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VOX ITALIA

Relazione del presidente di CAPOSALDO a Roma – sabato 14 settembre – alla Costituente del Partito VOX ITALIA

Mi chiamo Paolo Emilio Bogni e sono presidente di CAPOSALDO Bergamo.
CAPOSALDO Bergamo porta i saluti a tutti i convenuti di questa Assemblea, ringrazia gli organizzatori di INTERESSE NAZIONALE per averci invitato e saluta personalmente Diego Fusaro, per dieci volte nostro ospite a Bergamo in questi sette anni.
CAPOSALDO valuta con molta attenzione i risultati e i contenuti dei lavori dell’assise odierna e indica con forza i propri punti con i quali potrebbe contribuire ad aiutare un MOVIMENTO POLITICO che sensatamente voglia dar vita alla Rinascita del nostro Popolo e dello Stato Italiano all’oggi massacrati dall’Epoca capitalista e dalla legge dei suoi mercati, siano essi quello produttivo che – soprattutto – quello finanziario.
VOX ITALIA – se veramente vuole incidere nella Storia e nella Rinascita del nostro Popolo – deve da subito indicare esplicitamente almeno tre principali OBIETTIVI STRATEGICI di fondo della sua Azione politica:

1) Perseguire il COMUNITARISMO in Politica, attraverso il raggiungimento delle 7 Sovranità e della vera Democrazia realizzata.
2) Adottare l’ANTICAPITALISMO e perseguire il SOCIALISMO COOPERATIVO in Economia, attraverso un graduale percorso di transizione tattica che preveda una fase iniziale di de-globalizzazione del capitale, un ritorno al capitalismo intermedio nazionale e – infine – alla fuoriuscita da esso per giungere alla nuova Economia Comunitaria.
3) Lavorare per l’EURASIATISMO in Geopolitica, ove sussunto a essa vi sta la fondamentale riappropriazione di una vera sovranità militare all’oggi negata dalla presenza sul suolo italiano di 117 basi militari a guida statunitense. Sovranità da raggiungere in un processo per il quale la vecchia Europa si alleerà – alla pari – con il mondo asiatico e nordafricano.

Andiamo ora nel dettaglio degli ambiti più specifici di questi tre grandi obiettivi strategici.

a) Il primo obiettivo, quello inerente alla POLITICA, da intendersi come la Scienza operativa del BENE COMUNE, prevede la Rinascita della Comunità italiana attraverso la vera realizzazione della Democrazia partecipata da parte del Popolo. E’ necessario l’immediato ripristino del primato della politica sull’economia. Il Popolo realizza la Democrazia – esercitando il suo volere e potere – attraverso il proprio massimo livello istituzionale, vale a dire lo Stato. Lo Stato – per essere garante della realizzazione della Democrazia partecipata – deve avocare a sé 7 SOVRANITA’ totalmente e vergognosamente perdute. All’oggi – questo Stato italiano servo del grande capitale e dell’alta finanza – non ne ha nemmeno una. Queste 7 Sovranità sono indissociabili l’una dall’altra. Uno Stato – cioè – per essere veramente SOVRANO, o le ha TUTTE e 7, oppure NON E’ SOVRANO. Esse sono le seguenti:


a1) SOVRANITA’ POLITICA in senso stretto. Oggi siamo una Colonia degli Stati Uniti d’America e sopravviviamo all’interno del “protettorato” del Trattato di Maastricht e dalla dipendenza usuraia della BCE. Dobbiamo sottrarci dalle influenze dei primi e svincolarci dai secondi.


a2) SOVRANITA’ GEOPOLITICA (a cui è sussunta la Sovranità militare). Nell’attuale mancanza di questa Sovranità si coniugano la vergognosa sottomissione militare alle basi straniere americane e a quelle Nato e l’intromissione dell’imperialismo americano e delle potenze capitaliste globali in merito al coatto flusso migratorio di africani e asiatici sul nostro territorio nazionale e continentale, al fine di creare un meticciato che abbia il doppio scopo di annullare le identità culturali delle Comunità europee e per aumentare l’esercito industriale di riserva al servizio del sistema capitalista produttivo.


a3) SOVRANITA’ ECONOMICA Le leggi di sviluppo del capitalismo produttivo rendono i nostri popoli e le nostre comunità sempre più soggette a precarietà esistenziali, lavorative e sociali. Il popolo è sempre più in sofferenza, stante l’aumento dei suicidi, fallimenti, licenziamenti, disoccupazione e impoverimento progressivo. La fascia della sofferenza popolare comprende i lavoratori salariati e dipendenti, i piccoli e medi imprenditori (che nel breve periodo tattico-transitorio vanno aiutati), i commercianti, i liberi professionisti, i disoccupati, gli emarginati gravi e i disabili. Il sistema del capitalismo globale, inoltre, astutamente crea artificiali guerre tra questi gruppi di poveri al fine di tenerli divisi. Bisogna tendere a un’Economia sociale e comunitaria. La nuova figura antropologica e sociale sarà quella dell’IMPRENDITORE SOCIALE E COMUNITARIO, espressione della collegialità dei mezzi di produzione. Dunque, bisognerà tendere – in prospettiva – all’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Senza se e senza ma, siappure con una gradualità transitoria e tattica. Lo Stato, riappropriandosi di alcuni settori chiave dell’economia e rafforzando lo Stato sociale, sarebbe garante di questa transizione dal capitalismo alla nuova Economia Comunitaria. Il Capitale non ama le Patrie e le sta distruggendo. E chi ama le Patrie non può amare il Capitale. La proprietà privata dei mezzi di produzione – in concerto con l’altrettanto deleteria proprietà privata dell’emissione e del prestito della moneta a corso forzoso (Euro qui da noi, ma anche il Dollaro per i poveri cittadini americani) per chi non l’avesse ancora capito, è (sono) il motorino di avviamento dei processi di sviluppo disumani e vergognosi del Capitale. Quindi chi ama la Patria – e non vuole cadere in contraddizione – deve essere ipso facto ANTICAPITALISTA!! Anticapitalista finanziario e anticapitalista produttivo! Altrimenti è qualcos’altro, ma non un Antagonista a questo sistema di cose, anche se continua a dire “Amo la Patria..”, sia essa l’Italia o la Padania.


a4) SOVRANITA’ MONETARIA Le leggi di sviluppo del capitalismo finanziario (più potente dello stesso capitalismo produttivo. Non abbiamo tempo, però, in questa sede per analizzare i motivi tecnici per i quali il banchiere è nettamente più potente dell’imprenditore capitalista produttivo) creano monete-debito, strumenti finanziari e titoli borsistici che parassitano il già colpevole capitalismo produttivo (gli ambiti finanziario e produttivo sono aspetti però complementari e inscindibili dell’UNICO fenomeno capitalista). Bisogna tendere all’abolizione di qualsivoglia strumento finanziario e titolo borsistico e costituire una moneta realmente ed effettivamente sovrana (emessa e prestata solo ed esclusivamente dallo Stato), con l’abolizione delle banche centrali – e creazione immediata di un Ministero della Moneta popolare sovrana – e la nazionalizzazione a costo zero di banche commerciali. Una volta nazionalizzate, esse sarebbero filiali territoriali anch’esse dipendenti dal ministero della moneta popolare sovrana. Ripeto per chi non l’avesse capito: l’abolizione delle banche centrali (primo provvedimento) e la nazionalizzazione a costo zero di banche commerciali (secondo provvedimento), oltre che l’immediata creazione ex novo di un Ministero della Moneta popolare sovrana. Per giungere ad una EFFETTIVA e REALE Sovranità Monetaria, una Comunità nazionale (o una Federazione di Comunità nazionali) deve procedere sia all’emissione diretta della MONETA (senza controvalori aurei e senza controvalori in Titoli di Stato), sia al prestito della MONETA a corso forzoso, in regime di TOTALE e ASSOLUTO MONOPOLIO!! E sia chiaro da subito che uno Stato a moneta sovrana non emette Titoli di Stato ma emette solo e soltanto moneta! E altrettanto chiaro deve essere che è assurdo proporre flat-tax, reddito di cittadinanza o reddito di maternità se la moneta che li finanzia è l’Euro prestata dagli usurai della BCE. E’ lo Stato che deve gestire la MONETA per conto del POPOLO, non soggetti parassiti privati, vale a dire l’intero sistema bancario globale attuale. Tutto questo va legato, inoltre, alla messa fuorilegge delle Borse valori, anche se – su questo punto – dovremo coalizzare i nostri sforzi con altre forze politiche di altre Nazioni. Totalmente inutili sono le false – FALSISSIME – proposte di sovranità monetarie quali la MMT o il famigerato ritorno alla Lira. Antonio Maria Rinaldi, Claudio Borghi Aquilini, Alberto Bagnai e l’extraparlamentare Paolo Barnard hanno miseramente fallito la loro missione in quanto le loro proposte in materia di sovranità monetaria erano già deboli e fuorvianti nel loro contenuto teorico, e la debolezza – foriera di impotenza politica – consiste nella sopravvivenza – nelle elaborazioni di questi quattro personaggi – dei Titoli di Stato come base materiale di un debito pubblico da mantenere “virtuosamente” in vita.


a5) SOVRANITA’ ALIMENTARE. L’Italia deve riappropriarsi della propria alimentazione tradizionale (ricchissima e variegata) e mettere capo a un programma di maggior autosufficienza possibile in termini di approvvigionamento alimentare (e a tal scopo deve uscire dai Trattati WTO e CETA,..) e – soprattutto – eliminare ogni coltivazione OGM e acquisto dall’estero di queste porcherie. L’Italia deve rivitalizzare la cucina mediterranea, le vecchie trattorie, rinforzare aree di agriturismo e far rinascere i centri storici di paesi e città con luoghi accoglienti di sana e genuina ristorazione. Contemporaneamente, deve progressivamente abolire la presenza sul suolo italiano delle varie catene alimentari globaliste da “fast food” (Mc Donald’s, Burghy,..) che sono un cancro metabolico e un attacco anche alla nostra identità culturale.


a6) SOVRANITA’ SANITARIA. La Politica ha l’obbligo di vigilare sulla Salute e il Benessere (spirituale, psichico e fisico) di ogni persona e della Comunità. Oggi – nell’Epoca del capitalismo assoluto – ogni persona è obbligata a vivere a lungo (che in sé è elemento astrattamente positivo..) ma – all’interno di questa vita mediamente allungata – questa persona deve essere il più possibile malata cronica, vivendo in uno stato perenne di FARMACODIPENDENZA obbligatoria. All’interno della Farmacodipendenza vi è anche quell’odiosa istanza dell’obbligatorietà di vaccinazione di massa in età infantile da rigettare, così come da contrastare sono i fenomeni interni sia alla Geoingegneria che all’Ingegneria genetica, veri e propri attacchi alla nostra umanità, nei suoi aspetti di Coscienza, Fisico e Psiche. Non vanno dimenticate, inoltre, tutte le catastrofi ambientali ed ecologiche provocate in questi secoli dal sistema capitalista globale.


a7) SOVRANITA’ EDUCATIVA. Il discorso Educazione è lungo e tortuoso. L’Educazione è il fondamento per la rinascita spirituale, culturale, comunitaria e politica. L’Educazione è la via obbligatoria per realizzare integralmente l’Essere potenziale (e meraviglioso) della Natura umana. Il livello storico-mondano dell’Essere è l’Essere politico e comunitario (l’Essere sociale) che si sviluppa in diversi momenti ed è intorno ad essi che si costituisce una Polis comunitaria che possa umanamente e veramente realizzare le Sette Sovranità.


– A latere del discorso sulle 7 Sovranità da raggiungere, occorre aprire qui – da subito – il discorso sull’attuale fenomeno (voluto dal sistema capitalista) denominato sovranismo. Questo fenomeno – ideologicamente imposto per neutralizzare le vere istanze di sovranità – in realtà maschera le attività politiche del globalismo (o mondialismo) di destra. Perché in effetti ai vari Matteo Salvini, Viktor Orban, Donald Trump, Marine Le Pen e Giorgia Meloni delle 7 sovranità sopracitate non interessa nulla, MA PROPRIO NULLA, essendo loro – questi simpatici personaggi – oggettivamente amici e servi del sistema capitalista, camerieri ubbidienti dell’imperialista americano che occupa militarmente l’Europa, servi scodinzolanti del sionismo giudaico dello stato che ha distrutto la Palestina e – infine – ipocriti contestatori iniziali dell’euro a cui però si sono prostrati in ginocchio appena giunti nella stanze dei maggiordomi.


VOX ITALIA deve stare ben lontano dai globalisti (mondialisti) di destra (oltre – beninteso – che dai globalisti di sinistra.. e sull’indecenza di personaggi come Emma Bonino, Sergio Mattarella, Nicola Zingaretti e Laura Boldini nemmeno perdiamo il nostro tempo discorsivo..) e deve contrastare il Gianroberto Casaleggio dei sovranisti, vale a dire il signor Steve Bannon. VOX ITALIA non è e non deve essere la versione dell’ala destra del partito repubblicano statunitense.

b) Il secondo obiettivo, quello inerente l’ECONOMIA, prevede strategicamente l’abolizione delle tre proprietà private che generano i tre crimini del sistema capitalista, vale a dire il parassitismo, lo sfruttamento e l’alienazione. Le tre proprietà private da abolire – nella prospettiva strategica – sono (1) la proprietà privata dei mezzi di produzione, (2) la proprietà privata dell’emissione e prestito della moneta a corso forzoso allo Stato – e qui ricordiamo la truffa monetaria del debito pubblico -, (3) la proprietà privata dell’emissione e prestito della moneta a corso forzoso al Popolo (famiglie, associazioni, singole persone, piccola e media impresa) – e qui ricordiamo la truffa monetaria del debito privato -.

– Per fuoriuscire dal sistema capitalista globale, occorre – però – gradualità e occorrono provvedimenti intermedi, transitori e tattici:
il primo consiste nel de-globalizzare il capitale.
Lo Stato deve progressivamente emanciparsi dagli attuali trattati internazionali del libero commercio e da quelli che regolano l’attuale politica monetaria. Questa emancipazione comporta fuoriuscite parziali e a tappe. Devono essere – però – iniziate e messe in agenda da subito.
Il secondo consiste nel Transitorio ritorno a un capitalismo nazionale (e SOLO qui è utile Maynard Keynes..). E’ necessaria una rapida Nazionalizzazione – da parte dello Stato – di quei comparti e ambiti (dell’attuale sistema capitalista) che rappresentano i momenti strategici della Vita di una Nazione e delle sue Comunità (energia, trasporti, infrastrutture, previdenza, assistenza, difesa,..). In più, bisogna:
Rivitalizzare comunitariamente il tessuto della piccola e media impresa, attraverso sgravi fiscali; avere maggiore dialogo con i corpi intermedi delle libere professioni, del piccolo commercio e della rete degli esercenti (negozi e attività minute), convergendo la produzione e consumo verso una sobria, essenziale e creativa economia di sussistenza il più possibile autocentrata, con spostamento delle merci e servizi prossimi al KM zero.
Rinforzare lo Stato sociale favorendo il reddito da lavoro, diritti del lavoro, famiglie e persone bisognose.
Inoltre, nella transizione e nella modalità tattica, occorre incentivare e promuovere i seguenti ambiti:
la Cooperazione sociale quale primo tentativo di condivisione sociale dei mezzi di produzione e il recupero della centralità della persona e della comunità; monete complementari e/o alternative locali; l’Economia di Baratto; le banche del tempo; l’agricoltura biologica; l’artigianato locale; un’alimentazione sana con prodotti locali controllati in ogni passaggio della filiera; occorre promuovere una visione olistica della persona e della comunità conciliando un’alimentazione sana con la ricerca del benessere e della salute genuina; promuovere medicine tradizionali e alternative (aromaterapia, naturopatia, micoterapia, fitoterapia, omeopatia, etcc.) che focalizzano l’attenzione sulla causa della malattia o del malessere psichico o fisico e non solo sul sintomo, preoccupandosi della totalità della persona e non solo del singolo malessere o della singola malattia; introdurre e promuovere – anche a livello scolastico – forme di insegnamento che olisticamente educhino all’equilibrio armonico tra corpo e spirito (yoga, tantra, meditazione,..) integrandole con le già presenti religioni tradizionali, mantenendo sempre la centralità dello Stato come sintesi dei valori di una Comunità. Equilibrio – questo – distrutto da secoli di capitalismo assassino e rapace.

c) Il terzo obiettivo, quello inerente la GEOPOLITICA, consiste nell’Incentivare scambi commerciali inter-euroasiatici (Europa atlantica e centrale, NordAfrica, Mediterraneo, Russia, Cina, Est Europa e Asia).
Iniziare un processo di fuoriuscita dell’Italia dalla NATO, dal Trattato di Maastricht; promuovere una politica di alleanze verso Est e una politica di buon vicinato nel Mediterraneo – e qui dovrà essere affrontato di petto il problema di Israele -, ridiscutendo la ragion d’Essere della nuova Europa de-americanizzata, in cui è da mettere necessariamente in agenda l’allontanamento delle truppe militari americane o quelle legate al patto atlantico.
Per concludere tre cose vanno aggiunte:
1) Attenzione (molta attenzione!!) che la figura di Diego Fusaro non venga fatta oggetto delle attenzioni da parte del sistema – anche in forme sottili – come lo sono state le figure – ad esempio, tra le tante – di Fausto Bertinotti, Matteo Salvini e – soprattutto – quella del comico Beppe Grillo. E’ vero che Diego ha anticorpi molto più potenti di quelli dei tre personaggi sopracitati (e se non li avesse, CAPOSALDO ora non sarebbe qui in questa Sala..). E’ nostro dovere – però – fare molta attenzione, anche nei dettagli apparentemente più insignificanti.
2) VOX ITALIA – pur nella sua radicalità rivoluzionaria – deve naturalmente essere predisposta all’inclusività e al dialogo con i mondi dell’Associazionismo culturale, sportivo, del volontariato e del tempo libero, con il mondo sindacale, dei corpi intermedi produttivi (legati alla piccola e media imprenditoria), ai gruppi sensibili all’alimentazione sana e alla salute genuina, tutti mondi finora derisi o trattati come fenomeni pittoreschi (n.b.: è certo che bisogna distinguere le porcherie filosistematiche della New Age o del neo-spiritualismo da quella che è invece una seria spiritualità, è OVVIO..) ma in realtà, selezione permettendo, questi mondi possono contribuire – se ascoltati – a formare un pensiero e un’azione veramente critici e propositivi per un cambiamento epocale che deve essere la stella polare di VOX ITALIA.
3) VOX ITALIA non può presentarsi solamente come “partito keynesiano”. Lord Maynard Keynes è utile solo e soltanto in alcuni passaggi transitori e tattici. Per gli OBIETTIVI STRATEGICI è insufficiente – ALTAMENTE INSUFFICIENTE -. VOX ITALIA non è e non deve essere la versione italiana dell’ala sinistra del partito democratico statunitense. Prima di Keynes, ci sono almeno quindici pensatori ben più importanti a cui rivolgere il nostro sguardo. Non li citiamo noi. Li citerebbe Diego Fusaro. Con il solo Keynes, non si esce dalla Caverna di Platone, non c’è fuoriuscita dal Dispositivo tecnico planetario di Heidegger, non si percorre un cammino di emancipazione dall’Alienazione di Marx né – tantomeno – si evade dalla Gabbia d’acciaio di Weber.

Vi ringrazio per l’attenzione e ci auguriamo che CAPOSALDO Bergamo possa partecipare alla nascita di questo nuovo Movimento politico.
Paolo Emilio Bogni

L’ULTIMA MOSTRUOSITA’

di Ciocca Andrea

Apparentemente le cosiddette scoperte o invenzioni scientifiche possono sembrare slegate dal sistema Capitalista. Ci vengono presentate come se fossero iniziative autonome date da studiosi o scienziati che grazie ai loro studi ed esperimenti siano arrivati a determinate conclusioni. Ciò è possibile perché riecheggia ancora nell’immaginario collettivo la visione dello scienziato ottocentesco rinchiuso nel proprio scantinato o nel suo lugubre laboratorio, che prova e riprova fino all’agognata riuscita dell’esperimento. Saremmo degli ingenui e sprovveduti se pensassimo che le “innovazioni scientifiche” del sistema siano esclusivamente ad appannaggio di singoli scienziati o delle loro equipe. Essi non svolgano un lavoro autonomo, è ovvio che alla base di tali processi ci debba essere la mano di “lor signori” che incanalano le “scoperte” volte a perseguire la ormai nota ”agenda” di dominio globale.
D’altronde questo scenario di dominio, lungi dall’essere utopico, ma decisamente e palesemente reale, era già stato preconizzato da George Orwell (e non solo lui) nel suo “1984”, anche se neanche la sua antesignana visione era arrivata a elaborare tanto quanto l’ultima mostruosità che il Capitalismo ha da poco partorito: il Biobag. L’autore di Motihari, infatti, si era limitato a preconizzare un controllo delle menti e delle coscienze da parte di un’élite, ma non una produzione artificiale a catena di esseri umani. Quello che dovrebbe essere un’esclusiva di film di fantascienza, l’attuale sistema – concerto di follia – lo trasforma in realtà mettendo le basi per la creazione di esseri umani in serie (un processo equiparabile alla produzione di polli da batteria), individui fatti su misura, totalmente controllati, microcippati e asserviti al potere costituito.
Ed ecco che negli Stati Uniti d’America – capostipite del Capitalismo – e più precisamente nei laboratori del Children’s Hospital di Philadelphia, un chirurgo neonatale Alan Flake, direttore dell’Istituto per la Scienza Chirurgica presso l’Ospedale dei bambini di Philadelphia e professore all’Università della Pennsylvania School of Medicine, insieme alla sua squadra di “scienziati”, hanno elaborato un metodo di riproduzione artificiale di esseri viventi che al momento è stato testato attraverso la produzione di otto agnelli in sacche di plastica. Ma da come già preannunciato dal suo ideatore, dagli animali all’uomo il passo è breve “serviranno circa tre anni per veder nascere un bambino in questo modo” ha già dichiarato il creatore di questo aberrante processo che sarebbe volto a “prevenire le complicazioni che normalmente capitano ai bambini estremamente prematuri, offrendo una tecnologia che prima non esisteva. Questi bambini hanno bisogno di un ponte fra l’utero della madre e il mondo esterno”. Con l’inseminazione artificiale prima, passando per le gravidanze surrogate, ora il Capitalismo pretende di crearsi direttamente i propri burattini attraverso la pratica del Biobag, avendo come principale obbiettivo: l’alienazione dell’uomo. Non serve più il capo famiglia che si assume il fardello e la responsabilità di casa, moglie e figli. L’uomo che un tempo aveva sulle sue uniche spalle tali responsabilità, risulta troppo scomodo e dev’essere “ammorbidito”. In quest’epoca è più utile un individuo deresponsabilizzato ed ibrido, che non si deve riconoscere più in se stesso, non più Padre ma un soggetto effeminato tanto caro al sistema Capitalista e alla neonata teoria gender. La volontà di annientare il nucleo familiare continua inarrestabile e inesorabile. Nel mirino non c’è solo la figura dell’uomo ma rientra anche quella della donna. Con il metodo Biobag tutto il percorso della gestazione e con essa il ruolo della donna si discioglie. La gravidanza, lungi dall’essere un mero e asettico processo riproduttivo, dispone le basi per il mondo esterno e quindi della vita: il cuore della madre che batte e rassicura il piccolo nel grembo materno, le voci che già percepisce e incomincia a conoscere, i movimenti della madre che nel ventre lo cullano… il parto stesso è fondamentale, anche e soprattutto nel momento del dolore, che è un processo indispensabile per la donna (non a caso le depressioni post parto tipiche dell’attuale epoca sono causate dai nuovi metodi di parto indolore). Il travaglio è necessario per far sì che già in quel processo si instauri un rapporto energetico e spirituale tra madre e figlio. E’ un momento insostituibile per la maturazione della donna, in quanto sancisce il suo passaggio a madre. Tutto ciò che dovrebbe essere di più genuino e naturale, viene bellamente rilegato in soffitta. Stiamo assistendo al trionfo del mondo artificiale che prevale su quello naturale.
L’esperimento in questione è stato fatto con otto agnelli e pubblicato su Nature Communications e definito da questi paladini del progresso infinito “un passo storico verso il futuro delle gestazioni”. Effetto di questa affermazione, in quello che già ci sembra un inferno, avviene il paradosso che evidenzia ulteriormente la bassezza antropologica dell’attuale periodo storico: le “donne” che si affidano agli Istituti di gravidanza surrogata, cioè coloro le quali affrontano tutto il percorso di gestazione generando figli per altri, persuase solo dal compenso contrattuale, sono sul piede di guerra e invocano allo scandalo. Non capiscono “come sia possibile rimpiazzare in questo modo una madre”. Ci si chiede da che pulpito possa muoversi la critica, loro che madri non lo saranno mai, non si rendono conto che sono solo merce e cavie del sistema Capitalista globale.
E’ ormai da secoli che l’uomo si affida alla scienza come unica detentrice della verità assoluta. Uno dei falsi miti della nostra epoca è appunto lo scientismo, ossia l’illusione di poter conoscere la realtà servendosi esclusivamente della scienza moderna e di risolvere ogni problema umano grazie ad essa e alle sue applicazioni tecniche. La scienza, il Dio intoccabile dei moderni, sentendosi anche l’unica detentrice del diritto etico, stabilisce cos’è il Bene e cos’è il Male, arrogandosi la facoltà di distruggere a piacimento ciò che lei stessa ha creato. Come genera si sente anche in diritto di distruggere, una sorta di Dio onnipotente terreno: degli otto agnelli prodotti con il metodo Biobag, solo uno è stato tenuto in vita mentre i restanti sette sono stati sacrificati sul sacro altare della scienza.

L’ANTIECONOMIA

di Andrea Ciocca

Nel parlar comune, spesso si dà per scontato che il sistema Capitalista sia un sistema economico. Erroneamente gli si affianca il termine “economia”, ma analizzandolo, emerge la totale distanza dal suo autentico significato.
Il termine “economia” nasce ben 2500 anni fa nella Grecia antica. Il suo significato etimologico discende appunto dal greco ed è dato dalla scissione della parola stessa in oikos (comunità, madre terra, casa) e nomos (ordine, legge). All’interno di ogni oikos (comunità) vivono svariati monos (singole persone) che interagiscono tra loro, dove ogni singolo monos (persona) necessita potenzialmente d’infiniti bisogni che scaturiscono da altrettanti infiniti pensieri che a loro volta creano desideri. Essa (l’economia) ha quindi il doveroso compito di disciplinare i bisogni di ogni singolo monos all’interno dell’oikos affinché la comunità non sfoci in dinamiche incontrollabili e insostenibili. Si può quindi definire che l’economia è una legge ordinata del soddisfacimento dei bisogni nella misura e nel limite in cui due o più monos vivano all’interno dell’oikos.
Tale definizione pone però una sostanziale e imprescindibile prerogativa, cioè quella che l’economia deve essere sottomessa o comunque controllata dalla politica e quindi dallo Stato, ove l’obbiettivo primario della politica stessa persegua la sua stella polare: il Bene Comune. Solidarietà, socialità, equità, giustizia e bellezza sono le cinque caratteristiche che lo compongono. Tutte le sopracitate caratteristiche che consentano il palesarsi del Bene Comune all’interno della società, affinché non esista nessun tipo di prevaricazione e competizione tra i soggetti che lo compongono, si devono fondere in un tutt’uno e manifestarsi.
Al contrario del concetto di infinito proprio del Capitalismo, i Greci avevano ben chiaro quello del limite (metron), cosicché nello stesso tempo che nasceva il termine economia si creava anche il suo contrario: la chremata. Già Aristotele individuava nella crematistica l’esatto contrario dell’economia. Essa significa bene appunto il desiderio e la volontà di accumulo di denaro o ricchezze. Il filosofo ribadiva inoltre la necessità e il dovere dell’economia di impedire l’arricchimento di pochi a discapito di altri, in quanto rischiava di compromettere irreparabilmente non solo l’economia ma la comunità stessa. I pericoli della crematistica, che s’infiltrano avvelenando la comunità, come fatto emergere già da Aristotele, sono in seguito ripresi da svariati autori tra cui Gottfried Feder, che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento denunciava in particolare la truffa dell’interesse applicato sul capitale prestato da istituti privati. Ciò che però emerge dall’analisi di Feder, è che la propensione di accumulo infinito era secondo l’autore causata da un’inclinazione spirituale da lui denominata il mammonismo.
Il mammonismo, scrive Feder, non è esclusivamente l’adorazione del potere del denaro e il dominio sinistro, invisibile, misterioso dei grandi potentati finanziari internazionali, ma è anche e soprattutto una disposizione dello spirito. Il mammonismo è la smodata esagerazione dell’istinto del possesso di denaro, è l’avidità del denaro divenuta follia, che non conosce meta più elevata dell’accumulare denaro su denaro, che con brutalità senza pari cerca di costringere tutte le energie del mondo al proprio servizio e che porta inevitabilmente alla schiavitù economica, allo sfruttamento della forza produttiva di tutti popoli del mondo.
Ora, se dalla Grecia antica passiamo ai giorni nostri e si analizza il Capitalismo, si evince che esso si pone all’antitesi del concetto genuino di economia in quanto sovverte le basi fondamentali affinché si presentino quelle caratteristiche proprie del Bene Comune all’interno della comunità. Il Bene Comune non può manifestarsi all’interno di un sistema capitalista, anzitutto perché non vi sono i presupposti a monte che vedono il controllo della politica sull’economia. Quello che dovrebbe essere una normale gerarchia, nel sistema Capitalista emerge un totale sovvertimento. La politica asservita al grande capitale subisce infinite e incontrollabili ingerenze dall’economia, dettandone l’agenda (Trattato di Maastricht, Lisbona…).
Il Capitalismo inoltre porta in seno tre peculiarità fondamentali che si oppongono alla determinazione dell’economia anticamente intesa. Il parassitismo, l’alienazione e lo sfruttamento sono caratteristiche criminali che si sviluppano e si manifestano al suo interno.
Il parassitismo si manifesta in quanto, tale sistema si arroga il diritto di emettere moneta ex nihilo (dal nulla) prestandola con l’aggravante dell’interesse e introducendola nei processi produttivi degli Stati, creando un infinito, strutturale ed inestinguibile debito pubblico. Codesta follia è permessa da quattro secoli a questa parte grazie ad una legislazione che la asseconda, con il beneplacito dei politici, autentici camerieri dei banchieri.
Anche l’alienazione è propria del Capitalismo e ingloba svariati aspetti soprattutto antropologici: l’allontanamento dell’uomo dalla sua stessa natura e dalle sue relazioni e dialoghi, hanno perso la loro naturale genuinità ma mascherano sempre un fine volto all’interesse personale; dalla sua stessa specie, dove l’uomo è sempre più macchina e animale; dalla sua sessualità con il manifestarsi di nuove identità sessuali e nuove forme genitoriali; dalla propria matrice spirituale sempre più volta verso gli inferi piuttosto che all’Assoluto e infine l’allontanamento dalla comunità esasperando l’individualismo.
Infine lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo che si determina con sempre maggior evidenza attraverso l’appropriazione dei mezzi di produzione che in questa epoca si concentrano sempre più in pochi grandi gruppi produttivi (collusi con quelli finanziari).
Questi tre capi di accusa al Capitalismo assommato al sovvertimento gerarchico tra economia e politica, determinano il netto allontanamento dal significato genuino di economia. Chi ancor oggi parla di economia capitalista cade in un grossolano errore. Esso non può considerarsi tale ma al contrario si deve ritenere come l’ultimo stadio della crematistica.

GEOPOLITICA DEL CAPITALISMO: L’ASSALTO AGLI IMPERI

di Simone Boscali

 

La Seconda Guerra Mondiale, anche se tra dogmi e manipolazioni, costituisce un momento molto studiato non solo per le sue dinamiche politiche immediate ma anche per i più sottili incastri che i somari di sistema definiscono “cospirazionisti” e che sono invece le normali, per quanto sottili, strategie con le quali il potere vero si impone senza dare troppo nell’occhio.

Ma la Prima Guerra Mondiale costituisce un esempio altrettanto interessante di azione occulta delle élite, un’azione con la quale esse hanno esteso la propria egemonia sull’Europa e sul mondo manipolando il corso di una guerra e i suoi postumi. E la cosa migliore è che nel caso della Prima Guerra Mondiale questa dinamica può essere osservata, studiata e ripresa senza il filtro e le censure imposti dai dogmi ideologici che invece intrappolano il secondo conflitto.

Andando a rivedere la genesi della Grande Guerra 1914-18 e il suo retroterra, sforzandoci magari di usare la prospettiva di quei tempi, ci accorgiamo che in quei fenetici giorni seguiti all’omicidio dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando non vi erano motivi di contrasto che non potessero essere ricomposti per via diplomatica o attraverso azioni anche di forza ma di carattere locale. La storia dei decenni precedenti tra l’altro lo dimostra.

Ciò che differenziava quel particolare momento dai precedenti era però la volontà delle oligarchie dei paesi capitalisti occidentali (Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e anche l’Italia) di imporre una guerra generale europea che ridisegnasse i rapporti di forza a definitivo vantaggio del libero mercato e dello stato liberale e liberista. Intenzioni venute tanto più alla luce nell’immediato dopoguerra tra le due conferenze parigine di ristrutturazione dell’Europa: quella ufficiale di Versailles, con la stipula dei trattati di pace tra i belligeranti, e quella più inquietante all’hotel Majestic, tra rappresentanti “privati” di Gran Bretagna e USA con la fondazione del Royal Institute of International Affairs e del Council on Foreign Relations.

Negli anni precedenti il conflitto ciò che agli occhi delle élite mercantili e borghesi costituiva il maggior ostacolo a una propria maggiore espansione era l’esistenza dei grandi imperi legati alla tradizione che, pur essendo certamente paesi capitalisti in senso tecnico, mal si conciliavano con quel primato dell’economia sulla politica necessario a un capitalismo compiuto anche, tra l’altro, per avere mano libera non solo nel campo economico ma anche culturale, spazzando via ogni argine costituito dalle corone imperiali in difesa del Sacro e del Bello.

Non a caso i due schieramenti che si sono affrontati militarmente nella Prima Guerra Mondiale hanno visti contrapposti da un lato i grandi imperi di antica tradizione, la Germania gugliemina, l’Austria-Ungheria e la Turchia ottomana, dall’altro i capitalismi liberali occidentali, Gran Bretagna, Francia, Italia e poi Stati Uniti. Unica anomalia in questi schieramenti l’impero russo dello zar che si era effettivamente schierato, grazie a un sottile ordito britannico degli anni precedenti, con i paesi liberal-capitalisti. E sarà ovviamente l’unico paese che, pur avendo combattuto per quattro lunghi anni dalla parte di quelli che sarebbero risultati vincitori, sarà infine sconfitto, distrutto e spazzato via non solo dalla guerra ma dalla prima “rivoluzione colorata” della storia, quella bolscevica del 1917.

La Germania in particolare attirava su di sé l’ostilità di tutto l’Occidente. Sotto la guida morale del Kaiser e quella pratica di una democrazia autoritaria, il paese contrapponeva alle economie di capitali inglese, francese e americana alcuni momenti di comunitarismo vero e proprio (pur non uscendo dai limiti della proprietà privata e del rapporto gerarchico padrone-salariato) e a dispetto delle repressioni antisindacali ospitava il più grande partito socialdemocratico d’Europa, la SPD1.

Ma la Germania aveva anche contrapposto alla potenza dominante, la Gran Bretagna, un’iniziativa geopolitica e commerciale che Londra, e la sua satellite Parigi, non poteva accettare. Si trattava della grande ferrovia Berlino-Baghdad, con transito a Vienna e Istanbul, che avrebbe messo in comunicazione via terra il cuore dell’Europa col cuore del medioriente. Questo collegamento avrebbe permesso ai grandi imperi di disporre di una propria via commerciale alternativa al canale di Suez. Ma la Berlino-Baghdad incarnava la contrapposizione con Suez anche secondo i caratteri geopolitici che solo pochi decenni dopo avrebbe elaborato lo studioso tedesco Carl Schmitt, la dicotomia Terra-Mare.

La Gran Bretagna, in ossequio ai [dis]valori del Mare2, utilizzava il canale di Suez come via marittima per le proprie flotte mercantili e militari affinché raggiungessero le colonie britanniche e gli alleati posti lungo tutto il margine meridionale dell’Eurasia (India e sudest asiatico, oltre all’Australia) e contenere ogni espansione dell’impero russo verso l’esterno. Al contempo la diplomazia inglese ha a lungo lavorato sui fianchi quella tedesca battendola nel ricercare un’alleanza stabile con la Russia stessa e mettendo i due grandi imperi di terra, anzi di Terra, l’uno contro l’altro senza che avessero specifiche contese di frontiera o di altro tipo3. Subdolamente e ambiguamente la Gran Bretagna aveva anche sostenuto la giovane potenza rappresentata in estremo oriente dal Giappone proprio contro la Russia, sia con un’alleanza formale che con l’appoggio in occasione della guerra russo-giapponese (1904-05). La sconfitta russa in oriente e la fine di ogni possibilità di espansione in quella regione avrebbero dirottato la tensione espansionista russa di nuovo a occidente, portandola a scontrarsi con gli imperi centrali di Austria-Ungheria e Germania.

Scopo della politica britannica era quindi la frammentazione.

La Germania per contro con la ferrovia Berlino-Baghdad perseguiva intenti diversi. In omaggio ai valori della Terra4, tentava di collegare il proprio apparato produttivo e quello degli alleati alle risorse del medioriente. La Gran Bretagna sfruttava le proprie vie marittime per controllare le colonie, la Germania avrebbe voluto mettere in collaborazione stati indipendenti e in cooperazione. La tanto vituperata Weltpolitìk tedesca inoltre aveva cercato fino all’ultimo di trovare un’amicizia stabile con la Russia dello zar riproponendo in qualche modo una versione aggiornata della Santa Alleanza fra Austria, Prussia e Russia dei primi decenni dell’800, cosa del resto fattibile poiché i tedeschi, a differenza degli austro-ungarici, non avevano con la Russia dispute di confine o egemoniche nell’Europa centrorientale o nei Balcani

Lo scopo della politica tedesca era quindi, in antitesi a quella britannica, l’unità.

Per spazzare vie questi progetti che avrebbero seriamente indebolito il capitalismo occidentale di fronte ai grandi imperi, occorreva una guerra generale contro gli imperi stessi, una guerra talmente devastante da spazzarne via le stesse strutture politiche prima ancora che l’integrità territoriale. Ecco perché, improvvisamente, in quell’estate del 1914 i canali della diplomazia che per anni avevano comunque funzionato scongiurando ogni conflitto aperto fra grandi potenze improvvisamente si bloccarono.

L’affermazione di Versailles nel 1919 secondo cui la Germania andava considerata ufficialmente l’unica responsabile del conflitto ha a questo punto l’amaro sapore dell’insabbiamento e della volontà di restituire alla storia un’immagine artefatta degli eventi per seppellire quanto realmente stava accadendo e ciò che le élite hanno voluto ottenere.

La Germania, l’Austria-Ungheria e l’impero ottomano sono stati sconfitti, smembrati e trasformati in repubbliche docili nei confronti dei poteri forti dell’Occidente capitalista.

Caso strano la Russia dello zar… grande impero ultraconservatore, forse la più arretrata socialmente e culturalmente tra le grandi potenze, era stata in qualche modo sottratta alla sua posizione naturale a fianco degli imperi centrali per schierarsi con coloro che poi l’avrebbero tradita. La Russia non riuscì infatti a reggere il peso della guerra sino alla sua conclusione nel novembre del 1918 e si arrese alcuni mesi prima stipulando con gli austro-tedeschi l’armistizio di Brest-Litovsk all’inizio dell’anno.

Solo pochi mesi prima qualcosa di molto simile a una congiura aveva permesso a Vladimir Ulianov Ilic “Lenin” di lasciare la Svizzera, ove era in esilio, per raggiungere in treno la Russia a bordo di un vagone ferroviario blindato passato indenne attraverso il fronte e cominciare la rivoluzione bolscevica… fu ovviamente frutto del caso se con l’abdicazione dello zar Nicola II il ruolo di primo ministro venne allora assunto dal massone Aleksandr Fëdorovic Kerenskij cui poi seguì l’evoluzione del processo rivoluzionario a noi noto.

Arresasi poco prima della vittoria finale, la Russia zarista cessò di esistere per sempre e proprio col pretesto della sua nuova veste sovietica venne trattata da sconfitta anche al tavolo della pace di Versailles (dove l’URSS non fu nemmeno invitata).

A dimostrazione del disegno occidentale, che aveva appunto pianificato la Grande Guerra al fine di eliminare gli imperi, si pensi all’ambiguità con la quale le conseguenze del trattato di Brest-Litovsk5 sono state accolte dai vincitori.

L’armistizio prevedeva la cessione della Russia alla Germania (e non solo) di ampi territori diversamente amministrati sotto tutela tedesca. Ebbene, occorre notare che le conseguenze di quel trattato vennero di fatto recepite a Versailles per quanto riguardava le amputazioni territoriali sofferte dalla Russia cui non venne restituito un solo lembo di terra. Ma allo stesso tempo il trattato venne ignorato nella sua assegnazione di tali territori alla tutela tedesca.

Insomma un trattato accettato nella parte che faceva comodo (distruzione della Russia) e ripudiato in quella che invece creava problemi (espansione territoriale della Germania a est quando questa si era arresa a ovest).

Quella fascia di territorio venne invece impiegata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia per creare il famoso “cordone sanitario” di stati che avrebbero dovuto contenere a est ogni eventuale espansione della rivoluzione comunista.

Ma era implicita una doppia funzione in quel cordone di stati (nuovi o ridisegnati che fossero) che si estendevano dalla Scandinavia al Mar Nero. Arginare ogni espansione russa verso il centro Europa, certamente, ma anche, sul versante opposto, ostacolare ogni collaborazione pacifica futura tra Germania e Russia, tra la periferia e il centro dell’Eurasia.

I protettorati e mandati anglo-francesi ricavati dalla frammentazione dell’impero ottomano e che poi sarebbero divenuti stati arabi indipendenti nel secondo dopoguerra, risposero a una funzione simile di contenimento e allo stesso tempo di “caos controllato” stante lo strutturale disordine di quell’area che perdura ancora oggi.

Di nuovo, l’intento della frammentazione.

Il 1919, con la discreta conferenza al Majestic di rappresentanti anglo-americani, stabilì anche quali fossero i gendarmi di questo nuovo ordine che di fatto è lo stesso dei giorni nostri e rispetto al quale la Seconda Guerra Mondiale si configura a questo punto anche come un tentativo di messa in discussione di detto ordine6, ma questo sarebbe oggetto di un’altra analisi.

Sia chiaro ciò che dovrebbe anzi essere ovvio. Lungi da noi esprimere un giudizio complessivamente positivo sugli imperi che hanno fatto parte della storia d’Europa sino a un secolo fa. Ma l’oggetto della nostra analisi, rispetto la quale la geopolitica non è un fine ma la scacchiera sulla quale manvorano i grandi poteri mondiali, è il sistema capitalista con critica totale allo stesso e costruzione di un pensiero alternativo. E non abbiamo potuto non prendere atto che i grandi imperi radicati nella Tradizione, nel Sacro, nel Bello, con tutte le loro storture in termini di autocrazia, ingiustizie sociali, condotta internazionale, hanno a suo tempo costituito un ostacolo per l’assolutismo del capitale e contro di essi il capitale si è rivolto in termini di aggressione diretta e trame diplomatiche.

L’identica dinamica che a carte in parte mescolate si sta verificando in questi stessi giorni.

NOTE:

1: Che era evidentemente molto diversa da quella attuale…

2: Predazione, pirateria, aleatorietà dei confini e delle leggi, eradicamento culturale, preminenza del capitale, individualismo, mercificazione, etc…

3: E’ quanto del resto sta accadendo in questi giorni

4: Lavoro produttivo, certezza del diritto, Tradizione, comunità, spiritualità, gusto estetico, famiglia, etc…

5: Parliamo di conseguenze pratiche del trattato e non del trattato stesso

6: Una messa in discussione priva di risultati anche perché nuovamente venne ricreata un’anomalia russa. Se nel primo conflitto l’alleanza della Russia coi liberalismi capitalisti occidentali era da considerarsi contraddittoria per via dlla sua condizione di impero autocratico e reazionario, nel secondo conflitto lo sarà forse ancora di più in quanto grande patria del socialismo schierata contro gli affini regimi di Italia e Germania. Da parte del capitalismo di oggi appare a questo punto superfluo, se non addirittura infantile, pretendere di leggere la Seconda Guerra Mondiale in chiave ideologica come guerra antifascista.

Scuola sede di conoscenza non teatro di violenza!

Liceo Lussana – sabato 19 marzo 2016 – CAPOSALDO ospite dell’autogestione scolastica

 

di Paolo Bogni – presidente di Caposaldo

 

Dopo ben cinque mesi (Sabato mattina 19 marzo 2016 a Bergamo) dallo svolgimento del Corso interno alla Tre giorni di Autogestione del Liceo Scientifico Lussana dal Titolo “Social Network: libertà di comunicare o libertà di essere controllati?”, pubblichiamo il Video che riporta alcuni spezzoni filmati dell’incontro tra CAPOSALDO, l’Associazione Culturale che ha proposto quel Corso, e una quindicina tra studenti e insegnanti che hanno partecipato – quella mattina – al suo svolgimento durato circa un’ora e mezza. Il Video del Corso è però doverosamente introdotto da questo Articolo – firmato dal presidente dell’Associazione Culturale CAPOSALDO, di stanza a Bergamo – e intitolato con lo stesso slogan coniato, citato e ripetuto durante un’assemblea studentesca organizzata e svoltasi lo scorso venerdì 15 aprile in via XX Settembre 105. Quell’assemblea studentesca venne organizzata per denunciare atti di violenza avvenuti nella giornata del Corso (sabato 19 marzo) che gli studenti collegarono – indirettamente, ma stabilendo un nesso di causa ed effetto – con la realizzazione del Corso stesso. La necessità di questo Articolo introduttivo e preliminare è dovuta al fatto che – indirettamente legati e consequenziali a quel Corso sui Social Network – sono effettivamente derivati due fatti di gravissima violenza che non possono essere taciuti e vanno condannati senza se e senza ma, giusto per non usare una formula conosciuta nell’ambito dell’espressione di concetti che vogliono essere chiari, lindi, diretti e scevri da compromessi o possibili equivoci e contraddizioni. Quell’assemblea organizzata il 15 aprile da studenti bergamaschi di diverse scuole della Città ha però menzionato soltanto uno dei due atti di violenza di gravità inaudita indirettamente legati al Corso sui Social Network: quello che ha visto come vittima di un pestaggio la studentessa Elena (siamo risaliti al suo nome attraverso l’ascolto di una sua intervista a Radio Onda d’Urto, rilasciata alcuni giorni dopo l’accaduto). Un episodio ovviamente da condannare ma la cui responsabilità è da ricondurre esclusivamente nell’ambito del fatto violento, avvenuto ben dopo la fine del Corso e fuori dall’edificio scolastico in cui il Corso si è svolto, anche se legato ad una accesa discussione sulle tematiche proposte nel Corso. La stessa Elena – a cui va la nostra solidarietà – può testimoniare che all’interno del Corso il dibattito è stato civile e la discussione è stata corretta, dall’inizio alla fine. Gli spezzoni filmati del Corso lo provano. Quello che gli studenti – nell’assemblea del 15 aprile seguente – hanno però omesso è il secondo atto di inaudita e vergognosa violenza avvenuta a seguito dei fatti di quel giorno, una violenza non fisica ma altrettanto grave come quella subìta da Elena. La seconda violenza si è realizzata nella sequenza di falsità, stupidate, infamie, menzogne e calunnie di cui è stata fatta oggetto CAPOSALDO, l’Associazione che ha presentato il Corso sui Social Network con l’assoluta intenzione di portare un contributo al territorio della Città di Bergamo (in questo caso in una sua Scuola) nei termini di un dibattito culturale. Secondo i resoconti di due sigle presenti proprio su un Social Network (Facebook) che rispondono al nome di ALDO DICE 26 X 1 e di BG REPORT, CAPOSALDO sarebbe stato il “mandante morale” del picchiatore di Elena, o quantomeno CAPOSALDO sarebbe stato responsabile – così si legge tra le righe dei loro farneticanti e demenziali resoconti – di avere creato “oggettivamente” il terreno affinché qualcuno si sentisse legittimato o investito a picchiare una ragazza. E’ un’evidente falsità, perché CAPOSALDO ha nel suo mirino (critico) alta finanza e grande capitale e non certo una studentessa, tra l’altro pure lei antagonista verso il sistema attuale oggetto di analisi critica di CAPOSALDO stessa. In poche parole, una totale scemenza che dimostra l’assenza di intelligenza e di aderenza alla realtà da parte di chi ha redatto quei resoconti ignobili. Tra l’altro, questi pover’uomini, dietro le due sigle nascondono vergognosamente i loro nomi e i loro cognomi (provino a mettere nomi e cognomi, esattamente come li mettiamo noi..). C’è da chiedersi, a questo punto, chi sta dietro a queste due sigle da social network e chi dà loro l’ordine di infangare CAPOSALDO che, in quasi cinque anni, ha già realizzato in Bergamo – con il solo autofinanziamento. Perché noi siamo poveri ma dignitosi – oltre quaranta eventi tutti tesi alla messa in discussione dell’epoca attuale, quella del capitalismo assoluto, in cui  delineiamo una nostra teoria anticapitalista aggiornata e matura, che tiene conto di strumenti di lettura assenti nell’anticapitalismo parolaio, straccione, sterile e impotente (che in realtà è un effettivo ultracapitalismo..) che alberga nelle due sigle da social network che rivolgono a noi accuse di “mimetismo”, “intolleranza” e “razzismo”, quando è chiaro a tutti (tranne a loro, ovviamente) che CAPOSALDO agisce alla luce del sole rispettando le idee di tutti e onorando tutte le diversità.    

 

Video Lussana:

https://www.youtube.com/watch?v=DdOrWSNYM6k

 

LA UE E LE ELITE

di Andrea Farhat

La UE, la costruzione burocratico/massonica voluta dai centri di potere finanziario, ha i mesi contati. Concepita e strutturata negli anni delle ‘vacche grasse’ si è dimostrata incapace di reggere l’onda lunga della globalizzazione,della conseguente de industrializzazione,dell’impoverimento dei popoli e dell’immigrazione fuori controllo.Le promesse di un continente modello,in linea con la narrazione mondialista,sono state ampiamente disattese.L’impoverimento dei ceti subalterni,L’indebolimento delle classi medie,con sullo sfondo la continua precarizzazione e incertezza stanno rendendo la situazione ingestibile per le classi dirigenti europee frastornate dalla Brexit.La scelta mondialista,datata ormai alcuni anni,di favorire nelle competizioni elettorali,a suon di finanziamenti,i candidati a più basso profilo etico-politici,in modo da lasciare sempre più spazio alla componente tecnico-finanziaria si sta dimostrando,per loro,un boomerang.
La ragioniera Merkel,il traffichino Junker e il sempre più imbambolato Hollande si stanno dimostrando incapaci di gestire la situazione come da mandato affidato loro dalle elite finanziarie che li ha voluti.In Italia siamo al paradosso,il malcontento è stato fatto convogliare,con mossa molto abile,verso ilM5S,collettore tecnologico/messianico del malcontento del paese in modo che si evitasse una presa di posizione più netta.(teoria,peraltro,spesso rivendicata dallo stesso Grillo).Dopo il viaggio alla ‘City ‘ di  Di Maio e,in queste ore,la visita dello stesso presso il museo dell’oro causato di Gerusalemme,il M5S dimostra,per chi non l’avesse capito,la totale subalternità del movimento alle logiche mondialiste.I 5 stelle non sono una forza anti sistema ma lo strumento del sistema per gestire e incanalare il malcontento.Quando la sbornia in favore dei penta stellati sarà finita l’Italia più incazzata,impoverita e spaesata sarà alla ricerca di alternative vere.In quest’ottica l’area antagonista deve comprendere di essere alla vigilia di un momento storico ed essere capace,parlando il linguaggio delle vaste aree impoverite,di intercettare il malcontento e trasformarlo così in un attacco al sistema.

ELITE SENZA VERGOGNA: BARROSO, DALL’INTERNAZIONALISMO PROLETARIO ALL’INTERNALIZZAZIONE DEL CAPITALE.

di Andrea Farhat

Nel bel mezzo della crisi delle banche europee,la Goldman Sachs
annuncia oggi l’assunzione di Durao Barroso come presidente non
esecutivo e advisor della banca d’affari USA.I padroni della
finanza,incuranti della progressiva presa di coscienza da parte dei
popoli d’Europa dell’asservimento evidente delle classi dirigenti
europee alla finanza internazionale non si fanno nessuno scrupolo ad
assumere Barroso come loro advisor.Il rapporto incestuoso tra Goldman
Sachs e i politici europei è di antica data:Prodi,Monti,Draghi(solo per
citare gli italiani).La storia di Barroso è esemplare dei tripli salti
mortali che caratterizzano le classi dirigenti che ci
comandano.Barroso,figlio della borghesia portoghese,si distingue
all’università di Lisbona non tanto per la disinvoltura con la quale
maneggia i codici ma soprattutto per l’adesione ad un piccolo gruppo
trotzkista attivo in facoltà in piena rivoluzione dei garofani.

Dopo un breve periodo di decantazione lo troviamo,opla’,nel 1980 tra i
dirigenti del PSD formazione portoghese di centro-destra aderente al
PPE.Dopo alcuni anni durante i quali svolge il ruolo di ministro degli
Esteri e Primo Ministro del suo paese lo si ritrova,d’incanto,per 10
anni presidente della commissione Europea.Il pingue Barroso ha un
percorso politico molto simile a quello dei neo-con statunitensi i
quali,anche loro,partiti da posizioni trotzkiste li ritroviamo a fianco
di Bush Junior in qualità di ispiratori e pretoriani del ‘New Middle
East’,che,dopo centinaia di migliaia di morti,ha portato alla tragica
situazione attuale.La nomina odierna dí Barroso mostra due
cose:l’arroganza dei centri del potere finanziario e il disinvolto
atteggiamento di alcuni internazionalisti marxisti.La mancanza di radici
e di identità di entrambe gli internazionalismi creano le premesse per
queste incomprensibili giravolte.I popoli Europei hanno bisogno più che
mai di nuovi leaders capaci di spazzare via questa banda di burocrati e
criminali che,per conto del grande capitale,ci hanno fatto precipitare
nella situazione attuale.PRIMA AVVIENE E MEGLIO È PER TUTTI!

BREXIT, CRISI ECONOMICA, FLUSSI MIGRATORI, ELEZIONI IN AUSTRIA. L’EDIFICIO EUROPEO INIZIA A VACILLARE

di Andrea Farhat

Nei primi 40 anni del lungo dopoguerra, complice lo scontro tra i due blocchi, buona parte dei paesi europei venivano governati da partiti eredi della tradizione novecentesca funzionali al mantenimento di certi equilibri. Nello stesso periodo, 45-85, la cosiddetta Europa occidentale veniva lentamente ma inesorabilmente contagiata dall’american way of life: consumismo, edonismo, aborto, divorzio, materialismo e inglesizzazione del linguaggio. Queste spinte alla disgregazione hanno progressivamente eroso quell’omogeneità valoriale che da sempre rappresenta uno dei collanti principali del continente. Con la caduta del muro, rotti certi equilibri, senza più la paura della minaccia, vera o presunta d’oltre cortina, parte una nuova fase. Inizia lo smantellamento dei diritti e delle tutele dei popoli sedimentatesi nel corso dei decenni precedenti:precarietà,privatizzazioni,riduzione delle prestazioni sanitarie diventano il mantra di quegli anni. Nel frattempo l’accelerazione voluta del processo di globalizzazione favorisce l’ingresso in Europa di merci a basso costo e zeri diritti sociali,favorendo altresì la delocalizzazione del lavoro.
Con l’obiettivo di creare una struttura istituzionale stabile di controllo viene accelerata la costruzione dell’UE e dell’euro.La retorica sui padri fondatori d’Europa Monnet, Spinelli, Schuman (di cultura mondialista) cerca di dare un fondamento etico/morale all’UE. Questo processo viene reso possibile grazie alla combinazione di 3 elementi:media proni al progetto, classe politica di scarso spessore,finti intellettuali asserviti alle grandi strategie in atto.
Tutto risulta sotto il controllo delle elite dalla nascita dell’euro fino agli anni 2008-2009,anni carichi di promesse e di aspettative.Poi,intorno alla fine dello scorso decennio avvengono due imprevisti che si aggiungono alla disoccupazione su larga scala e ai flussi migratori senza controllo.Il primo è l’esplosione della crisi partita dagli USA è generata dall’ingordigia del suo apparato finanziario,il secondo è l’esplosione dei social media che sfuggono in parte al controllo ferreo operato fino a quel momento dai media tradizionali.Travolta dalla crisi e con strumenti di controllo non più funzionali alle proprie esigenze,la classe dirigente europea da’ chiari segni di nervosismo e di incapacità di gestire la crisi in atto.La struttura della UE appare sempre più simile a quella dell’URSS dell’ultimo decennio della sua esistenza,grande burocrazia e promesse disattese.In questo quadro difficile ma avvincente i popoli si stanno ribellando facendo risuonare in tutto il continente il rumore delle catene che si stanno spezzando. Siamo alla vigilia di un periodo entusiasmante! Viva l’Europa dei popoli, viva la terra dei nostri padri!

E.R.P. OVVERO L’INGANNO DEL PIANO MARSHALL

di Alberto Nicoletta

L’ E.R.P. (European Recovery Program), piano per la ripresa Europea, meglio conosciuto con il nome di Piano Marshall fu uno dei piani politico-economici imposti dagli stati uniti sull’ Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Fu nel 1947 che il segretario di stato statunitense George Marshall annunciò al mondo il progetto di “aiuti” per un’ Europa da ricostruire dopo la guerra, in realtà non si trattò come ci insegna ancora la propaganda yankee di un’ atto solidale, ma di una vera e propria strategia per impadronirsi dell’ Europa… Vediamo cosa avvenne in Italia !

Il Piano fu applicato dal 1948 al 1951 in Italia e Europa, e riguardava la vendita di manufatti utili al rilancio dell’ economia europea, tuttavia i beni venduti all’ Italia avevano un prezzo fissato dagli americani in loro favore, o meglio, alcuni prodotti erano gratuiti ma altri venivano ceduti a quattro volte il loro valore, ovvero per ogni bene gratuito ve ne era un altro al quadruplo del prezzo.
Conseguentemente, il cemento, gli autocarri e i macchinari che l’ Italia comprò dagli stati uniti generarono un debito, ed il notevole guadagno degli u.s.a. fu favorito anche dal fatto che per la produzione di tali beni, gli operai nord-americani furono pagati pochissimo e furono costretti a orari lavorativi sconsiderati, tali da creare una situazione di “semi-schiavitù” coadiuvata dai loro stessi sindacati denominati “Unions”.
Il 18 aprile del 1944 Papa Montini crea la P.C.A. (Pontificia Commissione d’ Assistenza) la quale a guerra finita si occuperà di ricevere le navi nord-americane a Roma cariche di aiuti per l’ Italia, come previsto dal Piano Marshall. Tale organo era fortemente infiltrato di doppiogiochisti come Taylor ovvero l’ ambasciatore di Roosvelt, nel 1973 la P.C.A. sarà sciolta e dalle sue ceneri nascerà la C.A.R.I.T.A.S.
Ed è proprio la P.C.A. che lucrerà sul piano E.R.P. creando un vero e proprio monopolio, prelevando sistematicamente una parte dei soldi destinati all’ acquisto dei beni venduti dagli u.s.a. , l’ Italia arrivò quindi a pagare i beni in alcuni casi fino a 8 volte il loro valore reale, le uscite della Nazione supereranno le entrate e il meccanismo del debito creatosi diventerà il guinzaglio delle banche americane nei confronti dell’ Italia.
Parallelamente l’ Italia era invasa dalle am-lire(Allied Military Currency) , una moneta messa in circolazione dall’ “Amministrazione militare alleata dei territori occupati” dal 1943 fino al 1950 (del 1945 al 1950 con l’ aiuto della Banca d’ Italia) priva di un corrispettivo in oro gli americani la stampavano al costo tipografico, per poi rivenderle agli italiani, trasformandolo in un signoraggio atto a finanziare la loro occupazione.
Tale moneta venne immessa nei territori del Sud-Italia (143.000.000 di AM-lire emessi solo nel 1943) in quantitativi eccessivi, ciò generò un’ inflazione che alzò enormemente il costo della vita, generando criminalità e prostituzione. Con questo sistema gli americani nel giro di due anni comprarono tutta l’ Italia. Questa manovra economica contribuì al disfacimento del Mezzogiorno aumentando il divario con il Nord-Italia……. Un’ Italia che non divenne certo per merito degli americani la quarta nazione al mondo (passando rapidamente al sesto) in termini di crescita negli anni ’50, per poi decadere fino ad oggi ma questa (anche se collegata) è un’altra storia….

UNIRE UN’EUROPA IN ODORE DI ZOLFO

di Simone Boscali

Prima di scrivere queste riflessioni ho sprecato un po’ di tempo a leggere le versioni contrarie rispetto al fatto che me le ha ispirate.

Mi riferisco alla recente cerimonia di inaugurazione in Svizzera del tunnel del San Gottardo e alle sue simbologie sataniste. Poiché la fantasia e l’inconscia volontà di credere a ciò che si vuole sono forti anche nell’animo meglio intenzionato, ho incrociato le interpretazioni antagoniste (come quella di Maurizio Blondet) con quelle dei siti di disinformazione (che non cito per non far loro pubblicità) nel modo più distaccato possibile e la mia conclusione è che se l’interpretazione di un Blondet o di altri autori stranieri non è esatta al 100%, siamo almeno al 90.

Prima di proseguire si badi bene. Non si vuole, nelle righe che seguono, dare sfogo a un piagnisteo scandalistico cattolico-integralista e nemmeno omaggiare il bigottismo del fondamentalismo islamico noto alle cronache. Si vuole invece parlare di un satanismo legato agli ambienti politico-finanziari che trascende ogni visione religiosa e che anzi precede l’istituzione stessa delle maggiori fede monoteistiche (si pensi ai culti de facto satanici ai vari Seth, Saturno, Kronos, Ahriman, etc…). E si tratta oggi di un fenomeno che, sebbene possa non interessare alle persone prive di una sensibilità spirituale, si interessa di tutti, religiosi e non.

Ahimè, a dispetto degli articolati tentativi dei debunker di far passare l’allarme su questa inaugurazione come l’ennesima paranoia complottista, ho trovato solo conferme del reale significato satanico di quella cerimonia e il loro collegamento alla locale mitologia elvetica per spiegare certi simbolismi paiono meno efficaci di una foglia di fico.

Ciò che mi preme maggiormente ora non è però l’approfondimento di quello che ormai possiamo identificare come un vero rituale a Satana da parte dei potenti d’Europa e dei loro collaboratori, quanto capire perché una cosa di questo tipo, che ha avuto una certa eco anche nei media di regime ed è facilmente rintracciabile in rete, non abbia scosso le coscienze dei più, nemmeno di coloro, pagani, cristiani o musulmani, che dovrebbero avere in proposito maggior sensibilità.

E torniamo al discorso del complottismo poiché ciclicamente si verifica che quelle previsioni che gli autori e i militanti definiti con disprezzo “complottisti” dalla visione di regime si rivelano corrette a distanza di tempo. Solo che il pubblico non è in grado di cogliere la portata di questo vuoi perché le vecchie previsioni “cospirazioniste” sono state nel frattempo banalmente dimenticate, vuoi perché, al contrario, non se ne riconosce l’importanza in quanto il fatto previsto a suo tempo si è in effetti verificato ma sicuramente per il pubblico deve avere un altro significato, positivo e non negativo.

Questo stesso ragionamento si può proporre nel caso del satanismo. Da tantissimo tempo infatti siamo vittime di una capillare esposizione di simboli satanici, massonici e contro-iniziatici. Simboli mimetizzati sotto significati annacquati rispetto al loro valore originale o comunque difficili da cogliere e che non sono sempre simboli visivi ma, talvolta, nascosti in numeri, date, suoni.

Nel caso dei segni visivi, il simbolo satanico a cui siamo probabilmente più esposti è la contro-runa di Yr (che si oppone alla runa salvifica di Algiz). Si tratta di un antichissimo simbolo che raffigura un uomo stilizzato col capo e le braccia verso il basso a rivelare la propria tensione e devozione verso gli inferi. Come possiamo notare essa è nascosta in quello che dagli anni sessanta in poi è conosciuto come il simbolo della pace particolarmente in voga nel movimento hippie in America, e oggi molto usato per esempio sui capi di abbigliamento, specialmente femminili o per bambini.

Anche l’occhio onniveggente della massoneria fa spesso capolino nei video musicali, in particolare di cantanti come Lady Gaga, ottenendo il doppio risultato di abituare gli spettatori all’idea di essere sempre controllati da un’entità superiore (in realtà inferiore) ma anche di sminuire e banalizzare il significato di quel simbolo così da non darvi la giusta importanza se notato in contesti più formali.

Sempre molti cantanti fanno ricorso nei video o nelle scenografie dei concerti a parodie di sacrifici o rituali violenti con uso di carne e sangue (ora reali, ora di scena) o cadaveri in putrefazione (in questo caso si spera siano solo scenografici).

Ricordiamo poi il simbolismo intrinseco all’Expo 2015 di Milano, un omaggio al capitalismo predatorio incastrato fra le due notti di Valpurga (30 aprile/1 maggio) e di Halloween (31 ottobre/1 novembre) con tanto riproduzione modernista di un Albero della Vita che fin troppo rievoca l’omonimo albero posto nel Giardino dell’Eden e del quale Adamo ed Eva non riuscirono a cogliere il frutto dopo aver mangiato quello dell’Albero della Conoscenza (una conoscenza rubata, prometeica) grazie alla cacciata divina. Evidentemente, in quella manifestazione dedicata al dio denaro, l’uomo voleva riprendersi un frutto che una divinità più saggia gli aveva negato.

Il continuo stillicidio di queste simbologie, visibili e non, ha l’effetto di assuefarci, di abituarci poco alla volta alla presenza del Male al punto da rimanere insensibili nei momenti di una sua effettiva rivelazione, una comparizione che quasi non viene notata nemmeno da chi, pagano, cristiano o musulmano, dovrebbe essere più attento a queste cose.

Non sembra infatti possibile, nemmeno dopo aver dato il maggior credito possibile ai disinformatori del debunking, che un vero rituale come quello dell’inaugurazione del San Gottardo possa essere passato sotto silenzio e che non una sola voce ufficiale si sia levata per esempio dalla Chiesa.

La presenza di importanti personalità dei governi europei non fa che rendere l’avvenimento ancora più inquietante, quale che fosse il loro stato d’animo. Possiamo credere che nessuno tra Matteo Renzi, Angela Merkel e François Hollande abbia colto il valore rituale e satanico della rappresentazione cui stavano assistendo? Se è così questo significa che anche le maggiori personalità di governo hanno ormai una capacità di lettura, una coscienza della realtà del tutto azzerata e questo fa di loro dei perfetti burattini, cosa che li delegittima immediatamente. Ma se, come è più probabile, essi hanno perfettamente inteso ciò cui hanno assistito… assumerebbero all’istante un ruolo ben diverso. Complici di quel rituale e in qualche modo facenti parte del complesso sistema dei livelli di potere che accedono a quella forma di devozione.

E in entrambi i casi, di fronte alla loro impassibile presenza (quale che fosse la ragione di questa impassibilità) il popolo non ha colto nulla sebbene tutto, ma proprio tutto sia reperibile e visibile.

Questo è l’effetto del piccolo ma continuo avvelenamento quotidiano delle coscienze. E’ l’effetto della “rana bollita” che, messa in una pentola d’acqua fresca, non si accorge che si sta scaldando poco alla volta e quando è sul punto di essere bollita non ha più la forza di saltare fuori. Siamo stati drogati interiormente e la nostra coscienza profonda è annebbiata, incapace di cogliere i piccoli segnali coi quali il Male si annuncia al punto da non comprendere nemmeno il momento in cui si è presentato ufficialmente con tanto di sfoggio diplomatico.

Aver preso correttamente atto di quanto scritto sopra (un resoconto comunque abbozzato, insufficiente) è il primo passo per ri-vedere tutto ciò di cui si è parlato sotto una luce rinnovata e ri-prendersi la propria coscienza della realtà, scatenando un effetto domino che poco alla volta disintossichi i nostri occhi annebbiati.

OGGI L’ITALIA E’ GONDOR. OGGI GONDOR E’ L’ITALIA

di Simone Boscali

Molti lettori di questo articolo sicuramente conoscono il mondo creato da J.R.R. Tolkien ne Il Signore degli anelli e qualcun altro ne conoscerà almeno la pur non fedelissima versione cinematografica di Peter Jackson.
Come tutte le grandi opere anche questo racconto epico contiene significati esoterici o profetici molto profondi e attuali anche se non ci è dato sapere perché, se per un ingresso iniziatico dello stesso autore a importanti livelli di Coscienza oppure semplicemente perché la sua opera è sfuggita al controllo dello scrittore producendo significati che nemmeno Tolkien si sarebbe immaginato.
Ad ogni modo il regno di Gondor costituisce il cuore geografico e politico del mondo fantastico di Tolkien, la Terra di Mezzo, intorno a cui ruota il ritorno all’antico ordine tradizionale e comunitario contro il nuovo ordine materialista, modernista e, diciamolo pure, industrialista del malvagio signore Sauron e del suo nero dominio di orchi, Mordor, l’anti-Gondor.
Ma a dispetto del suo retaggio prestigioso e dell’importante ruolo di cui è rivestita, Gondor è un regno in crisi. E’ un regno senza sovrano, retto da una dinastia di sovrintendenti, in attesa del ritorno di un re che ripristini i valori, i principi e il ruolo della nazione. Gondor è anche un paese in profonda crisi demografica, in cui da tempo si fanno pochi figli a partire dalle classi nobili e il popolo preferisce vivere ricordando i fasti del passato anziché lavorare per rinnovarli.
Ma la crisi di questa nazione non nasce per caso. Le ragioni di questa sofferenza trascendono la materia e affondano le proprie radici in una sorta di legge del contrappasso, del karma, dal momento che l’antico re di Gondor, Isildur, si è lasciato tentare dal potere dell’Anello, vale a dire dai disvalori della modernità, dell’individualismo, della potenza e della produzione, incarnando quel Nemico che lui e il suo regno avrebbero dovuto combattere. Per aver rinunciato al proprio naturale ruolo di protettore della Luce nel mondo, Gondor è finito per secoli nell’Oscurità.
Per spazzare via ogni brace di speranza e forza ancora accesa sotto le ceneri della secolare decadenza, Mordor, al culmine della sua guerra generale di sottomissione per imporre il proprio nuovo ordine, decide di colpire con il massimo della violenza Gondor, l’ultimo riferimento intorno al quale gli uomini avrebbero potuto riorganizzarsi e sperare di avere un futuro.
Ma non è solo dal Male vero e proprio che Gondor deve difendersi ma anche da altre forze che la combattono contro il proprio stesso interesse e nell’ingenua illusione di emanciparsi e di poter condividere il potere con Mordor. Gli Esterling e gli Haradrim, pur essendo umani, si alleano con Mordor contro Gondor, ma non per malvagità. Ciò che devia queste persone è la mancanza di coscienza, di conoscenza, consapevolezza. Sono stati ingannati, manipolati dalla propaganda e dalle parole velenose di Sauron e non sanno in fondo di essere dalla parte sbagliata e non immaginano di essere solo degli strumenti che verranno rottamati a cose fatte senza alcuna gratitudine da parte dell’Oscuro Signore.
Certamente mai Tolkien avrebbe pensato che i panni della sua Gondor sarebbero stati indossati proprio dalla nostra Italia, ma la situazione simbolica che ha descritto, e che oggi si ripete così fedelmente, rappresenta una profezia vera e proprio e non un semplice averci preso per caso.
Come Gondor l’Italia è un paese dall’antichità gloriosa ma proprio al culmine del suo splendore ha fallito nella missione civilizzatrice sotto l’egida di Roma iniziando a incarnare i disvalori che avrebbe dovuto combattere come il mercantilismo, l’individualismo e l’imperialismo fine a se stesso. Per la legge del karma, una nazione che rinunci al proprio compito civilizzatore è condannata a subire per secoli l’inciviltà altrui, cosa troppo evidente nel nostro paese oggi.
Come Gondor l’Italia è da troppo tempo un paese senza un re, senza una classe dirigente saggia, equilibrata e che sappia agire in modo disinteressato per il bene comune.
Come Gondor l’Italia, di fronte alle umiliazioni e ai torti subiti, cerca conforto nel ricordo dell’antica gloria o nell’ammirazione che ancora oggi milioni di persone nel mondo nutrono per le bellezze e la cultura del nostro paese, senza che gli italiani siano però capaci di tornare a promuovere nel mondo questo immenso bagaglio di illuminazione e meno ancora di farlo proprio, di introiettarlo e incarnarlo nel proprio vivere quotidiano e comunitario.
Come Gondor l’Italia è un paese in calo demografico e incapace di provvedere alle proprie esigenze al punto da dover appaltare a capitali e aziende straniere produzioni e servizi e affidandosi a masse di immigrati disperati per quei lavori che una popolazione buontempona non vuole più fare o non può più fare per la semplice mancanza demografica di lavoratori.
Ma l’Italia è un paese diverso e ancora, sotto le ceneri, arde qualche brace che potrebbe rinnovare un fuoco ben più potente e invertire il corso delle cose, bloccare l’imposizione del nuovo ordine mondiale sull’antico ordine della comunità e della tradizione.
Novella Gondor, l’Italia è finita nel mirino di Mordor, del sistema capitalista, perché a differenza degli altri paesi progrediti è ancora affezionata, non importa se con sincerità o in qualche caso per ipocrisia, alle famiglie in cui vi sono il padre, la madre, i figli, mentre chi vuol vivere una propria vita di coppia diversa lo può fare ma senza pretendere di dissacrare impunemente, scimmiottandola volgarmente, la famiglia vera.
L’Italia, la nuova Gondor, è finita nel mirino della Mordor capitalista perché a differenza dei paesi evoluti del resto d’Europa i propri cittadini preferiscono ancora commerciare maneggiando il buon vecchio denaro sonante. Un denaro a monte infettato da un’emissione che genera debito pubblico, certo, ma che ancora, come insegnano le storiche crisi bancarie e finanziarie dal ’29 alla Grecia, costituisce l’ultimo strumento di controllo del cittadino sul sistema monetario e da la percezione della propria capacità di ottenere beni e servizi in cambio del denaro guadagnato. Tutto questo senza che qualche Occhio (quello di Sauron, nel mondo di Tolkien, o quello onniveggente della massoneria nel nostro sistema) pretenda di scrutare fin dentro le nostre tasche per “spegnerci” elettronicamente al momento opportuno, quando diventiamo troppo scomodi.
L’Italia viene investita dalle nere orde di Mordor perché a differenza degli altri paesi moderni avrà sì un debito pubblico immenso, ma le sue famiglie all’antica possiedono un risparmio privato che è oltre quattro volte tanto e che fa impallidire la capacità di risparmio e di affrontare il futuro di altri stati decantati e presi come modello. Un tesoro enorme che le banche e le grandi aziende (per motivi di controllo le prime, a garanzia degli investimenti pubblici le seconde) non possono lasciare sotto l’esclusivo controllo dei loro legittimi possessori.
E ancora, l’Italia è attraversata in lungo e in largo da chiese stupende ma anche dagli antichi templi pagani di Roma e della Magna Grecia. Magnifici edifici che sono lì a ricordare ciò che Mordor vorrebbe farci dimenticare, ossia che l’uomo non coincide con la sua scorza corporea ma ha una natura diversa che trascende la materia e qui in Italia questa tensione, questa ricerca di spiritualità, è sempre stata fortissima.
Come Gondor, l’Italia non deve affrontare solo l’urto frontale con le orde di orchi di Mordor. Ma anche la minaccia di altre forze, spesso interne, che per disinformazione e manipolazione si sono unite al nemico combattendo contro il proprio stesso interesse una battaglia altrui. Il pensiero non può non correre a tutti coloro che, in buona fede ma ingenuamente, aderiscono alle pressioni mediatiche ed economiche esterne per rendere prioritario lo smantellamento della sovranità nazionale (quel che ne resta) a favore del protettorato europeo piuttosto che la distruzione della famiglia e l’estensione dei dispositivi di controllo personali.
All’inizio dell’assalto di Mordor alle bianche mura di Minas Tirith, la capitale di Gondor, nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla sopravvivenza di quest’ultima. Uno sterminato, nero esercito di orchi riempiva la piana del Pelennor di fronte alla città, presidiata da pochi e disorientati difensori senza una guida valida.
Il destino dell’ultima, tenue fiaccola di civiltà sembrava segnato.
Ma la fine della battaglia avrebbe narrato un esito diverso e così sarà per l’Italia, la nostra amata patria.
Perché mentre orde senza fine di orchi (orde orcobaleno?) davano l’assalto sentendosi la vittoria già in tasca, il Bene stava preparando la contromossa. I Raminghi, che per secoli avevano custodito gli antichi valori e la forza, a dispetto dell’esilio e della condanna sofferti, si sono preparati e radunati per combattere proprio come oggi persone e gruppi in tutta Italia, attaccati e censurati, si organizzano per farsi trovare pronti all’appuntamento con la storia. I cavalieri di Rohan, che il Nemico non sapeva essere ancora in grado di combattere, stavano giungendo in soccorso come oggi altri paesi al mondo stanno combattendo il sistema con le armi e sono pronti a schierarsi con l’Italia.
Come gli orchi di Mordor oggi i più, completamente privi di coscienza e obbedienti solo alla voce dell’Anello, dell’unico sistema di ingiustizia che sono in grado di concepire, riderebbero se gli si rivelasse che la loro sconfitta è prossima perché ai loro occhi non vi è alcun segno immediatamente visibile.
Il compito dei Raminghi oggi è quello di cucire i confusi segnali di risveglio di questa nostra terra tanto disprezzata e sbeffeggiata per quella sua arretratezza che è invece la sua forza, una terra che per esprimere il meglio delle proprie potenzialità, che risalgono all’alba dei tempi, non ha bisogno di essere rinnegata e derisa, ma amata, come gli ultimi difensori hanno amato Gondor nell’ora più buia.
Allora coloro che sostengono il Bene sorprenderanno se stessi e potranno riscrivere queste parole, non più fantastiche, ma storiche.

Erano stati uccisi tutti, eccetto quelli fuggiti in cerca della morte, o destinati ad affogare nella rossa schiuma del Fiume. Ben pochi tornarono a Morgul o a Mordor, e nella terra degli Haradrim non giunse che una lontana storia: l’eco della collera e del terrore di Gondor

ZALONE

di Simone Boscali

Negli ultimi tempi ho cambiato il mio approccio verso le persone, quella stragrande maggioranza del genere umano che con tanta leggerezza simpatizza per i propri carcerieri ed è ansiosa di sacrificare se stessa per morire in guerre altrui.
Non mi chiedo più perché in giro ci siano tante persone stupide, perché questo è un approccio dettato da rabbia e incapacità di comprensione. Oggi mi chiedo invece come mai ci siano tante persone che pur avendo assoluta intelligenza dicono, fanno o sostengono cose stupide. Se ciò che muove una vera rivoluzione non può che essere l’Amore disinteressato, allora anche il nostro approccio all’altro deve essere in primo luogo amorevole e non dispregiativo.
Oggi quindi tante persone intelligenti si interrogano, nel momento in cui sviluppano interessi intellettuali e culturali a qualsiasi livello, su come sia stato possibile che nel passato milioni di persone, interi popoli e intere nazioni, abbiano seguito un capo sulla via di una rovina folle e degenerata, come sia possibile che non si siano accorti dell’errore clamoroso che stavano facendo, dei crimini di cui si stavano macchiando, degli inganni a cui erano sottoposti e perché infine non abbiano reagito nel nome della libertà e della democrazia.
Ci sarebbe molto da discutere sui fatti che a questo proposito studiamo, al punto che forse non ne vale nemmeno più la pena.
Quello che conta davvero è che le persone in gamba che si pongono questa domanda, comunque meritoria, commettono a propria volta un errore clamoroso, forse ancora peggiore rispetto alle persone del passato perché non fanno tesoro delle esperienze studiate. Vale a dire non capiscono che essi stanno riproducendo la stessa medesima sottomissione a un capo, a un sistema degenerato e liberticida che ha la sua propaganda di regime, i suoi campi di sterminio, le sue guerre di conquista, i suoi capri espiatori artefatti, i suoi nemici immaginari e propagandistici, i suoi rituali grotteschi di dimostrazione di fedeltà dogmatica, le sue squadre di picchiatori da strada e così via.
Persone di indubbia intelligenza e capacità accusano altri di una colpa che essi riproducono in proporzioni ben più gravi: perché?
Senza dimenticare che in ultima battuta sono sempre le singole persone e le comunità ad avere la responsabilità di credere acriticamente a ciò che viene loro propinato o al contrario di ponderare per bene le informazioni, oggi, come cento o mille anni fa, è sempre la voce di chi è al potere che modella una realtà propagandistica destinata a ingannare e sottomettere milioni di persone in tutto l’occidente capitalista.
In sostanza il motivo per cui anche oggi delle persone intelligenti fanno qualcosa di stupido è la disinformazione. Una disinformazione dalla quale è difficile difendersi proprio perché, alla luce dei modi espliciti con la quale si è presentata in passato, giunge oggi sotto le mentite spoglie di momenti culturali o ricreativi innocui e che invece hanno preso il posto, potenziandosi, dei cinegiornali, delle parate, delle notizie fabbricate da uffici stampa di regime.
Oggi in pochi, persino tra le persone più preparate che stanno in guardia nel leggere articoli e libri, si aspettano di essere ingannati e inquadrati nel regime dalle battute di un comico, a suon di risate.
Hanno preso Orwell e lo hanno mascherato da Checco Zalone.
Non me ne vorrà il comico pugliese cui non si può negare una capacità di far ridere che di per sé sarebbe un vanto per il popolo italiano. Se non fosse che proprio questo popolo viene messo sotto attacco dalla comicità frizzante di Zalone e sono questa comicità, questo divertimento che accompagnandosi a messaggi liberticidi trasformano la libertà in qualcosa di noioso.
Nel suo ultimo film “Quo vado?” Checco Zalone deride il posto di lavoro fisso e così cavalca l’ideologia di un regime che, non volendo più offrire posti di lavoro stabili, impone un precariato sempre più diffuso a fini di controllo sociale.
Il posto fisso, appunto, tipicamente italiano, superato, passato, a differenza del tanto decantato modello nordico della “flessibilità”, una flessibilità che probabilmente viene spacciata come personale più ancora che lavorativa, perché l’italiano, nella sua legittima aspirazione al posto fisso, è anche “rigido”.
Una flessibilità che va oltre quindi e si estende anche alla famiglia. Perché gli italiani retrogradi e rigidi credono ancora nella famiglia con mamma, papà e figli mentre per i nordici tutto questo è superato. Da quelle parti una donna può avere tre matrimoni falliti alle spalle con altrettanti figli di religioni diverse avuti dai tre mariti e uno di questi si è modernamente risposato con un altro uomo.
Ma Zalone va oltre e, magari in buona fede (anche per lui vale il concetto di persona intelligente che fa inspiegabilmente cose stupide), ci mette anche una propaganda vaccinale per cui una bella punturina salva la vita dei neonati e non solo quando la verità è ben diversa, specialmente nel caso dei poveri bambini africani che in realtà sono vittime di malattie infettive per ragioni più incivili che non la penuria di farmaci.
Può un insospettabile film comico manipolare una mente più di una propaganda ufficiale e totalitarista? Nulla è meglio nascosto di ciò che è perfettamente in vista e nulla è più pericoloso di ciò che appare innocuo.
Addebitando a una pellicola una tale pericolosità diventa talmente facile essere derisi, essere presi per pazzi complottisti che molto probabilmente si ha fatto centro. Ed è anche molto facile associare un certo grado di positività a tutto ciò che viene trasmesso accompagnato a tanta allegria ed euforia, ridendo per esempio a squarciagola sulla modernità della “flessibilità” e sulla ridicolaggine del “posto fisso” all’italiana.
Questo film farà veramente ridere. Ma se, come si diceva, occorre capire perché persone intelligenti facciano spesso cose davvero stupide, servirà anche capire perché persone che ridono tanto si troveranno poi a piangere per quelle cose che sembravano tanto divertenti.
La comicità di Zalone godiamocela oggi, perché domani quelle cose, fuori dall’innocua cellulosa del film, non ci divertiranno più.

VLADIMIR PUTIN E L’EURASIA SECONDO LA NOSTRA VISIONE

di Simone Boscali

“In seguito all’assorbimento dell’Europa da parte della Russia, e dell’Impero Britannico da parte degli Stati Uniti, erano già nate due delle tre potenze oggi esistenti” [George Orwell, 1984]

Rispetto a quanto già espresso in questo spazio negli anni e ancora di più nelle settimane scorse ciò che verrà detto in questo articolo potrebbe sembrare in controtendenza. Nello specifico, se sino a qui Caposaldo ha di fatto salutato con favore l’opposizione che la Federazione Russa ha esercitato tatticamente nei confronti del sistema a guida occidentale, qui vogliamo invece ribadire che, essendo il nostro primo interesse il recupero delle sovranità in Italia e in Europa, è nostro preciso compito fissare con molta attenzione il nostro sguardo sull’importante ruolo di contrasto che la Russia esercita contro i Nemici dell’umanità, ma, con la coda dell’occhio, verificare che questi ultimi non abbiano già iniziato ad addomesticare l’orso russo per farne un nuovo gendarme a servizio del sistema.

Per quanto si è visto sino ad oggi abbiamo ragione di ritenere che la Russia sia un paese con altissimo livello di sovranità e che l’attuale presidente, Vladimir Vladimirovic Putin, sia un personaggio slegato dalle oligarchie che, con discrezione o con segretezza, manipolano le grandi dinamiche mondiali. Questo non significa necessariamente che la Russia e Putin costituiscano per noi degli esempi in fatto di programmazione politica e men che meno di anticapitalismo. Ci limitiamo a prendere atto, ed è una presa d’atto comunque importantissima, che Putin senza necessariamente essere “Uno dei nostri”, non è “uno dei loro” e la Russia che governa di conseguenza non sottosta a certe agende esterne.

Ecco quindi che la politica estera di Mosca presenta ampi tratti di sovranità ostile ai paesi sottomessi alle élite, vedasi la difesa delle regioni russofone del Donbass e soprattutto il deciso intervento militare in Siria a difesa dello stato legittimo e contro i miliziani dell’Isis sostenuti da USA ed Europa.

Ma se la Russia di Putin costituisce tatticamente un momento affidabile di opposizione al sistema, non possiamo escludere che le oligarchie globali, non riuscendo a domare nell’immediato il grande orso, non stiano pensando a imbrigliarlo in futuro, magari nel dopo-Putin, vanificando gli sforzi antimondialisti di questo e piegandoli anzi ai propri disegni futuri.

Non possiamo infatti ignorare, da osservatori dediti a cogliere le sfumature, che l’ascesa del presidente russo come salvatore di una Europa liberata dagli USA sembra rispecchiare un copione preparato da altri. La clamorosa incapacità di Obama su ogni singolo fronte non fa altro che esaltare ancora di più le oggettive capacità di Putin a livello internazionale. Analogamente le presunte azioni militari di USA ed Europa contro l’Isis quando l’opinione pubblica in realtà sa già benissimo che proprio americani ed europei ne sono i protettori, elevano il presidente russo addirittura alla posizione di “uomo della provvidenza” nel momento in cui la Russia, mai coinvolta nel sostegno al terrorismo, attacca militarmente con successo i terroristi.

Questo non significa che Vladimir Putin stia recitando un copione. Provenendo anzi da una formazione di sinceri patrioti, le sue azioni si inquadrano proprio in un agire alla ricerca della sovranità completa in opposizione a inquietanti oligarchie mondiali che ancora non ha la forza di combattere apertamente. Tuttavia queste stesse oligarchie, agendo fuori dalla sfera di controllo di Putin, e quindi fuori dalla Russia, possono piegarne a proprio futuro vantaggio le azioni facendolo appunto apparire in qualche modo gradito e lasciando al suo paese crescenti quote di potere regionale e continentale per poi travasarvi, quando Putin non sarà più, il potere politico ed economico ora stanziato in Occidente.

Destano sospetti in questo senso anche alcune manovre e pensieri economici occidentali apparentemente in contraddizione proprio con l’Occidente stesso. L’eurasiatismo è una dottrina geopolitica nata in antagonismo all’Occidente a guida americana ma nel tempo sono molti i soggetti occidentali che, non avendo patria o radici, si sono proposti di riciclarne l’idea proprio per riprodurre in Eurasia i meccanismi di dominio tipicamente capitalisti una volta che il potenziale americano si fosse esaurito (così come a suo tempo il testimone del comando venne trasferito dalla Gran Bretagna all’America). Ed ecco che tali soggetti possono quindi permettersi di lasciar fare in qualche misura i veri eurasiatisti per poi inquinarne i risultati con propri, indesiderati contributi. Oltre a preparare la strumentalizzazione futura della Russia di Putin in politica estera, quindi, le oligarchie già infiltrano le istituzioni eurasiatiche per esempio con la clamorosa adesione del capitale britannico alla Banca Asiatica degli Investimenti Infrastrutturali, che “rischia” di trascinare con sé anche Italia, Francia e Germania. A ciò si aggiungano le antiche “simpatie” dell’occidentalista Romano Prodi (uomo dell’oligarchia ad alti livelli) per la Cina, simpatie che perdurano ancora oggi e che si sono estese da qualche tempo alla Russia stessa.

Quindi, se possiamo nutrire una discreta fiducia nella Russia attuale come sincero nemico dei nostri Nemici, non possiamo permetterci di cadere ai suoi piedi come fosse la salvatrice dell’umanità perché oscure trame sono già in moto nel tentativo di convertire Mosca da baluardo contro il nuovo ordine capitalista a capitale di quello stesso ordine, o, come minimo, per trascinarla in una sorta di condominio dei dominanti formato da Usa, Russia e Cina.

Se la nostra associazione può dirsi eurasiatista occorre sottolineare che per noi l’Eurasia è la nostra versione della “Patria Granda” del comandante Ernesto Guevara, l’Eurasia dei Dugin e dei Terracciano.

Non certo l’Eurasia di George Orwell.

Ai veri rivoluzionari l’arduo compito di sorvegliare e anticipare le mosse del sistema.

DISCARICA ITALIA

di Alberto Nilcoletta

L’ Italia lo sappiamo è sempre più lasciata a se stessa e le forze politiche protagoniste di quest’ultimo governo hanno proprio le serie intenzioni di affondarla del tutto.
Nel marasma di problemi che attanagliano gli Italiani, i soliti prezzolati con sede a Roma si dimenticano dei gravi problemi causati alla popolazione e all’ambiente naturale della penisola dai “rifiuti” a partire dagli scandali a Nord come quello della discarica di Montichiari (BS) fino alle discariche abusive del Sud.
Già a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, durante l’avanzata americana in Italia, le armate statunitensi lasciarono centinaia di tonnellate di esplosivi sulle nostre coste anche nei bassi fondali, tali esplosivi spesso a base di iprite dovevano essere impiegati in caso gli italiani non si fossero arresi agli alleati, finita la guerra nessuno si è più occupato di effettuare una vera e propria bonifica. Ad oggi quindi ci sono tratti di mare nel sud della penisola dove è interdetta la pesca, ma le correnti spostano gli ordigni e molte zone non sono segnalate, ed è così che diversi pescatori dichiarano che trovare un ordigno inesploso nelle reti è abbastanza frequente, ma anche molto pericoloso, ci sarebbero stati dei casi di esplosioni in mare con gravi conseguenze.
La marina militare mette tutto a tacere e i politici non ne parlano, rapporti in merito sono stati nascosti, ma il problema non si ferma agli ordigni sul fondo del mare continua con quelli utilizzati nell’ enorme poligono militare in Sardegna.
Varie Nazioni, tra cui I soliti cari alleati alla portaerei Italia, ovvero, Inghilterra, Israele e compagnia bella utilizzano costantemente i poligoni di tiro sardi, enormi poligoni (il 60% del territorio sardo è destinato ad attività militari) dove vengono testati vari tipi di bombe e missili per i test delle case produttrici di armi (il 40% delle attività svolte in tali poligoni non è pubblica ma privata) per l’ addestramento delle truppe, o per addestrare i piloti ai raid, come quello massiccio avvenuto in Libia o per gli israeliani sulla Striscia di Gaza. Tali esercitazioni oltre a lasciare interdette enormi aree di quella splendida isola italiana circondata dal Mediterraneo, sono causa del rilascio nel suolo e nell’ aria di enormi quantità di uranio impoverito, causa di varie patologie che stanno colpendo un numero sempre maggiore tra i cittadini residenti vicino alle aree addestrative, come emerso da un rapporto dell’ Atesa (Associazione Temporanea di Impresa Epidemiologia Sviluppo e Ambiente); Ma l’ Italia prende parecchi soldi per queste esercitazioni, per l’ utilizzo di un poligono sono richiesti 50.000 euro a ora.
Tuttavia come avvenuto dopo i bombardamenti sulla Libia l‘ uranio impoverito liberato dalle esplosioni nei poligoni sardi, tramite i venti viene a ricadere non solo sulla Sardegna ma su tutta la penisola italiana, sui campi agricoli, sui frutteti, sul bestiame e sulla popolazione.
L’ inquinamento nella penisola oramai da decenni si incarna nelle falde acquifere come si è notato con lo scandalo nella città di Brescia del PCB rilasciato dalla Caffaro dal 1970, scorie ben conosciute negli stati uniti in quanto prodotte in primis dalla multinazionale “Monsanto” fin dal 1937, e per questo colpita da un’azione legale (che la Monsanto ha perso) dai cittadini, la stessa multinazionale che tramite il sistema degli OGM vuole imporre il dominio sulla produzione alimentare anche in Italia.
Ma se qualcuno ha potuto scaricare liberamente i policlorobifenili è sicuramente grazie alla solita elite politica italiana sempre ostile agli interessi del popolo, corrotta e indebolita dal sistema democratico-liberale.
Il nostro Paese è martoriato dall’inquinamento dell’ enorme traffico automobilistico (l’ Italia è il settimo Paese in Europa per livello di traffico), incentivato ai suoi esordi per esaudire gli interessi del colosso FIAT, il numero di automobili in buona parte potrebbe essere ridotto con il maggior impiego dei mezzi pubblici, servizi che potrebbero essere gratuiti e pienamente garantiti solo all’ interno di uno stato sociale che in Italia è oramai stato disgregato a favore della costosa privatizzazione selvaggia nemica del cittadino; con un conseguente aumento delle ore buttate via nelle pesanti code e dei terribili incidenti stradali (secondo i dati Istat in Italia nel 2012 si sono registrati 186.726 incidenti stradali con lesioni a persone con 3653 morti).
Non meno importante è l’ inquinamento delle onde elettromagnetiche, come il caso della base statunitense a Niscemi, dove le potenti onde elettromagnetiche dei sistemi radar installati per le guerre nel Medioriente sono pericolosissime per la popolazione del paese, installazioni totalmente futili per i reali interessi dello Stato Italiano.
Non c’è quindi da stupirsi se l’ aumento di tumori in Italia sia sempre più marcato
Quello che è ancora uno dei paesi più industrializzati al mondo, ovvero l’ Italia, dovrebbe imporre un miglior controllo e un miglior sistema organizzativo per quanto riguarda la gestione delle varie forme di inquinamento, soluzioni totali non se ne vedono ma sicuramente dei miglioramenti anche notevoli si possono fare, tuttavia sarebbe importante che lo stato si prendesse cura di questi aspetti in maniera seria e radicale, senza permettere ai soliti servi delle lobby economiche di speculare sulla pelle degli Italiani, per la quale nessuno fa nulla.

Strage di Parigi, quarto attacco all’Europa in pochi mesi


Ci siamo. Siamo stati facili profeti, come previsto dall’articolo di fine settembre, è partito il quarto attacco all’Europa in pochi mesi! Protagonista è questa volta l’estremismo islamico armato.

Questa è un storia di chiaro/scuri, fatta di fanatismo e servizi segreti. Dal ruolo di Bin Laden, amico della famiglia Bush, che in Pakistan all’inizio degli anni ’80 con l’aiuto della CIA organizza le prime milizie islamiche anti russe, all’utilizzo delle stesse in Cecenia negli anni novanta, alle ombre sulle dinamiche dell’11 settembre a New York, fino ad arrivare all’uso dell’Internazionale islamica sia per sbarazzarsi del ‘non allineato’ Gheddafi che nella Siria amica dei Russi.

Alcuni settori degli USA da una parte additano l’Islam come la grande minaccia tramite i media servili, e, dall’altra, chiudono un occhio sulle sovvenzioni alla Jahd tramite un membro della Nato (Turchia) e i propri fantocci delle petromonarchie. Qual è l’obiettivo di fondo? Qual è il piano strategico messo in atto per un’Europa ormai da anni senza statisti?

L’obiettivo è sia geopolitico, sia economico: implementare il trattato/gabbia TTIP, introdurre la dittatura digitale della moneta elettronica, dare con la scusante del terrorismo islamico un forte ‘giro di vite’ al controllo elettronico/poliziesco, continuare nella stretta burocratico/fiscale delle classi medie e fare ulteriormente avanzare la stretta sui salari.

Attenzione: l’obiettivo è, facendo leva sulla grande paura, trasformare il nostro continente da crogiolo di identità storiche e culturali diverse in una grande gabbia senza identità, alla mercé dello stivale americano e della grande finanza. In poche parole, trasformare l’Europa in una ‘PRIGIONE dei POPOLI’.
Andrea Farhat


Tre attacchi micidiali all’Europa: l’estate calda del continente

Un’estate di fuoco per l’Europa.
Tutto comincia in giugno e va avanti fino a tutto luglio, è lo psicodramma euro-mediatico sulla Grecia.
Il paese ellenico e con esso l’Europa vivono due mesi di fuoco per fronteggiare la crisi del debito.
È opportuno ricordare che in Grecia tutto parte dai conti truccati ad opera della Goldman Sachs nel 2001 per fare entrare, in zona Cesarini, la Grecia nell’euro.
La banca USA viene poi condannata per la sua “fantasia contabile” sul caso Grecia ad una grossa multa.
Visto il ruolo della Goldman Sachs (vera punta di diamante della finanza usurocratica americana) è possibile pensare che il vero obiettivo dei conti truccati in quell’occasione fosse realmente la volontà di mettere una bomba ad orologeria nei conti europei per poterla poi sfruttare, come poi è avvenuto, nel momento più opportuno.
Così la prima parte dell’estate è stata monopolizzata dalla psicodramma collettivo sulla Grecia lasciando una grave ferita alla credibilità finanziaria dell’intero continente.
Agosto e settembre sono invece caratterizzati dall’esodo di massa, prima via mare, poi via terra attraverso il nuovo “varco balcanico” reso improvvisamente praticabile per masse sempre più ampie di immigrati/profughi alla ricerca dell’Eden europeo.
La pressione dei media, veri bombardieri dell’ordine mondialista, è stata totale, hanno mosso tutte le pedine disponibili.
Dagli inviati specialissimi dei TG, ai lacrimevoli talk-show, ai dotti editoriali sempre pronti a farci una lezioncina in chiave pro-invasione in nome dei diritti umani (vera ideologia della mondializzazione).
In realtà questo progressivo ed epocale flusso sembra favorito da una strategia di fondo tendente a creare uno shock identitario all’Europa e prospettando nel medio/lungo termine la creazione dell’homo economicus senza identità, vero obiettivo degli strateghi dell’indebolimento dell’Europa.
Le due prime crisi estive hanno riguardato il debito pubblico e l’identità, l’ultima, quella della Volkswagen punta al cuore economico del continente, alla punta di diamante, trucchi a parte, della struttura e della credibilità industriale dell’Europa.
Il peso del pubblico nella proprietà, il ruolo dei sindacati nel Consiglio di Amministrazione e l’essere icona dell’efficienza germanica nel mondo, hanno reso la Volkswagen obiettivo ideale dei mastini del neoliberismo.
Quale può essere la ragione di fondo di questa micidiale e ravvicinata tripletta?
La mia ipotesi è che questi tre affondi siano stati orchestrati dall’altra parte dell’Atlantico per convincere alcuni settori economici europei, tuttora resistenti, ad accettare il TTIP.
I politici non hanno bisogno di pressioni in quanto già asserviti agli USA per vocazione.
Il TTIP, Trans Trade & Investment Partnership, è un trattato tra USA ed Europa sulla cui definizione è in atto un negoziato dal 2013.
L’obiettivo proposto è quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie e i regolamenti tecnici e le regole sanitarie. Insomma, l’ennesima spinta a favorire le corporates americane nel nostro continente.
Le oligarchie finanziarie mondialiste, con gli USA in prima fila, stanno cercando di imporre all’Europa un’ulteriore accelerazione del processo neoliberista che già tanti danni sta procurando a livello di salari e disoccupazione.
Con gli avvenimenti di questa estate si tenta di dare una spallata a chi tenta di opporsi al diktat USA.
Probabilmente se questi attacchi non sortiranno gli effetti desiderati dalle oligarchie finanziarie statunitensi è lecito aspettarsi, per l’autunno/inverno, qualche altra pesante sorpresa atta a piegare le ultime resistenze degli ambienti economici europei più riluttanti.

di Andrea Farhat

CDP, i soldi dei risparmiatori nella bocca del lupo

Matteo Renzi, pressato dalla lobby politico-giudiziaria e in conflitto con qualche loggia concorrente, cerca di uscire dall’impasse di mafia-capitale (così viene chiamato dalla stampa l’intreccio politico-affaristico che ruota attorno alle giunte capitoline, intreccio sempre esistito ma che in questo momento storico politico sembra enfatizzato ad arte per screditare ulteriormente la classe politia e in particolare Renzi) tirando fuori dal cilindro il solito asso, la Goldman Sachs, ebbene sì, la famigerata banca d’affari americana che ha sempre prestato nei momenti topici i suoi banchieri squali ai governi in difficoltà.

Dico prestato perché è risaputo che le porte della G.S. sono porte pieghevoli, si esce da una banca d’affari, si entra in qualche governo/istituzione internazionale di strozzinaggio per poi rientrare tranquillamente dalla banca dalla quale si è partiti e che si continua a servire.

Romano Prodi, Mario Draghi, Gianni Letta e Mario Monti ne sanno qualcosa: partivano dalla banca d’affari affermando di dover salvare il paese da qualche cosa e poi ritornavano alla base avendo sempre ben presente gli interessi usurai del gruppo. Infatti Draghi dal 2002 al 2005 è Vicepresidente Goldman Sachs; Monti dal 2005 al 2011 è membro del Goldman Sachs Global Market Institute; Prodi Consulente della medesima fino al ’95, Letta nel giugno 2007 è nominato Advisor G.S..

Oggi è il turno di Claudio Costamagna, già stretto collaboratore di Prodi nella svendita del patrimonio pubblico nella seconda metà degli anni ’90. Il Costamagna venne messo al vertice di CdP, per gestire questo snodo economico così importante.

Tre quarti del finanziamento di cui gode la cassa depositi proviene dalla raccolta di risparmio dgli sportelli di Poste Italiane, sotto forma di buoni fruttiferi e libretti. I soldi dei piccoli risparmiatori verranno gestiti dall’agente della G.S.. Molti sono i progetti strategici che ruotano intorno alla Cassa e le mani nelle nelle quali sono stati messi sono quelle delle peggiori e spietate lobby usuraie.

Grazie Renzi, per difenderti dagli attacchi da “logge altre” (vedi editoriale di Ferruccio de Bortoli ex direttore del Corriere: Il nemico allo specchio) non hai trovato niente di meglio che chiedere aiuto ad una delle più spietate e potenti organizzazioni di speculatori in circolazione, affidando i soldi dei piccoli risparmiatori nelle mani della banda criminal/finanziaria americana.

La sinistra bancaria colpisce ancora, indifferente agli interessi dei piccoli risparmiatori e del popolo italiano!!

di Andrea Farhat

Gli effetti nefasti della globalizzazione anglo-americana

Negli ultimi 4 anni la disoccupazione è quasi raddoppiata e affligge, con percentuali mostruose soprattutto il mondo giovanile. Ci fanno credere che la soluzione di questo problema sia strettamente legata al mitico PIL che non sale, in realtà il problema è più strutturale e viene da lontano. Nel decennio seguente la caduta del muro di Berlino, la finanza internazionale scatena, senza più limiti di sorta, la sua grande offensiva.

Uno dei fronti è quello della liberalizzazione dei mercati, cioé la ripresa dell’attacco liberista di stampo anglo-americano di mercati dei paesi rimasti ai margini dell’ingordigia degli squali liberisti.
In un certo senso si ripropone la “politica delle cannoniere” di fine ottocento. Allora gli inglesi bombardavano e sanzionavano i paesi che non si assoggettavano alla loro aggressività invasiva, oggi ammantata da finto buonismo, guerre umanitarie e sanzioni.

La pressione del duo USA/GB sul WTO si fa massccia e tra la fine degli anni ’90 e il 2000, con l’appoggio del governo D’Alema, in modo anticipato e contro ogni logica, si accelera l’ingresso della Cina. La Cina, la fabbrica del mondo, niente diritti, bassissimi salari, grande organizzazione.

Dopo 15 anni e una crisi generata dalla voracità della finanza (leggi derivati) ecco i risultati!
La disoccupazione in Italia e in Europa non è figlia della solita crisi ciclica del capitalismo ma è l’onda lunga della GLOBALIZZAZIONE ANGLO-AMERICANA!

Ciò che ci aspetta è ciò che gli economisti (sic) chiamano la jobless recovery, cioé la ripresa senza ocupazione. Gli effetti di questa situazione saranno nefasti e nel medio periodo mineranno alle radici il sistema pensionistico e il wellfare dei paesi europei.

di Andrea Farhat