e considera questo modo di procedere “illiberale”.

Noi dissentiamo totalmente da questa visione delle cose e riteniamo che essa possa portare fuori strada il movimento pro-famiglia nel momento in cui esso fosse chiamato a una più generale lotta politica in cui inquadrare il discorso familiare in un progetto più complesso. Il nostro timore è che, a fronte di una comprensione corretta dell’attacco che viene portato alla famiglia, non vi sia però una comprensione più generale di come il sistema (capitalista) si muova.

Noi non crediamo assolutamente che il riconoscimento da parte dello Stato delle unioni civili alle persone dello stesso sesso rappresenti un’imposizione illiberale. Crediamo al contrario che esso sia un omaggio al liberalismo più sfrenato, quasi anarchico. Proprio in questo momento e su questo punto infatti lo Stato capitola dal proprio ruolo principale di custode, forte ma giusto, rappresentativo dei valori delle Comunità che costituiscono la Nazione per far spazio, in modo assolutamente liberale, a ogni concessione e disvalore, anche alle aperture più autodistruttive per la popolazione. A differenza di quanto sostiene la Ceccardi, non è che lo Stato voglia imporre illiberalmente ogni sorta di para-famiglia. Semmai esso rinuncia a tutelare l’unicità dell’istituto familiare avviando un processo culturale fuori dal controllo della politica. Lo Stato passa quindi dall’essere garante dei diritti e delle tradizioni comunitarie a semplice spettatore passivo e sottoscrittore di ogni istanza e capriccio individualista.

La Ceccardi sembra proprio scivolare verso l’individualismo e l’apoteosi dei diritti individuali a scapito di quelli comunitari (un individualismo e anticomunitarismo che il sindaco di Cascina non comprende essere proprio la causa di quel male cui lei vorrebbe opporsi) anche in diverse e successive prese di posizioni. Afferma “[…] una volta individuati i diritti che si ritiene un soggetto debba poter esercitare, quei diritti gli vadano riconosciuti in quanto individuo […]” culminando nel “La pensione uno la lasci a chi gli pare […]”. Non ci siamo proprio e tra l’altro il primo cittadino toscano dimostra di avere una scarsa cognizione dell’istituto familiare. I benefici economici concessi a un uomo e una donna, come detrazioni fiscali per familiari a carico, assegni familiari e, in ultimo, la reversibilità della pensione al coniuge, sono aiuti che lo Stato mette in campo per agevolare la coppia in uno dei suoi compiti: garantire la continuità della Comunità attraverso figli e nipoti. Ma lo Stato, per potersi impegnare in questo sforzo economico, ha bisogno di una garanzia da parte dell’uomo e della donna, di una promessa pubblica che è appunto il matrimonio.

Altro quindi che invasione di campo illiberale, altro che “stato guardone” che costringe il cittadino “a mettere per iscritto con chi va a letto”. Questi istituti, oltre che avere una derivazione spirituale sacrale, sono da un punto di vista giuridico la tutela che l’Io collettivo, lo Stato padre e non padrone, mette in campo a favore di tutti i cittadini.

La reversibilità della pensione, oggi quanto mai traballante, è qualcosa che non può essere assegnata a chi ci pare ma è il diritto che spetta a chi di fronte ai propri concittadini ha promesso solennemente di impegnarsi a rinnovare la propria Comunità e quindi per tale scopo deve essere fruita, passando quindi il beneficio economico dal coniuge scomparso all’altro in vita affinché come genitore, nonno o altro continui la propria opera sociale.

Del resto questa incongruenza interna a Susanna Ceccardi (criticare una specifica espressione del sistema senza aver compreso il sistema in sé) sembra essere figlia di una precisa fissazione del sindaco di Cascina. In un’altra occasione, quando ancora non era stata eletta a guidare il comune pisano, aveva espresso su Facebook la propria opinione sulla canzone “Imagine” di John Lennon disprezzandola come inno al comunismo. Di nuovo possiamo essere d’accordo con lei nel non apprezzare la canzone in sé, ma in base a contenuti del tutto diversi. “Imagine” è infatti un inno mondialista, un inno all’appiattimento e all’abbattimento di ogni specificità umana in un mondo in cui i significanti sono rovesciati secondo la tipica comunicazione massonica e a regnare è il capriccio individuale laddove non vi sia più nulla per cui valga la pena vivere. Questo, ahimé, non è comunismo ma al contrario l’apoteosi dell’ordine mondiale capitalista rispetto al quale il comunismo è stato nella peggiore delle ipotesi un complice che ne ha favorito l’ascesa, ma ideologicamente c’entra veramente poco.

Questo per dire come un’impreparazione politica sui contenuti di questo o quel sistema possa portare anche una persona di indubbie buone intenzioni come la Ceccardi a toppare clamorosamente l’analisi.

Non è certo contro il sindaco in questione che vogliamo infierire. In quanto leghista non possiamo certo considerarla una dei nostri, anzi, ma nemmeno è nostro interesse sparare a zero contro quello che per noi sarebbe un bersaglio di bassissima importanza. Ci interessa invece prendere a modello e analizzare la sua analisi di una questione delicata, un’analisi che non esitiamo a definire schizofrenica e dissociata a dispetto della conclusione condivisibile alla quale giunge in qualche modo (la possibilità di obiezione di coscienza di fronte alle unioni omosessuali).

Guai, diciamo, guai davvero a esprimersi a spezzoni sulle singole espressioni del sistema in cui viviamo senza averlo compreso. Peggio ancora guai a fare questo percependo il sistema come l’esatto contrario di ciò che è (nel caso specifico, illiberale quando è liberalissimo).

Così facendo il drammatico risultato che ci attenderebbe, se anche il sistema crollasse, sarebbe quello di riprodurlo, non avendo in sé la piena coscienza della natura di quanto avremmo appena sconfitto.

La pianificazione di un futuro migliore, di un’alternativa, di un cambiamento radicale passa necessariamente per una paradossale “pars destruens costruttiva”, una distruzione consapevole, una coscienza di cosa si sta distruggendo affinché non si ripresenti mai più, liberando così l’umanità da un fardello che non merita.

NEL SUD EST ASIATICO C’E’ POSTO PER L’ITALIA

di Alberto Nicoletta

Le rotte commerciali Italiane sono storicamente sempre state attaccate da svariati nemici o falsi amici della Nostra Penisola, comportando gravi perdite per la Nostra economia, una nazione industrializzata come l’ Italia necessita di uno spazio estero commerciale se vuole continuare a sopravvivere, in questo spazio rientra appieno la cosiddetta Regione del Sud Est Asiatico.
il Sud-Est asiatico è senz’ altro un’ area di forte interesse per la piccola media impresa italiana, che ivi commercia nell’ ambito dell’attività tessile con prodotti e macchinari per la produzione di capi, il grosso di tale commercio riguarda la Lombardia. Commercio che nel Bangladesh è per ora esente dallo strozzinaggio del W.T.O. anche se gli Stati Uniti stanno cercando di convincerne il cambio di rotta, questo slegamento da certi aspetti della tecno-finanza favorisce le piccole realtà che possono trovare un mercato in parallelo a quello delle grosse compagnie, le riduzioni dei tassi doganali in nazioni come l’ Indonesia facilitano questi scambi, in oltre il prodotto italiano basato su etichette che nascono da piccole imprese storicamente a conduzione familiare è ricercato qualitativamente.
Il forte utilizzo dei contanti in nazioni come il Regno di Cambogia favoriscono chi preferisce svincolarsi da mediazioni bancarie, favorendo il vero commercio materiale e non la tecno finanza virtuale, che da egemone sul commercio ha aperto una caccia al contante nei paesi Occidentali.
Il Sud-Est Asiatico aumenta il proprio interesse come piazza commerciale grazie alle centinaia di migliaia di abitanti che stanno aumentando il loro tenore di vita e che richiedono sempre più prodotti , trasformandosi in importanti clienti; aumentano così anche il tasso di urbanizzazione e l’ industrializzazione; di conseguenza cresce la domanda di energia (stimata dal 2013 al 2035 dell’ 80% secondo l’International Energy Agency). Tuttavia il Governo Italiano non sembra voler dare troppi aiuti alla Camera del Commercio o ad altri enti al fine di agevolare gli imprenditori italiani, interessante sarebbe per noi anche il settore del turismo, fiorente ad esempio in Thailandia.
Ad oggi nel sud est è entrato a giocare un ruolo preponderante la Cina, maggior partner commerciale dell’ ASEAN (Association of South East Asian Nations) e forte di una flotta marina militare in rapida espansione con la quale va ad attuare la strategia del filo di perla che prevede il controllo armato del proprio commercio in quell’area. A dare fastidio a questo espansionismo economico-militare –cinese, troviamo gli Stati Uniti, legati all’alleato Nipponico anch’esso storicamente interessato alla Regione, nonché l’Australia e la Corea del Sud; l’Unione Europea invece risulta forte di un investimento di 156.000.000 milioni di dollari, ponendosi come prima investitrice dell’ area e in diretta competizione con Tokyo, Pechino e Washington.
La richiesta crescente di idrocarburi sta trasformando il mare a Sud della Cina nel nuovo Golfo Persico, e proprio li gli U.S.A. vanno a provocare i cinesi con esercitazioni militari, dispiegamento di forze speciali in Thailandia e Indonesia, sblocco sull’ embargo delle forniture militari al Vietnam (cercando un nuovo alleato oltre ai vassalli filippini), attacchi economici! Che la destabilizzazione creata dagli attentati in quella zona centri qualcosa? C’è da chiederselo!
In questo contesto, con possibilità di sviluppo ma con troppi avvoltoi, si muovono gli imprenditori italiani, a prima vista per nulla tutelati dal proprio Governo, ne è forse una prova il recente attentato a Dacca da parte di alcuni fanatici che si vorrebbe ricollegare all’ISIS. Un Sud Est Asiatico che vuole crescere come le ex potenze occidentali ma con gli attentati in Indonesia, Bangladesh, Thailandia e Filippine deve pagare il suo dazio gettandosi ormai nell’incubo del terrorismo che curiosamente si sta muovendo secondo gli interessi strategici del Nord America.

SALARIO MINIMO GARANTITO

di Paolo Rada Jafar

 

La tematica relativa all’introduzione anche in Italia, sulla scorta per altro di quanto già avviene in molti paesi europei,del reddito di cittadinanza o salario minimo garantito non è una questione che si può dirimere facilmente.Fondamentalmente i fautori dell’introduzione di questa misura affermano che essa servirebbe a “garantire le fasce deboli”,ad impedire il perpetuarsi di situazini di povertà cronica.Visto da questo punto da vista come non dar ragione ai fautori e ai teorizzatori di questa misura.Ma d’altro canto coloro i quali si oppongono,invece all’introduzione del salario minimo garantito affermano che esso andrebbe contro un principio fondamentale di giustizia cioè che non è equo che colui il quale non compie nessuan opera,non lavora percepisca un reddito al pari di colui il quale invece lavora e dunque percepisce un salario se lavoratore dipendente o ha un guadagno su quanto investito se imprenditore.Visto da questo punto di vista come non dare ragione a coloro i quali si oppongono all’introduzione di siffatta misura.
E’ quasi impossibile dirimersi in siffatta controversia…
Forse la storia ci può aiutare a uscire fuori da questa sacca dialettica:Roma imperiale instaurò anch’essa una misura simile al salario minimo garantito:periodicamente veniva dato del grano ,vettovaglie alla plebe del suburbio la quale divenne da popolo consapevole della propria dignità(cittadini) a sottoproletariato fannullone e senza dignità,sempre prono ai valori dell’imperatore di turno il quale così si garantiva una sorta di stabilità sociale al prezzo però dell’annientamento ontologico dell’essere di quelle persone,le quali subirono una sorta di caduta antropologica divenendo da uomini seppur poveri ,ma dignitosi consapevoli del proprio essere uomini a quello di plebaglia mantenuta oziante.
Il lavoro salariato dà dignità?Noi non affermiamo in maniera categorica questa asserzione (il lavoro salariato è anche sfruttamento,ma non solo sfruttamento) ,ma altresì affermiamo che l’indipendenza economica derivante dal frutto del proprio lavoro,seppur salariato,rende l’uomo responsabile,onora la sua persona,mentre invece un salario di stato ,quale rendita (salario minimo garantito),o quale stipendio per finti lavori(l’amministrazione pubblica è piena di casi simili…)annulla la personalità e la dignità dell’essere umano il quale è così trasformato in individuo-massa sempre pronto a genuflettersi allo stato papà che passa la mancetta mensile.
Non è che magari coloro i quali propugnano l’introduzione di questa misura sotto sotto mirano alla creazione di una immensa plebaglia ,la quale buona ,buona accetterrà tutti i vari diktat che i governi di turno faranno ingurgitare al popolo…?Non è questa misura un attacco contro la persona…?
Paradossalmente potrebbe avvenire questo:il disoccupato senza un soldo,senza una casa è potenzialmente un ribelle (ed avere dunque una sua personalità),mentre invece il mantenuto a cui lo stato papà elargisce 4-500 euri mensili, con magari una piccola casa popolare oltre a divenire da persona individuo (magari impiegando il suo tempo in atttività non certo consone alla dignità umana :alcolismo docet…),diverrà il cane da guardia del sistema ,diverrà colui il quale se il sitema dovesse venire meno vedrebbe perdere quel poco,quelle briciole che lo stato da a lui…Non è che questa massa sarà la prima ad accorrere al ,parafrasando Orwell,il minuto d’odio che il sistema via via riserva ai propri nemici ideologici,politici,religiosi?
Et voilà:due piccioni con una fava :distruzione della persona,degradazione antropologica e contemporaneamente far si che una massa con pulsioni potenzialmente ribellistiche (non diciamo rivoluzionaria..) non solo venga annullata,irretita ,resa inoffemsiva,ma si trasformi in pretoriani del regime stesso.
Gli Stati Uniti d’America da sempre all’avanguardia sono passati dall’idea del reddito di cittadinanza a quella di dare la stessa agli stranieri dopo un periodo di permanenza nell’esercito,essendo sempre minore il numero di cittadini WASP disposti a morire nelle varie guerre scatenate dagli USA stessi in ogni parte del mondo.
E’ veramente stupefacente come il mondialismo riesca a capovolgere l’aggressività ribellistica degli ultimi della classe in sonnolenza oziosa con relativa perdita della dignità della persona attraverso il salario minimo garantito o addirittura utilizzare quella carica d’odio e di violenza ai fini della salvaguardia del regime stesso o nel caso degli Stai Uniti d’ America convogliarla e dirigerla in funzione dei propri obiettivi, ovvero verso i nemici degli Stati Uniti stessi .

IMMIGRAZIONE

di Paolo Rada Jafar

La collutazione fra un italiano e uno straniero avvenuta nella marche e che ha visto la morte di quest’ultimo ci spinge a fare, a boccie ferme dopo circa una decina di giorni dall’episodio, qualche modesta considerazione riguardo a come, quasi rispondendo a una sorta di istintivo richiamo della foresta antirazzista e antifascista, tutti i mass media, i commentatori politici e gli esponenti dei vari partiti politici hanno presentato i fatti.
L’italiano subito è stato etichettatto quale ultras, (già diffidato…ahime!), ed ergo violento dunque per sua natura. L’alllogeno è stato subito invece presentato quale rifugiato,persona in fuga dalla guerra, dalla miseria e dunque buono per sua natura. In funzione di queste due premesse i fatti per come si sono svolti non dovevano essere oggetto di indagine imparziale: da una parte abbiamo il cattivo, dall’altra abbiamo il buono.
Abbiamo però appreso che numerosi testimoni hanno affermato che l’italiano si è dovuto difendere in quanto oggetto di una violenta aggressione da parte della coppia di stranieri con la donna, che morsicante e armata di scarpa si scagliava contro il povero italiano coadiuvava nell’aggressione suo marito il quale impugnava invece un cartello stradale usato come mazza…Tutte le vestali democratiche antirazziste e antifasciste si sono presentate ai funerali della vittima, lo stato (noi con le nostre tasse…) ha pagato le spese per i funerali, promettendo naturalmente alla vedova di poter rimanere in italia e conseguire – quale sogno della sua vita – la laurea in medicina…Siamo sicuri che i politici che si sono presentati ai funerali della vittima dell’aggressione razzista pagheranno con i loro ricchi emolumenti le spese per gli studi e il mantenimento della vedova…
Non volendo essere tacciati di xenofobia stendiamo un velo pietoso e non esprimiamo nessuna opinione morale su chi approfittando della morte di una persona cara…(ci fermiamo…)
Ci chiediamo innocentemente: perché le più alte cariche statali partecipano solo ai funerali della vittima di questa rissa? Se la persona morta fosse stata italiana avrebbero partecipato ai funerali della vittima?Non è che costoro sono razzisti contro il popolo italiano, contro i cittadini italiani?
Noi restiamo allibiti nel vedere queste situazioni le quali non fanno altro che produrre nel popolo italiano,tanto disprezzato dalla casta radicalchic dei salotti buoni del politicamente corretto,forme di odio,avversione ,xenofobia verso gli stranieri…Ma questo è normale che avvenga!E’ normale nel momento in cui il cittadino medio si sente espropriato della considerazione ,dell’attenzione dei propri rappresentanti democraticamente eletti i quali invece sono più interessati a tutelare gli allogeni che giunguono sul suolo della patria o a tutelare i diritti delle varie minoranze etniche o sessuali..
Chi scrive è coniugato con una donna straniera e dunque non ha nessuna forma di pregiudizio irrazionale verso gli stranieri ,anzi…ma quello che balza agli occhi è stupefacente:politici,chierici,intellettuali che dovrebbero teoricamente amare il proprio popolo,la propria patria invece si preoccupano più delle condizioni di coloro i quali giungono clandestinamente sul nostro territorio o sulle condizioni dell’ultimo esemplare di giraffa nana,o sulle condizioni della più remota tribù aborigena…
Come è possibile che persone nate in europa, istintivamente parteggino, si schierino, subito, senza se e e senza ma a favore dell’immigrato di turno e si scaglino invece contro l’italiano o l’autoctono? Queste stesse persone sono coloro le quali hanno tacciato di ignoranti, disinformati gli elettori inglesi i quali hanno votato la brexit. Vi è in essi una sorta di spocchia intellettuale da “erre moscia”,una sorta di odio ,di disprezzo razzista verso il popolo di cui fanno parte…Lo stesso identico disprezzo ,odio irrazionale che hanno verso Donald Trump o Putin i quali rapppresentano per loro tutto ciò che vi è di più sbagliato:gerarchia,autorità,decisionismo ecc.in una parola quei valori patriarcali che da sempre hanno permeato la nostra civiltà.Ciò non vuol dire che noi vediamo in Trump il nostro modello o idolo,ma è interessante notare come l’intellighenzia politicamente corrretta veda in lui,così come in Putin(ora anche in Erdogan)il prototipo del fascista autoritario ,cattivo,machista ecc.
Non è che i vari commentatori politicamente corretti,gli esponenti dei partiti in questione e tutta la belante borghesia antirazzista politicamente corretta odiano l’europa,odiano gli europei:essi amano l’umanità solo se allogena,straniera,cosmopolita? La risposta è si cari lettori:essi odiano la nostra millenaria civiltà.
In un mondo normale essi verrebbero definiti traditori della patria,invece li troviamo a pontificare ogni giorno di accoglienza ,diritti umani,diritti degli animali ,matrimoni fra omosessuali ecc.
Possiamo tranquillamente affermare che costoro non sono europei,non sono italiani,sono cosmopoliti e vedono nell’immigrazione il cavallo di troia onde distruggere,sporcare ,insozzare quel poco che è rimasto della cultura e dell’identità europea.Essi sono il frutto marcio di 50 anni di cultura libertaria marxista ,permissivista che a partire dagli anni ’60 è diventata, attraverso i massmedia in senso lato, fenomeno di massa
Retoricamente ci chiediamo:ma dove vivono costoro? vivono nei quartieri periferici delle nostre città sempre più ostaggio di bande di immigrati,spacciatori,delinquenti vari o in zone borghesi dove gli unici immigrati sono i loro camerieri o i loro giardinieri sottopagati, magari in nero?
Attenzione popoli europei, attenzione italiani:svegliamoci prima che episodi come quello capitato nelle marche saranno la normalità;svegliamoci prima che, quale conseguenza di una fortissima immigrazione (sta già capitando) intere zone della nostra patria saranno sotto il controllo di stranieri,di allogeni.
70 anni fa la nostra europa veniva occupata militarmente dagli Stati Uniti d’America,ora da circa 25 anni la nostra Europa è sempre più occupata fisicamente da milioni di stranieri:quale sarà il nostro destino?divenire minoranza?qualè il destino dell’Europa e degli europei?
Dobbiamo immaginarci fra 30-40 anni un’europa dove gli immigrati o i figli di essi saranno il 30% della popolazione con zone a predominanza islamico-sunnita-wahabita dove legge sarà la sharia?Addirittura assisteremo a vere e proprie rivolte in nome dell’Islam sunnita-wahabita con attentati,morti come avvenuto recentemente in Libia e come sta avvenendo in Siria o in Iraq?
Dobbiamo altresì immaginarci fra 30-40 anni un’Europa ove accanto a quartieri islamico-wahabiti vi saranno zone ,quartieri ove il libero consumo della droga sarà la normalità?un’Europa ove sarà normale cambiare il sesso o addirittura consumare sesso con animali?E’ questo il destino ineluttabile dell’Europa?
Purtroppo oggi le forze del male,del cosmopolitismo –di cui questi intellettuali,questi politici,questi chierici sono la lunga manus -sembrano prevalere,la nostra identità è oscurata,la nostra economia distrutta,la nostra patria occupata:dove sono gli europei?dove sono gli italiani?
Una solo parola per concludere:SVEGLIAMOCI!!!

DISASTRO FERROVIARIO? NO DISASTRO ITALIANO.

di Paolo Rada Jafar

Quanto è avvenuto qualche settimana fa in Puglia, ovvero l’incidente ferroviario sulla linea Corato Andria è una sorta di esemplificazione paradigmatica, un valido esempio, dello sfacelo morale, strutturale, lavorativo, antropologico in cui versa la nostra penisola ed in particolare determinate regioni.
Al di là del dolore meccanicamente divenuto spettacolo in ogni tragedia da esibire, magari sotto lauto compenso, in televisione attraverso piagnistei o strepiti vari (è ormai una costante di qualsiasi tragedia), quello che subito è avvenuto è stato uno scaricabarile di responsabilità tra tutti i vari protagonisti della vicenda.
Il primo responsabile della colpa di quanto avvenuto è stato individuato nel fatto che vi era un unico binario e che per intoppi burocratici non era stato ancora modernizzato, nonostante l’Europa (una sorta di entità metafisica che diviene oggetto reale…) avesse stanziato dei fondi onde raddoppiare la tratta.
Certo, sicuramente, se la tratta fosse stata a doppio binario non vi sarebbe stato nessun incidente: questo penso sia lapalissiano, come altrettanto lapalissiano è il fatto che appena si vuole modernizzare una ferrovia, una strada, una qualsiasi infrastruttura come avvoltoi, o come api sul miele abbiamo due soggetti che si gettano a capofitto ad intralciare le suddette modernizzazioni: da un lato i vari gruppi ambientalisti e dall’altro tutti quei soggetti politici che volendo lucrare sui fondi stanziati ritardano, litigando fra loro, sull’assegnamento degli appalti o sulle mazzette da spartirsi, l’inizio dei lavori stessi.
In ogni caso se presumiamo come valida l’affermazione che il disastro è da imputare al binario unico ciò vorrebbe dire che tutti i treni che funzionano a binario unico sono passibili di incidenti o addirittura che è normale, essendoci un binario unico, che vi siano incidenti o disastri. La maggior parte delle tratte ferroviarie sono a binario unico e non mi sembra che gli incidenti siano all’ordine del giorno…
Dunque vi è qualcosa che non torna in questo ragionamento…
Di chi era la direzione della suddetta tratta ferroviaria? Quale ente amministrava e gestiva quel binario?Se poniamo questa domanda forse incominciamo a capire meglio il perché sia successo l’incidente…La regione Puglia aveva appaltato la gestione della suddetta tratta ad una società ad hoc semipubblica la quale, probabilmente, non brilla e non brillava per la manutenzione della linea, per la formazione dei propri dipendenti e che per guadagnare sempre più riduceva dunque tutte quelle spese di formazione o di manutenzione delle infrastrutture che servono PREVENTIVAMENTE a impedire che si verificano le tragedie o gli incidenti…
Questa considerazione fa emergere il lato del declino morale delle classi dirigenti italiote le quali hanno inteso le privatizzazioni come l’assegnazione di appalti pubblici in un caso o la direzione di determinate infrastrutture pubbliche quale torta da spartirsi fra amici degli amici…Si privatizza l’acqua? A chi andrà l’appalto della gestione dell’acquedotto? Alla società creata ad hoc composta, magari (le nostre sono solo supposizioni senza nessun fondamento reale…) dal cugino del politico di turno, con l’affarista legato a determinate associazioni criminali…Si privatizzano le tratte ferroviarie? A chi andrà l’appalto della gestione? La risposta la lascio a voi cari lettori…
Sempre rimanendo in tema di decadenza morale meritano una citazione i due capistazione i quali non si sono presentati al primo interrogatorio con i magistrati adducendo la motivazione,suffragata da certificato medico,della depressione…Naturalmente nessuno sa nulla dell’alterazione compiuta a penna sul registro di partenza del treno da Andria…
E’ la solita Italia furba, cinica, cattiva, affaristica, vile, corrotta sempre pronta a scappare dalle proprie responsabilità…E’ la solita Italia: l’Italia del “tutti a casa”, l’Italia del “coraggio scappiamo”, in una parola l’Italia dell’otto settembre…

PERCHE’ L’OLIGARCHIA VUOL PRENDERSI IL BRASILE?

di Simone Boscali

Ancor prima di guadagnarsi le luci della ribalta a livello internazionale per via dell’impedimento votato dal Congresso contro la presidenta Dilma Roussef, il Brasile era già finito diverse volte, suo malgrado, nell’occhio del ciclone della grande Storia a causa di pesanti interferenze straniere che, come da copione, si sono avvalse delle divisioni e delle fazioni interne al paese per deviarne il corso politico sovrano a proprio uso e consumo.

Già nel 1945 la dittatura di Getulio Vargas era stata rovesciata dai militari dopo che la sua figura aveva esaurito la propria utilità per il progetto americano-occidentale che si apprestava ad assumere il dominio del mondo1. Fedele alleato degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale in omaggio a un principio di “solidarietà continentale”, Vargas era però portatore di un sistema corporativo, il getulismo, che mal combinava con la dittatura mascherata del capitalismo predatorio nordamericano ed europeo. Furono proprio gli ufficiali della Força Espedicionaria Brasileira2, di ritorno dalla campagna d’Italia, a contribuire maggiormente alla caduta di Vargas, molto lontano dagli “ideali” mercantili che quegli ufficiali avevano appreso oltreoceano e che per i quarant’anni successivi avrebbero fortemente difeso sotto la bandiera verdeoro.

Getulio Vargas e il Brasile tornarono al centro dell’attenzione nordamericana nel 1954. Il presidente era infatti stato democraticamente rieletto quattro anni prima ma, a causa delle difficoltà di ordine economico, fu facile per le opposizioni orchestrare contro di lui una dura campagna diffamatoria il cui simbolo fu il giornalista reazionario Carlos Lacerda. Nuovamente deposto dai militari, Vargas si suicidò il 24 agosto del ’54 lasciando in eredità al suo paese un testamento politico in cui accenna fra l’altro alle “forze oscure” che avevano tramato contro di lui.

E’ interessante l’opinione di alcuni storici brasiliani secondo cui fu proprio il suicidio di Vargas a permettere al Brasile di permanere nella democrazia per un’altra decina d’anni. Rinunciando a lottare per la presidenza, Vargas avrebbe in effetti dissuaso i militari dal prendere direttamente il potere, limitandosi a osservare a distanza gli accadimenti per un certo tempo. “Senza il suicidio di Getulio avremmo avuto il 1964 già nel ’54” è stato affermato e questo sembra essere tanto più vero se si pensa che gran parte della nomenclatura che ha deposto il presidente nel 1954 anticipa quella che poi ha perfezionato il levante militar, il vero e proprio golpe del 1964.

Il regime militare3 sarebbe durato sino al 1985, anno delle prime consultazioni democratiche. In questo ventennio il Brasile omaggiò sostanzialmente i principi del libero mercato ampliando di fatto lo sfruttamento delle proprie ingenti risorse naturali da parte degli investimenti stranieri a scapito sia di uno sviluppo realmente nazionale che, soprattutto, della classe lavoratrice che vide le sperequazioni sociali allargarsi a vantaggio dei ceti più ricchi.

Non è possibile comprendere sino in fondo i fatti di queste ultime settimane senza avere sullo sfondo questi precedenti storici.

Il Brasile, con la sua enorme estensione, comprende gran parte dell’America Latina e possiede entro i propri confini grandi ricchezze nel sottosuolo senza contare le immense riserve idriche dei suoi fiumi. Il paese possiede inoltre la quasi totalità della foresta amazzonica, il grande polmone verde dell’intero pianeta e tutti questi fattori ne hanno sempre fatto una preda ambita per il potere imperialista che è andato via via affermandosi dopo la Prima Guerra Mondiale per imporsi definitivamente dopo la Seconda.

Se a tutto questo aggiungiamo la scoperta di sempre maggiori giacimenti petroliferi anche al largo delle coste dell’Atlantico comprendiamo ancora di più perché le mire predatorie dei grandi potentati capitalisti (in questo momento rappresentati da Stati Uniti e Unione Europea) si siano fatte sempre più aggressive sul Brasile.

La presidente Dilma Roussef, al suo secondo mandato, ha proseguito in larga parte il lavoro del suo predecessore Luis Ignacio da Silva Lula, ossia una politica laburista, di una sinistra che ricorda in molti punti quella europea4. Il suo governo ha cercato di rafforzare le tutele sociali e sindacali e aumentato l’occupazione contribuendo, sulla scia di quanto iniziato da Lula, a sottrarre alla miseria assoluta milioni di persone in tutto il paese.

Certo nella sua amministrazione non mancano le ombre. A dispetto delle difficoltà burocratiche e della tassazione elevata, la classe imprenditoriale ha ricavato dagli ultimi governi trabalhistas vantaggi maggiori di quelli raccolti dai ceti lavoratori, questo anche grazie a una lunga congiuntura favorevole (ora in regresso) di alti prezzi delle materie prime d’esportazione.

Da un punto di vista culturale i governi di Lula e Dilma hanno accompagnato la tendenza5 all’indebolimento del cattolicesimo, e quindi della Tradizione, a vantaggio di numerosissime chiese evangeliche portatrici di una forte cultura individualista e produttivista di stampo protestante oltre che di una visione filo-sionista in politica estera6.

Sempre con Dilma il paese ha definitivamente aperto all’ideologia di genere, ultimo ritrovato dell’ingegneria sociale imperialista, con un graduale degrado del tenore delle programmazioni televisive (dalle novelas ai talk show) in chiave gender e alla contro-discriminazione nelle scuole pubbliche, anche tra bambini molto piccoli, delle identità sessuali naturali.

Non dimentichiamo poi le speculazioni permesse, sempre a vantaggio della classe ricca, per i lavori di preparazione dei Mondiali di calcio del 2014 e delle Olimpiadi di Rio 2016. Speculazioni costate fior di denari al popolo brasiliano, soldi che, in barba alla bugia capitalista degli investimenti che portano lavoro e ricchezza, avrebbero potuto essere impiegati in opere e servizi realmente utili o, alla peggio, essere semplicemente lasciati nelle tasche del popolo scontandoli dalle imposte.

Ma accanto alle negatività Dilma Roussef, come Lula prima di lei7, ha anche fatto cose positive e sono state proprio queste ultime mosse, tutte tese alla difesa della residua sovranità nazionale, a renderla invisa all’élite che sempre più governa il mondo.

Dilma ha posto un limite alle privatizzazioni dei beni e delle aziende pubbliche8 sottraendo quote di profitto a coloro che nelle liberalizzazioni dei servizi pubblici vedono potenziali sbocchi di mercato.

Ma è soprattutto in politica estera che il governo da lei presieduto ha lavorato bene.

Oltre ad aver difeso la brasilianità della compagnia petrolifera statale, la Petrobràs9, Dilma ha protetto la sovranità del paese anche sulla sua attuale maggior riserva di greggio, quella del pre-sal, al largo delle coste atlantiche10.

Per quanto riguarda le amicizie internazionali Dilma ha approfondito sempre più il rapporto coi Brics. In particolare il Brasile ha richiesto alla Federazione Russa maggiori investimenti cantieristici nel paese e, in questo caso fuori dai Brics, ha coltivato un’importante relazione con la Repubblica Islamica dell’Iran11, un rapporto questo già reso più stretto ai tempi di Lula e di Mahmoud Ahmadinejad e che ha previsto nel tempo fra l’altro lo scambio di tecnologie per la produzione energetica.

L’occidente euro-americano vantava già alcune precedenti mosse anti-brasiliane condotte negli anni passati.

Non si tratta certamente di un caso se la US Navy ha riattivato proprio poco dopo la scoperta dei giacimenti petroliferi del pre-sal il comando della IV Flotta dell’Atlantico del Sud12, congelato dopo la fine della Guerra Fredda. Il fine ufficiale di questa mossa americana è monitorare quel settore alla luce degli sviluppi politici degli ultimi anni e ridemocratizzare la regione dopo il fiorire dei sistemi bolivariani.

A questo si aggiunga la costante attenzione militare che gli USA hanno sempre dedicato al territorio brasiliano vero e proprio. Se già nel 1943 gli americani avevano pronti i piani per uno sbarco in Brasile13 nel caso il regime di Vargas si fosse schierato con la Germania nazista, anche oggi gli USA sono virtualmente pronti a un’occupazione militare del paese, e dell’Amazzonia in particolare, qualora il Brasile optasse per una scelta di campo internazionale troppo scomoda.

Già oggi per la verità negli USA si esercita un intollerabile imperialismo culturale proprio sull’Amazzonia stessa permettendo la pubblicazione di libri scolastici di geografia in cui il territorio della grande foresta è scorporato da quello nazionale e indicato come territorio internazionalizzato14, mentre si sono già avute segnalazioni di navi petroliere che, inoltratesi nei grandi fiumi brasiliani per imbarcare greggio nei porti fluviali dell’interno, hanno in realtà caricato clandestinamente acque dolce15.

Ma un primo, significativo indizio dell’inimicizia crescente dell’Occidente contro Dilma è stata l’attenzione dedicata a questa dall’agenzia di sicurezza statunitense NSA all’interno dello scandalo Data-gate. La scoperta che il capo di un governo che tentava di essere sovrano e degli amministratori della stessa Petrobràs fosse finito nella rete di spionaggio a stelle e strisce ha fatto altresì saltare l’importante accordo ormai raggiunto per la vendita dei caccia F-18 americani al Brasile. Dilma ha preferito, dopo lo scandalo, dare giustamente il benservito a Washington e ripiegare su una fornitura di Gripen svedesi.

E’ forse alla luce di questo scandalo che possono essere rilette le proteste popolari che nel giugno 2013 hanno contestato il governo di Dilma con particolare riferimento agli (effettivi) sprechi economici per l’organizzazione della Coppa del Mondo. Se i pretesti per scendere in piazza erano concreti, è però vero che già a quell’epoca si poteva vedere molto poco di brasiliano e molto di nordamericano in quelle contestazioni di piazza16.

Le contestazioni a Dilma non ne hanno però impedito la rielezione nel 2014 in una tornata elettorale pur sofferta. Anzi, sono state proprie le ombre allungatesi sopra la corsa alla presidenza che hanno ulteriormente confermato la crescente pressione dei grandi gruppi di potere sulla politica brasiliana.

Proprio nell’agosto del 2014 infatti il candidato presidenziale del Partito Socialista Eduardo Campos è morto in un incidente aereo17. La sua scomparsa ha aperto la strada alla candidatura per i socialisti di Marina Silva. Ultra ecologista, cattolica di formazione ma divenuta evangelica, ex alleata di Dilma e molto popolare anche grazie alla sua immagine, Marina Silva era vista come una concorrente molto più pericolosa per Dilma che non il suo precedessore Campos. Non sorprende affatto che, in una fase storica in cui i poteri forti transnazionali erano alla ricerca di un presidente più malleabile per il Brasile, gli occhi di Washington si siano posati su di lei. Marina ha goduto da subito dell’appoggio del manovratore statunitense George Soros, noto organizzatore di colpi di stato in paese scomodi agli USA18, mentre inquietano i suoi legami con gruppi e poteri sionisti come il B’nai B’rith e non solo19 da cui l’ovvia maggiore accondiscendenza che Marina Silva dimostra verso il regime di occupazione israeliano, visto invece con maggior sospetto da Dilma.

Inutile dire che in politica economica, nazionale e internazionale, Marina Silva si mostra molto più liberista e liberale, in omaggio al proprio retaggio evangelico, di quanto non lo sia Dilma Roussef.

Con simili retroterra di storia passata e contemporanea non sorprende che a fine 2015 i grandi potentati siano tornati all’assalto del Brasile giocando la carte imperialista della rivoluzione sporca arrivando a ipotizzare l’impeachment, l’impedimento a esercitare il proprio mandato contro Dilma. Un impedimento che è infine stato votato dalla Camera il 17 aprile 2016, dopo settimane di nuove proteste di piazza di dubbio contenuto politico20.

Occorre sottolineare in chiusura di questa analisi il modus operandi dietro queste operazioni. Quando un politico arriva a posizioni di potere ha generalmente scheletri nell’armadio e precedenti personali o giudiziari che offrono una certa possibilità di manipolazione ai poteri oscuri che muovono fuori dalla politica ufficiale. Fino a che questo soggetto andrà incontro alle priorità dei poteri oscuri, non verrà disturbato indipendentemente dal fatto che governi bene o male. Ma quando, per interesse o idealismo, il politico di turno cerca di emancipare la propria nazione da queste tutele e di recuperarne la sovranità, gli scheletri vengano tirati fuori dall’armadio e usati contro di lui. E’ chiaro che le accuse giudiziarie o gli scandali estratti a tempo debito possono essere assolutamente veritieri e fondati. Ma ciò che qui preme è sottolineare è come essi non costituiscano in realtà il vero motivo di attacco al politico scomodo di turno, ma solo un pretesto per liberarsene perché su altri fronti ha iniziato a lavorare per il popolo a danno delle élite.

Nel caso specifico non si può negare che vi siano pure gli elementi per una procedura giudiziaria contro una serie di persone legate a Dilma e alla Petrobràs (ma non contro Dilma stessa)21, ma quello che importa è che non sono queste le reali ragioni dell’attacco alla presidente del Brasile, semmai sono solo la scusa per rimuoverla perché ha infastidito i poteri forti stranieri su altre questioni rispetto alle quali si è mossa con merito. Ossia, come già detto, la difesa del greggio, della sovranità nazionale e di politiche a difesa del lavoro e delle società pubbliche, tutte cose osteggiate dal grande capitale predatorio alla ricerca di nuove opportunità di guadagno.

E’ curioso notare come l’aggressione a Dilma Roussef ricordi per certi aspetti quella architettata a danno di un personaggio molto diverso, Silvio Berlusconi.

Praticamente indifendibile, avendo decisamente meno meriti di governo di Dilma, Berlusconi venne infine aggredito nel 2011 sotto il profilo giudiziario, quello monetario e persino con una guerra interposta22, proprio perché stava portando avanti alcune politiche interessanti che lo hanno reso inviso ai grandi centri di potere europei e nordamericani e che per alcuni aspetti lo hanno collocato in una prospettiva di ripristino della sovranità nazionale23. Anche in quel caso le varie Rubi e i vari “spread”, per quanto reali, non costituivano le reali cause di critica al presidente del Consiglio italiano ma solo il pretesto per rimuovere chi in altri campi stava conducendo un lavoro scomodo.

Queste dinamiche, applicate indiscriminatamente contro chiunque, di destra o di sinistra, liberale o statalista, indicano una volta di più come le vere redini della politica non siano per nulla in mano al potere politico il quale deve invece lottare, quando vuole ripristinare la sovranità propria e del paese su cui governa, contro poteri esterni capaci di farsi forti di certe divisioni politiche consolidate.

E’ in questo caso evidente come le contestazioni popolari a Dilma, al netto della loro manipolazione e promozione da parte di agenti esterni, pur rappresentando il legittimo malcontento di una parte della popolazione per ragioni anche concrete vanno però a fare il gioco del nemico, anzi, del Nemico e sono quindi nel disinteresse della popolazione stessa che, in omaggio al proprio particolarismo politico, rischia ora di rimuovere una presidente per consegnare quanto lei ha difeso a un tiranno senza nome.

NOTE:

1 Momentaneamente in condominio con l’Unione Sovietica, pur essendo quest’ultima in posizione di netta inferiorità economica, militare e geopolitica.

2 Il corpo di spedizione militare brasiliano inviato in Italia sotto sostanziale comando USA dopo l’ingresso del Brasile nel conflitto.

3 Si preferisce qui parlare di “regime” e non di “dittatura” perché tecnicamente il Brasile non è stato dominato da un’unica figura tirannica come può essere stato Augusto Pinochet per il Cile, ma da una successione di presidenti provenienti dalle Forze Armate affiancati da un parlamento civile farlocco a forte tutela militare.

4 Infatti il partito di Dilma e Lula è appunto il PT, Partido dos Trabalhadores, il Partito dei Lavoratori.

5 Tendenza che comunque non si pensa sia iniziata per loro responsabilità

6 Per i vari gruppi evangelici lo stato di israele rappresenta il luogo naturale in cui si svolgerà il Secondo Avvento di Cristo e ne sostengono quindi la politica.

7 E’ sempre più chiaro come i due presidenti debbano essere considerati in continuità.

9 Curiosamente creata proprio da Getulio Vargas

15 “Que Pais è esse?” pag. 359 al capitolo “A agua vai acabar?”

17 “Incidente” sui cui vi sono molti sospetti…

18 Serbia e Ucraina gli ultimi due tentativi riusciti del golpista.

20 Le manifestazioni erano per lo più composte dall’élite bianca del paese, dalla classe alta e medio alta e da gruppi di studenti legati alla società “bene” delle metropoli brasiliane

22 L’aggressione alla Libia del 2011 fu in realtà una guerra contro l’Italia

23 Tali mosse non sono oggetto di questo articolo, ma per chi volesse approfondire ricordiamo il riconoscimento del presidente bielorusso Aleksander Lukashenko, l’aumento della partecipazione di Gheddafi in Finmeccanica, la collaborazione con la Libia in una geopolitica mediterranea e, soprattutto, la preferenza italiana al gasdotto russo Southstream anziché al Nabucco, gradito agli USA.