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MANIPOLAZIONE PER POPOLI SUPERFLUI

Venerdì 14 giugno, ore 20.45 Sala conferenze di via Mascagni 85, Bergamo Ingresso Libero e gratuito

L’associazione Caposaldo presenta una serata sulla manipolazione e la sottomossione dei cittadini che vedrà relatore l’avvocato ed autore Marco Della Luna e dal tema “Manipolazione per popoli superflui – Una via d’uscita dal tunnel degli orrori”. L’incontro si terrà venerd’ 14 giugno alle 20.45 presso la sala conferenze di via Mascagni 85, Bergamo (zona Longuelo). Già noto per i suoi volumi che presentano le varie sfaccettature sul tema oltre, ad apparizioni televisive e in convegni, Della Luna presenterà i suoi lavori spiegando l’importanza della manipolazione delle coscienze in corso da parte delle élite dominanti. Alla luce della sua formazione in psicologia, sarà importante il suo contributo nel comprendere il funzionamento della mente umana, come questa venga quindi sfruttata dai dominanti e come, di contro, possiamo liberarci da questi artifici che raggiungono ogni ambito della nostra vita: moneta, economia, informazione, vaccinazioni, etc. Modera il tavolo Paolo Maffioletti di Caposaldo.

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/404113353519655/

Ingresso come sempre libero e gratuito.

Marco Della Luna, 1958, laureato in legge e in psicologia, avvocato e saggista, è autore di numerose opere in materia di critica socioeconomica. Soprattutto si è occupato di strumenti psicologici e monetari per la manipolazione e lo sfruttamento della società e dei singoli. Ha scoperto e denunciato il metodo contabile con cui le banche italiane occultano centinaia di miliardi all’anno di profitti. Euroschiavi, Neuroschiavi, Tecnoschiavi, Cimit€uro, Oligarchia per popoli superflui sono le sue opere più note, in cui descrive l’instaurazione di un governo “zootecnico” delle popolazioni. Nata come coordinamento di movimenti e associazioni legati da una comune battaglia, l’associazione Caposaldo costituisce ora un’associazione che raccoglie le esperienze e le sensibilità personali di militanti di diverse provenienze. Scopo del movimento è la lotta contro il sistema capitalista e il Nuovo Ordine Mondiale con la messa in campo in particolare di momenti di controinformazione, volantinaggi e incontri di approfondimento. La varietà originale degli associati consente di trattare il tema da diverse prospettive, dall’economia alla politica, dalla spiritualità all’ecologia.

Ufficio stampa e comunicazione www.caposaldo.org Cell. 3314298972

CORSO DI FORMAZIONE

Serata finale CORSO di FORMAZIONE di Economia, Moneta, Finanza e Lavoro

– PROPOSTE FINALI –

CAPOSALDO Bergamo tiene l’ottava e ultima serata dedicata al Corso di Formazione di Economia. Dopo l’analisi delle prime sette serate intorno all’Epoca del capitalismo, ora saranno da noi presentate le nostre Proposte in materia di Moneta, Finanza, Economia e Lavoro.

La serata finale si svolgerà

VENERDI’ 16 NOVEMBRE

alle ore 20,45

in via Mascagni 85 (Quartiere Longuelo) a Bergamo. I due Relatori saranno Paolo Emilio Bogni e Simone Boscali.

SIETE TUTTI INVITATI A PARTECIPARE!

L’ingresso è libero

I VIDEO DELLA CONFERENZA:



L’ANTIECONOMIA

di Andrea Ciocca

Nel parlar comune, spesso si dà per scontato che il sistema Capitalista sia un sistema economico. Erroneamente gli si affianca il termine “economia”, ma analizzandolo, emerge la totale distanza dal suo autentico significato.
Il termine “economia” nasce ben 2500 anni fa nella Grecia antica. Il suo significato etimologico discende appunto dal greco ed è dato dalla scissione della parola stessa in oikos (comunità, madre terra, casa) e nomos (ordine, legge). All’interno di ogni oikos (comunità) vivono svariati monos (singole persone) che interagiscono tra loro, dove ogni singolo monos (persona) necessita potenzialmente d’infiniti bisogni che scaturiscono da altrettanti infiniti pensieri che a loro volta creano desideri. Essa (l’economia) ha quindi il doveroso compito di disciplinare i bisogni di ogni singolo monos all’interno dell’oikos affinché la comunità non sfoci in dinamiche incontrollabili e insostenibili. Si può quindi definire che l’economia è una legge ordinata del soddisfacimento dei bisogni nella misura e nel limite in cui due o più monos vivano all’interno dell’oikos.
Tale definizione pone però una sostanziale e imprescindibile prerogativa, cioè quella che l’economia deve essere sottomessa o comunque controllata dalla politica e quindi dallo Stato, ove l’obbiettivo primario della politica stessa persegua la sua stella polare: il Bene Comune. Solidarietà, socialità, equità, giustizia e bellezza sono le cinque caratteristiche che lo compongono. Tutte le sopracitate caratteristiche che consentano il palesarsi del Bene Comune all’interno della società, affinché non esista nessun tipo di prevaricazione e competizione tra i soggetti che lo compongono, si devono fondere in un tutt’uno e manifestarsi.
Al contrario del concetto di infinito proprio del Capitalismo, i Greci avevano ben chiaro quello del limite (metron), cosicché nello stesso tempo che nasceva il termine economia si creava anche il suo contrario: la chremata. Già Aristotele individuava nella crematistica l’esatto contrario dell’economia. Essa significa bene appunto il desiderio e la volontà di accumulo di denaro o ricchezze. Il filosofo ribadiva inoltre la necessità e il dovere dell’economia di impedire l’arricchimento di pochi a discapito di altri, in quanto rischiava di compromettere irreparabilmente non solo l’economia ma la comunità stessa. I pericoli della crematistica, che s’infiltrano avvelenando la comunità, come fatto emergere già da Aristotele, sono in seguito ripresi da svariati autori tra cui Gottfried Feder, che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento denunciava in particolare la truffa dell’interesse applicato sul capitale prestato da istituti privati. Ciò che però emerge dall’analisi di Feder, è che la propensione di accumulo infinito era secondo l’autore causata da un’inclinazione spirituale da lui denominata il mammonismo.
Il mammonismo, scrive Feder, non è esclusivamente l’adorazione del potere del denaro e il dominio sinistro, invisibile, misterioso dei grandi potentati finanziari internazionali, ma è anche e soprattutto una disposizione dello spirito. Il mammonismo è la smodata esagerazione dell’istinto del possesso di denaro, è l’avidità del denaro divenuta follia, che non conosce meta più elevata dell’accumulare denaro su denaro, che con brutalità senza pari cerca di costringere tutte le energie del mondo al proprio servizio e che porta inevitabilmente alla schiavitù economica, allo sfruttamento della forza produttiva di tutti popoli del mondo.
Ora, se dalla Grecia antica passiamo ai giorni nostri e si analizza il Capitalismo, si evince che esso si pone all’antitesi del concetto genuino di economia in quanto sovverte le basi fondamentali affinché si presentino quelle caratteristiche proprie del Bene Comune all’interno della comunità. Il Bene Comune non può manifestarsi all’interno di un sistema capitalista, anzitutto perché non vi sono i presupposti a monte che vedono il controllo della politica sull’economia. Quello che dovrebbe essere una normale gerarchia, nel sistema Capitalista emerge un totale sovvertimento. La politica asservita al grande capitale subisce infinite e incontrollabili ingerenze dall’economia, dettandone l’agenda (Trattato di Maastricht, Lisbona…).
Il Capitalismo inoltre porta in seno tre peculiarità fondamentali che si oppongono alla determinazione dell’economia anticamente intesa. Il parassitismo, l’alienazione e lo sfruttamento sono caratteristiche criminali che si sviluppano e si manifestano al suo interno.
Il parassitismo si manifesta in quanto, tale sistema si arroga il diritto di emettere moneta ex nihilo (dal nulla) prestandola con l’aggravante dell’interesse e introducendola nei processi produttivi degli Stati, creando un infinito, strutturale ed inestinguibile debito pubblico. Codesta follia è permessa da quattro secoli a questa parte grazie ad una legislazione che la asseconda, con il beneplacito dei politici, autentici camerieri dei banchieri.
Anche l’alienazione è propria del Capitalismo e ingloba svariati aspetti soprattutto antropologici: l’allontanamento dell’uomo dalla sua stessa natura e dalle sue relazioni e dialoghi, hanno perso la loro naturale genuinità ma mascherano sempre un fine volto all’interesse personale; dalla sua stessa specie, dove l’uomo è sempre più macchina e animale; dalla sua sessualità con il manifestarsi di nuove identità sessuali e nuove forme genitoriali; dalla propria matrice spirituale sempre più volta verso gli inferi piuttosto che all’Assoluto e infine l’allontanamento dalla comunità esasperando l’individualismo.
Infine lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo che si determina con sempre maggior evidenza attraverso l’appropriazione dei mezzi di produzione che in questa epoca si concentrano sempre più in pochi grandi gruppi produttivi (collusi con quelli finanziari).
Questi tre capi di accusa al Capitalismo assommato al sovvertimento gerarchico tra economia e politica, determinano il netto allontanamento dal significato genuino di economia. Chi ancor oggi parla di economia capitalista cade in un grossolano errore. Esso non può considerarsi tale ma al contrario si deve ritenere come l’ultimo stadio della crematistica.

CORSI DI FORMAZIONE – ECONOMIA

Corsi di Formazione – Economia

Paolo Bogni, Simone Boscali, Luca D’Ambrogio
Il Corso consta di sette lezioni totali

Quinta lezione, docenti Luca d’Ambrogio e Paolo Bogni

“Ideologia capitalista”

Mercoledì 14 dicembre presso oratorio San Francesco
Ingresso via Pola, Zona Gleno – Bergamo, ore 20.45

Partecipazione libera e gratuita

A partire dal 25 maggio 2016 l’associazione Caposaldo ha organizzato e messo gratuitamente a disposizione corsi sui temi di proprio interesse politico e culturale. Il fine, ambizioso ma doveroso in quest’epoca di pensiero unico, è quello di formare un quadro di personalità e guide capaci di portare avanti la fuoriuscita dal sistema capitalista, dentro o fuori l’associazione. I corsi si estenderanno verosimilmente per un paio d’anni, ma si compongono di aree tematiche e lezioni indipendenti al fine di facilitarne la frequenza. La partecipazione è inoltre assolutamente gratuita in linea con lo spirito di servizio comunitario dell’associazione Caposaldo. Man mano saranno comunicate date, orari e ubicazioni delle varie lezioni con una comunicazione costante e aggiornata tramite i nostri canali informatici (sito, mailing list, pagina Facebook, etc.). I temi via via trattati saranno: economia e finanza; geoingegneria; manipolazione e disinformazione; alimentazione; tecnologia.

IL VIDEO DEL CORSO

CORSI DI FORMAZIONE – ECONOMIA

“ELEMENTI DI POLITICA MONETARIA – 1a parte”
Venerdì 8 luglio presso oratorio San Francesco
Ingresso via Pola, Zona Gleno – Bergamo, ore 20.30

Partecipazione libera e gratuita

E’ gradita la prenotazione per un’adeguata preparazione degli spazi

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A partire dal 25 maggio 2016 l’associazione Caposaldo ha organizzato e messo gratuitamente a disposizione corsi sui temi di proprio interesse politico e culturale.

Il fine, ambizioso ma doveroso in quest’epoca di pensiero unico, è quello di formare un quadro di personalità e guide capaci di portare avanti la fuoriuscita dal sistema capitalista, dentro o fuori l’associazione.
I corsi si estenderanno verosimilmente per un paio d’anni, ma si compongono di aree tematiche e lezioni indipendenti al fine di facilitarne la frequenza.
La partecipazione è inoltre assolutamente gratuita in linea con lo spirito di servizio comunitario dell’associazione Caposaldo.
Man mano saranno comunicate date, orari e ubicazioni delle varie lezioni con una comunicazione costante e aggiornata tramite i nostri canali informatici (sito, mailing list, pagina Facebook, etc.).
I temi via via trattati saranno: economia e finanza; geoingegneria; manipolazione e disinformazione; alimentazione; tecnologia.

Il video del corso:

CORSI DI FORMAZIONE – ECONOMIA

“Elementi di Economia Comunitaria” – 2a parte
Docente: Paolo Bogni

Mercoledì 15 giugno, ore 20.30 presso Oratorio San Francesco – Bergamo
Ingresso da via Pola (zona Gleno).

Partecipazione libera e gratuita, è gradita la prenotazione per un’adeguata predisposizione degli spazi.

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1181045225259231/

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A partire dal 25 maggio 2016 l’associazione Caposaldo organizza e mette gratuitamente a disposizione corsi sui temi di proprio interesse politico e culturale.
Il fine, ambizioso ma doveroso in quest’epoca di pensiero unico, è quello di formare un quadro di personalità e guide capaci di portare avanti la fuoriuscita dal sistema capitalista, dentro o fuori l’ass…ociazione.
I corsi si estenderanno verosimilmente per un paio d’anni, ma si compongono di aree tematiche e lezioni indipendenti al fine di facilitarne la frequenza.
La partecipazione è inoltre assolutamente gratuita in linea con lo spirito di servizio comunitario dell’associazione Caposaldo.
Man mano saranno comunicate date, orari e ubicazioni delle varie lezioni con una comunicazione costante e aggiornata tramite i nostri canali informatici (sito, mailing list, pagina Facebook, etc.).
I temi via via trattati saranno: economia e finanza; geoingegneria; manipolazione e disinformazione; alimentazione; tecnologia.

Info: Simone Boscali, cell. 3314298972

Il video del corso:

CORSI DI FORMAZIONE – ECONOMIA

A partire dal 25 maggio 2016 l’associazione Caposaldo organizza e mette gratuitamente a
disposizione corsi sui temi di proprio interesse politico e culturale.
Il fine, ambizioso ma doveroso in quest’epoca di pensiero unico, è quello di formare un
quadro di personalità e guide capaci di portare avanti la fuoriuscita dal sistema capitalista,
dentro o fuori l’associazione.
I corsi, si estenderanno verosimilmente per un paio d’anni, ma si compongono di aree
tematiche e lezioni indipendenti al fine di facilitarne la frequenza.
La partecipazione è inoltre assolutamente gratuita in linea con lo spirito di servizio
comunitario dell’associazione Caposaldo.
Man mano saranno comunicate date, orari e ubicazioni delle varie lezioni con una
comunicazione costante e aggiornata tramite i nostri canali informatici (sito, mailing list,
pagina Facebook, etc.).
I temi via via trattati saranno: economia e finanza; geoingegneria; manipolazione e
disinformazione; alimentazione; tecnologia.

Il video del corso:

CONFERENZA 8 APRILE 2016: LAVORO SALARIATO, PICCOLA IMPRESA E CAPITALISMO: LA SCHIAVITU’ DEL NUOVO ORDINE MONDIALE

LAVORO SALARIATO, PICCOLA IMPRESA E CAPITALISMO: LA SCHIAVITU’ DEL NUOVO ORDINE MONDIALE

 

Una disamina dell’attacco a lavoro salariato e piccole imprese da parte del sistema capitalista

«Lavoro salariato, piccola impresa e capitalismo: la schiavitù del nuovo ordine mondiale»

Venerdì 8 aprile, ore 20,45, presso la sala conferenze dell’oratorio di San Francesco in Bergamo (ingresso da via Pola), con l’associazione Caposaldo si discuterà dell’attacco condotto negli ultimi anni dal sistema capitalista contro i ceti subalterni in maggiore sofferenza, il lavoro salariato e la piccola impresa.
A presentare la questione e le vie d’uscita saranno il professor Diego Fusaro, filosofo e docente universitario, e Paolo Bogni, presidente di Caposaldo.

Modera il tavolo Simone Boscali.

Negli ultimi decenni il sistema economico mondiale, sempre più centralizzato anche grazie a organismi che scavalcano le sovranità nazionali privando i paesi di ogni difesa delle proprie economie, ha attaccato salari, diritti e possibilità di occupazione per i lavoratori dipendenti. Ma ha anche definitivamente spinto fra i ceti sofferenti e sottomessi quella piccola impresa che, soprattutto in Italia, ha a lungo goduto di un certo benessere e, a livello culturale, della falsa coscienza di appartenere alla classe dominante.
La concentrazione di sempre maggior ricchezza in sempre meno persone tutte egualmente a capo di banche e multinazionali sta via via rafforzando un’oligarchia mondiale che ha ormai in pugno un modello economico ingiusto capace di scavalcare ogni autorità politica in termini di decisioni.
Caposaldo si pone l’obiettivo, con questo momento di condivisione, di promuovere la lotta a questo modello rivolgendo le proprie proposte proprio ai gruppi in maggiore sofferenza, lavoratori e piccoli imprenditori.

L’ingresso è libero e gratuito.

 

 

Diego Fusaro, 1983, è ricercatore e docente di filosofia presso l’università San Raffaele di Milano. Allievo del grande filosofo marxista e comunitarista Costanzo Preve. Ha rilanciato il pensiero anticapitalista castrando la falsa e superata dicotomia destra-sinistra, per un’Europa di patrie sovrane e solidali.

Paolo Bogni è da anni impegnato a studiare autonomamente le dinamiche del sistema monetario e bancario. Presidente di Caposaldo, è coautore del Manifesto di Anticapitalismo.it, il movimento originale da cui ha preso le mosse una lunga serie di conferenze sul tema del signoraggio e dell’usura bancaria e da lui presentate con successo in tutta la Lombardia.

Nata come coordinamento di movimenti e associazioni legati da una comune battaglia Caposaldo costituisce ora un’associazione che raccoglie le esperienze e le sensibilità personali di militanti di diverse provenienze. Scopo del movimento è la lotta contro il sistema capitalista e il Nuovo Ordine Mondiale con la messa in campo in particolare di momenti di controinformazione, volantinaggi e incontri di approfondimento. La varietà originale degli associati consente di trattare il tema da diverse prospettive, dall’economia alla politica, dalla spiritualità all’ecologia.

Moneta e Finanza


COSA E’ L’ODIERNA TRUFFA MONETARIA

di Paolo Bogni

Premessa: nello scritto che segue noi tratteremo brevemente e per sommi capi il Problema del Signoraggio Bancario Moderno, cioè di quel fenomeno che è sotto i nostri occhi (per chi lo vuol vedere…) negli ultimi tre secoli. Ci disinteressiamo, qui, dei precedenti Signoraggi presentatisi nella Storia in quanto essi non sono per noi motivo di immediata analisi politica. Per Signoraggio bancario, dunque, s’intende il Profitto conseguito da circa tre secoli (data convenzionale d’inizio: 1694, Anno di Fondazione della Banca Centrale d’Inghilterra) da quegli Enti – Banche – che producono Moneta e sovrintendono alla sua circolazione tramite Prestiti. Il Signoraggio bancario è un Reddito monetario di cui si appropria il Sistema Bancario planetario nel momento in cui esso emette la Moneta (Prima Fase) e nel momento in cui presta la Moneta (Seconda Fase). Per Sistema Bancario planetario s’intende l’interconnessione delle Banche Centrali e delle Banche Commerciali operanti globalmente sul Pianeta Terra. Di seguito mostreremo e dimostreremo che il Signoraggio bancario è una Truffa monetaria. Il Signoraggio bancario è sostanzialmente una Truffa anche se legalmente permessa in quanto “coperta” da legislazioni nazionali e internazionali che consentono giuridicamente il compimento sia della Prima che della Seconda Fase del suo sviluppo. La Truffa fondamentalmente consiste nel mascherare e dissimulare l’Emissione dal Nulla e il Prestito tramite Moltiplicazione virtuale della Moneta circolante a corso forzoso e in regime di Monopolio.

Le Due Fasi del Signoraggio si distinguono in Signoraggio Primario (Prima Fase) e Signoraggio Secondario (Seconda Fase).

Il Signoraggio Primario consiste nella differenza – plusvalenza – tra i costi di produzione materiale di banconote e/o la loro digitazione elettronica e il loro valore facciale (nominale) accettato convenzionalmente e legalmente. Il Soggetto Agente Beneficiario del Signoraggio Primario è il Cartello delle Banche Centrali. Si calcola, ad esempio, che alla Banca Centrale dell’Unione Europea – la BCE – una banconota di 100 euro costi una decina di centesimi di euro, mentre essa la cede al costo del valore nominale maggiorato di interessi, valutabili nel Tasso di Sconto da essa stessa deciso e imposto grazie a precisi Articoli contenuti nel Trattato di Maastricht….! La contropartita obbligatoria che invece lo Stato deve riconoscere alla Banca Centrale in cambio della Moneta da essa emessa è il ricavo ottenuto alle Aste primarie presso cui sono stati collocati i Titoli di Stato emessi dal Ministero del Tesoro e il cui introito finisce nelle tasche della Banca Centrale. Allo Stato, però, toccherà l’”onore” e l’onere di saldare il Debito con coloro i quali deterranno quei Titoli di Stato (che sono Obbligazioni, cioè un Prestito) alla loro scadenza.

Sulla capacità di Solvenza di uno Stato di onorare il Debito a scadenza si pronunciano le cosiddette Società di Rating (Standard & Poor’s, Fitch, Moody’s, Dagong), S.p.A. quotate in Borsa e in pieno conflitto di Interessi nel momento in cui alcune loro azioniste (Fondi di investimento, soprattutto) possiedono nel proprio Portafoglio Titoli di Stato sulla cui solvibilità esprimono il loro giudizio.

Per completare legalmente il Ciclo criminale, il Signoraggio Primario (nella persona del Soggetto Agente Beneficiario, vale a dire la Banca Centrale) abbisogna fondamentalmente di Tre coperture giuridiche:

  1. Il Monopolio esclusivo dell’Emissione dal Nulla e dietro Interesse della Moneta a corso forzoso circolante in un dato Territorio. Corollario di questo Monopolio è la speculare emissione dei Titoli di Stato da parte dello Stato con la quale esso inaugura l’Indebitamento Eterno rispetto alla Moneta circolante e l’Abdicazione del Monopolio di Emissione (che deteneva sino a tre secoli fa) che dovrebbe competergli in caso di Sovranità Monetaria, che all’oggi è invece appannaggio del Sistema Bancario.

  2. Operare un Falso in Bilancio consentito dai Regolamenti di Redazione di Bilanci delle Banche Centrali contenuti negli Accordi G.A.A.P. elaborati definitivamente a Basilea 3 nel quadro del Coordinamento attuato dalla Banca dei Regolamenti Internazionali. Questi Accordi sono stati sistematicamente ratificati da quasi tutti i Parlamenti di ogni Nazione. Il Falso in Bilancio consiste nel mettere alla voce Passività la Moneta emessa e prestata, quando invece essa – lungi dall’essere una passività – è a pieno titolo un’Attività, in quanto su essa viene addirittura esercitato un tasso di interesse!

  3. Occultare legalmente i proventi delle Aste Primarie attraverso il posizionamento dei proventi stessi all’interno di Stanze di Compensazione Finanziarie Internazionali, legalmente riconosciute (Euroclear e Clearstream sono le più note). Esse sono dei luoghi in cui vengono conservati e scambiati Titoli e Valori, ma solo a livello elettronico. Queste Stanze di Compensazione funzionano tenendo liste di Multinazionali e Banche di tutto il Mondo (soprattutto le Centrali e le più grandi tra le Commerciali) e mettendole in contatto ed organizzando scambi elettronici di Titoli tra loro. Il problema è che non c’è modo di sapere i nomi delle strutture che sono dietro a queste operazioni, di cui si è venuto a conoscenza grazie a dichiarazioni rilasciate da “pentiti” che lavoravano all’interno di esse (Per tutti valga “Soldi. Il Libro nero della finanza internazionale”, scritto da Denis Robert ed Ernest Bakes, Editrice Nuovi Mondi, 2004). L’Occultamento del Reddito da Signoraggio Primario avviene grazie alla mediazione notarile che le Stanze operano con altri loro Clienti particolari: Società off-shore e Istituzioni finanziarie con Sedi in paradisi fiscali.

Corollario del Reddito da Signoraggio Primario è il Debito che pubblicamente lo Stato contrae con i Sottoscrittori dei Titoli di Stato (Obbligazioni, ovvero Prestiti a scadenza…) che in prima istanza vengono ceduti alla Banca Centrale in cambio della Moneta emessa e girata – a Debito – allo Stato stesso. La natura pubblica di questo Debito lo connota in quanto Debito Pubblico.

La Seconda Fase del Signoraggio Bancario è denominata Signoraggio Secondario e vede – nel ruolo di Soggetto Agente Beneficiario – l’Aggregato delle Banche Commerciali. Questa Seconda Fase della Truffa legale necessita fondamentalmente di una sola, ma decisiva, copertura giuridica:

  1. la legge sulla Riserva Frazionaria obbligatoria, secondo la quale, una volta incassato un deposito (per esempio: apertura di un normale conto corrente), la Banca commerciale è obbligata a trattenerne solo una minima percentuale come Riserva (presso la Banca Centrale di sua competenza) a garanzia dell’intera somma, mentre tutto il resto può essere prestato a interesse. Ne consegue che, con un mero gioco contabile, una Banca o una filiera di Banche (Aggregato) può arrivare a prestare decine di volte ciò che realmente possiede – attraverso la dinamica del Prestito-Deposito-Prestito… -, incamerando gli interessi su ciò che non ha e creando una forte differenza tra la quantità di denaro reale e quello dichiarato. In pratica, all’Aggregato delle Banche Commerciali è legalmente consentito di Moltiplicare virtualmente Moneta (anche qui, come nel Primario, la creazione è ex-nihilo, dal Nulla) e prestarla dietro Interesse con la sicurezza legale che il Cittadino, l’Ente Locale e l’Impresa forniscano Garanzie ed Ipoteche.

Con il meccanismo del Prestito, Mutuo, Finanziamento e del Fido, la Banca commerciale si pone in una posizione dominante rispetto all’economia produttiva (Privati e, soprattutto, Imprese e Aziende) che da questi strumenti dipende. Il circuito della Moneta strutturalmente Debito, infatti, rende obbligatoria la dipendenza finanziaria del Soggetto produttore dal sistema bancario. I molti suicidi di quest’ultimo biennio (2012/13) e i molteplici fallimenti di Imprese o Esercizi sono imputabili a questo tipologia di Debito.

Pertanto, contraltare e corollario del Reddito da Signoraggio Secondario è il Debito che privatamente un Cittadino, un Ente Locale o un’Impresa contrae all’interno dell’Aggregato delle Banche Commerciali. Questo Debito è denominato Debito Privato.

Si tenga infine conto che gran parte delle Banche Centrali esistenti al Mondo sono possedute nella quasi totalità delle proprie partecipazioni da Banche commerciali private. Questo fatto è confermato dalla composizione azionaria sia delle Federal Reserve, proprietaria ed emettitrice del Dollaro, sia della BCE, proprietaria ed emettitrice dell’Euro. C’è dunque una continuità tra la Prima e la Seconda Fase della Truffa monetaria di cui ci stiamo occupando, in quanto gli attori criminali sono gli stessi in ambedue i frangenti.

  • All’Oggi, oltre il 95% della Moneta circolante è Moneta elettronica. La Moneta cartacea rappresenta meno del 5%. Questo dato ci dice e ci suggerisce che l’avvento totale della Moneta elettronica in quanto Moneta circolante è vicina al traguardo, fissato in quanto preciso obiettivo dalle Oligarchie Globali che dominano la Finanza planetaria da tre secoli in qua. Se questo obiettivo dovesse concretizzarsi, le attuali Due Fasi del Signoraggio Bancario sarebbero superate e la Moneta elettronica integrale sarebbe emessa e prestata in regime di un Nuovo Signoraggio: il Signoraggio Unificato. A quello stadio, le Banche Centrali avranno esaurito il loro compito e l’intera operazione di Truffa sistematica sarebbe compiuta esclusivamente dalle attuali Banche Commerciali. Correlato al nuovo regime di circolazione integrale di Moneta elettronica vi sarebbe l’ulteriore incremento e sviluppo dei microchips sottocutanei come strumenti di pagamento e rilevamento, i quali, oltre alla funzione di mediazione creditizia o debitoria, sarebbero un ulteriore strumento di controllo del soggetto microchippato.

  • La Moneta emessa e prestata dal Sistema Bancario planetario concorre fondamentalmente alla creazione del Capitale (valorizzazione di Mezzi e Strumenti attraverso cui l’Economia planetaria degli ultimi tre secoli produce Merci ed eroga Servizi). L’Economia planetaria diffusasi e resasi egemone nel mondo in questi ultimi tre secoli prende il nome da un derivato del concetto di Capitale ed è conosciuta con il nome di Capitalismo. Questa Economia ha la peculiarità di esigere necessariamente una differenza positiva tra capitale investito iniziale e capitale accumulato tramite la vendita del Prodotto, sia esso una Merce o un Servizio. Il Sistema bancario planetario rappresenta il Capitalismo finanziario. I Soggetti che invece detengono i Mezzi e gli Strumenti valorizzati dalla Moneta emessa e prestata dai Banchieri sono i promotori (Imprenditori) del Capitalismo produttivo e sono i Soggetti che hanno la necessità di aumentare strutturalmente il loro capitale iniziale investito.

  • Vi è un legame circolare di reciproca dipendenza tra Capitale Finanziario e Capitale Produttivo. Il Plusvalore estorto dal capitalista produttivo nei confronti del dipendente da Capitale è strutturalmente condizionato dalla Crescita infinita a cui è sottoposta la Produzione di Merci e l’Erogazione dei Servizi, in quanto il Capitale produttivo dipende – a sua volta – dal Capitale finanziario il quale valorizza – con la Moneta-Debito da esso inserito nel Ciclo produttivo – il Capitale investito dal proprietario dei mezzi di produzione. Alla base del devastante sviluppismo economico capitalista sta dunque l’intreccio tra l’azione del Banchiere e l’interesse del Capitalista, nella diabolica combinazione tra Moneta-Debito e Plusvalore. In altre parole, è impossibile perseguire la Sovranità Monetaria mantenendo in vita le strutture di Sfruttamento (generate dal Plusvalore) dell’Economia capitalista. Così come la Moneta non ha alcun Valore in un’isola deserta, la Moneta-Debito del Banchiere Moderno non avrebbe alcun senso all’interno di un’Economia che non fosse Sviluppista e Sfruttatrice, quale quella Capitalista. Questa Moneta-Debito infatti ha la stessa età del Capitalismo (tre secoli); e non è, ovviamente, un caso. E per Capitalismo noi intendiamo anche quello di Stato, tipo l’Unione Sovietica dei tempi andati o l’attuale Repubblica Popolare Cinese.

  • Banchieri e Imprenditori sono gli artefici di un Mondo in cui il Signoraggio Bancario, la cui caratteristica è il Parassitismo, è necessariamente sinergico all’Economia Sviluppista che dà luogo allo Sfruttamento e all’Alienazione.

  • La Società Globale capitalista è la stessa in cui convivono gli iperconsumisti, gli iperindebitati, gli ipersfruttati, i denutriti, i malati psichici, i malati cronici, i morti per fame e miseria procurate e gli alienati.

  • Ergo, se il Signoraggio bancario è un problema da mettere a tema nell’agenda Politica, questo problema è da riconsiderare alla luce di un Problema più grande in cui esso necessariamente si inscrive: il Problema Capitalismo. Banchieri e Imprenditori (soprattutto Multinazionali e Grandi Aziende) sono ruoli sì distinti ma che agiscono all’interno dello stesso scenario. Se si vuole seriamente combattere il Signoraggio bancario bisogna contemporaneamente combattere anche le dinamiche sviluppiste del Capitalismo produttivo che generano Sfruttamento e Alienazione.

Con questo presupposto, è da escludere radicalmente e nella sua totalità ogni nostra osservanza e attenzione alle analisi critiche compiute sulla Moneta-Debito odierna avanzate dalla cosiddetta Scuola Austriaca (il cui esponente di maggior rilievo è Ludwig Von Mises), che anzi rappresenta il peggio dell’ideologia libertaria applicata al mercato capitalista auspicato nella sua assolutizzazione.

  • Se si vuole seriamente combattere il Signoraggio bancario e giungere alla Sovranità Monetaria è necessario combattere l’intero scenario in cui recita il proprio criminale ruolo il Banchiere, vale a dire l’intero Sistema Capitalista globale.

Perché questa Moneta non è uguale per tutti

Circolarità e Transitorietà

Uno dei luoghi comuni più duri a morire anche in molti tra coloro che sarebbero altrimenti disposti a criticare in buona fede la criminalità dell’Alta Finanza, del Sistema Bancario Globale o del Monetarismo attuale in genere recita – in sintesi – che quello del banchiere è esattamente un mestiere come quello del fruttivendolo, del falegname o dell’avvocato. Paolo Barnard, per citarne uno, è un campione di questo equivoco elevato a luogo comune. Questo luogo comune sostiene che il banchiere lavora con la Moneta e trae il suo reddito dall’interesse applicato ad essa nel momento della cessione al debitore; così come il fruttivendolo trae il suo reddito dalla cessione di una cassetta di pesche al suo acquirente; così come il falegname trae il suo reddito dalla cessione di un serramento ad una Impresa edile; così come un avvocato trae il suo reddito dalla parcella percepita da un cliente da lui difeso. Questo luogo comune sarebbe verità se, e solo se, la Moneta fosse qualcosa di già dato e presente nel ciclo di produzione della merce (cassette, pesche, serramenti) o in quello dell’erogazione di servizi (cause giudiziarie,..) in forma neutra. In realtà, invece, la Moneta è inserita a forza dall’esterno del Ciclo produttivo (in regime di monopolio esclusivo) e – soprattutto – a Debito dal banchiere. Questa Moneta, inoltre, è creata ex nihilo – dal nulla – e moltiplicata virtualmente. Il Fruttivendolo, invece, non può creare dal nulla la cassetta di pesche, il falegname non può creare dal nulla il serramento e l’avvocato non può creare dal nulla la causa difensiva. In più, la cassetta di pesche, il serramento e la causa difensiva necessitano di una Moneta nel momento in cui devono costituire reddito per il fruttivendolo, il falegname e l’avvocato. Il banchiere ha dunque una doppia posizione dominante rispetto al fruttivendolo, al falegname e all’avvocato. La prima è quella che crea dal nulla, a risibili costi, l’elemento che dà valore alla cassetta di pesche, al serramento e alla causa difensiva. La seconda è che agisce in un contesto per il quale il fruttivendolo, il falegname e l’avvocato dipendono obbligatoriamente dal suo monopolio esclusivo della creazione di quell’elemento (Moneta) necessario ai tre lavoratori per costruire il loro Reddito. Dal punto di vista del banchiere, la Moneta compie un percorso circolare virtuoso: nasce dal nulla e ritorna come Valore economico. Per il fruttivendolo, il falegname e l’avvocato la Moneta compie invece un percorso transitorio vizioso in quanto il reddito da loro costruito non è fondato sul nulla (come per il banchiere) ma è fondato sulle fatiche quotidiane della gestione della Bottega di frutta e verdura, della falegnameria e sullo Studio legale. E’sulla distinzione tra Circolarità e Transitorietà che si delinea la differenza ontologica tra il Parassita e il Corpo sociale. Se l’Economia di una Comunità non è fondata sul Baratto (N.B.: L’Ideale sarebbe lo scambio puro tra Bene e Bene. Riproporre integralmente il Baratto, però, sarebbe pura Utopia e romantica fantapolitica…) e di necessità è la Moneta che deve fungere da misuratore universale, neutro e incondizionato (eccetto la convenzione su di essa accordata da fruttivendoli, falegnami, avvocati e altri lavoratori del Corpo sociale comunitario…) del Valore di una Merce o di un Servizio, è allora da interrompere la Circolarità parassita e criminale di chi emette dal nulla il Misuratore cedendolo strutturalmente a Debito all’interno dell’Economia di un Corpo sociale comunitario. In altre parole è da estinguere la figura del Banchiere che, esterno al Corpo sociale e esterno allo Stato, immette nel Ciclo economico il suo veleno, vale a dire la Moneta-Debito. La Moneta, invece, deve essere creata all’interno dello Stato e in contemporanea al lavoro del fruttivendolo, del falegname, dell’avvocato e degli altri lavoratori del Corpo sociale. Nel Corpo sociale attuale e nel Ciclo economico odierno vi sono meccanismi interni di Sfruttamento che prescindono dalla dicotomia Circolarità-Transitorietà e che riguardano più complessivamente l’intero Sistema capitalista globale di cui la Moneta-Debito costituisce il più grosso problema. Sul come produrre e consumare diversamente tratteremo però in altre Voci tematiche, laddove le criticità analizzate sono lo Sfruttamento e l’Alienazione. In questa ci occupiamo esclusivamente di come emettere e prestare moneta diversamente in quanto qui, in questa Voce tematica, la problematica di fondo da contrastare è il Parassitismo.

Secondo il nostro ispiratore Giacinto Auriti

Nel passaggio dall’analisi del Signoraggio Bancario inteso come Truffa da smascherare e da denunciare all’analisi della Sovranità Monetaria come inderogabile proposta politica e come inalienabile Diritto di un Popolo a gestire la propria economia e la propria Comunità per mezzo di una Moneta sovrana, è necessario indicare un percorso teorico che orienti il nostro cammino culturale e tracci la nostra azione politica. Molti Autori ci sono stati di aiuto in questa narrazione all’insegna del disincanto monetarista odierno, anche di quelli che analizzavano una moneta diversa e meno perniciosa di quella dei giorni nostri ma che, con genialità e intuito, presagivano l’orizzonte nichilista entro il quale andava ad inscriversi la traiettoria dello “sterco del demonio”. Aristotele, San Tommaso d’Aquino, Karl Marx, Clifford Douglas, Silvio Gesell, Ezra Pound e, sino ai giorni nostri, Maurice Allais. Ma la figura più limpida e acuta per quanto concerne l’analisi del monetarismo parassita odierno è stato Giacinto Auriti. Noi facciamo nostre le sue Fondamentali Tesi sia nella Fase della Denuncia della Truffa monetaria moderna, sia nella Fase della Fuoriuscita dal Parassitismo monetario e l’ingresso in una Nuova Fase in cui la Comunità si riappropria della Sovranità Monetaria. Queste sette Tesi, tre della Fase di Denuncia e quattro della Fase di Fuoriuscita, sono così riassumibili:

Denuncia sul Parassitismo del Monetarismo odierno

Tre Tesi di Giacinto Auriti

  1. L’Arbitrio del Sistema bancario globale che si arroga il diritto – in regime di monopolio esclusivo – di emettere e prestare Moneta strutturalmente a Debito(Pubblico e Privato), con la chiara complicità del sistema politico occidentale ad esso subordinato.

  2. La Deduzione Unilaterale e Coatta da parte del Sistema bancario globale, per la quale il Valore della Moneta è imposto a priori e dietro “coperture” illogiche e criminalmente legalizzate (Emissione di Titoli di Stato e Riserva Frazionaria).

  3. L’Abdicazione, sotto forma di un metaforico suicidio, da parte dello Stato e della Politica dai loro Doveri giuridici e politici in merito alla Sovranità Monetaria, nel momento dell’accettazione passiva di questo Arbitrio e di questa Deduzione Unilaterale e Coatta. L’Abdicazione dello Stato e della Politica è correlata alla folle, meschina e servile subordinazione che le Istituzioni Statali e i politici ufficiali hanno nei confronti del Sistema bancario globale.

Fuoriuscita dal Parassitismo del Monetarismo odierno

Quattro Tesi di Giacinto Auriti per la Sovranità Monetaria

  1. E’ la Convenzione tra gli Attori popolari di una Comunità o di uno Stato (Cittadini, Imprese economiche, Enti Locali) che funge da fondamentale ed unico presupposto che dà Valore alla Moneta, e non chi (Sistema bancario globale) la emette tipograficamente o elettronicamente – dal nulla o moltiplicandola virtualmente – in regime di fraudolento monopolio.

  2. La Moneta ha, in seguito a questa Convenzione, un Valore Indotto.

  3. Neutralità della Moneta, la sua Universalità e l’Incondizionabilità (eccetto la Convenzione) sono i Modi d’essere che il Valore Indotto conferisce alla Moneta. Da ciò si desume necessariamente quanto siano totalmente prive di fondamento logico e giuridico le due fondamentali “coperture” della Moneta circolante presenti all’Oggi all’esperienza del Monetarismo Parassita moderno, vale a dire la copertura aurea e – successivamente (o contemporaneamente) – la copertura dei Titoli di Stato.

  4. Come necessario corollario alle tre Tesi che la precedono, questa Quarta e ultima Tesi sostiene che la Moneta è di Proprietà Popolare, cioè è accreditata alla sua Emissione e gestita nel suo Prestito agli Attori popolari in forza della loro primigenia Convenzione. Lo Stato è il Noi comunitario e Istituzionale che, per conto degli Attori popolari, emette e presta la Moneta con Valore Indotto e con i tre modi d’essere della Neutralità, Universalità e dell’Incondizionabilità (eccetto quella iniziale della Convenzione).

Noi vogliamo la Sovranità Monetaria:

Cosa è e come si realizza l’unica e vera Sovranità Monetaria

Per Sovranità Monetaria s’intende la sovranità, il dominio, la gestione della Moneta da parte degli Attori popolari attraverso la mediazione comunitaria dello Stato. L’azione politica per giungere a ciò prevede necessariamente una Fase di passaggio che determini una cesura radicale con l’attuale monetarismo odierno e l’individuazione di Obiettivi che rappresentino l’articolazione dell’agognata Sovranità Monetaria che, sia detto a scanso di equivoci, così come da noi è proposta è l’unica e vera Sovranità Monetaria pensabile e realizzabile.

Noi individuiamo Cinque Obiettivi fondamentali che rappresentano le Cinque Tesi sulle quali si sviluppa la nostra azione politica.

  1. Lo Stato – anche nelle sue articolazioni Locali e Comunitarie – ha l’Esclusiva e il Monopolio dell’emissione di tutta la Moneta circolante, sia essa scritturale, elettronica, cartacea e metallica. Nelle Istituzioni dello Stato si individua un Ministero ad hoc – Ministero della Moneta – che svolga questa funzione. Deve cessare l’umiliante e servile condizione dello Stato servo dei banchieri globali che, anziché emettere Moneta, emette Titoli di Stato.

Contestualmente alla creazione del Ministero della Moneta, vi è l’automatica abolizione di qualsiasi Ente equiparabile alle attuali Banche centrali (Banca d’Italia e Banca Centrale Europea, per quanto concerne noi italiani)

  1. Cancellazione, a costo zero, del Debito pubblico pregresso, eccetto che le Obbligazioni (Titoli di Stato) detenute da Cittadini privati.

Nessun rimborso sarà riconosciuto alle istituzioni finanziarie, imprese multinazionali, banche “nazionali” e internazionali, centrali e/o commerciali che detenessero Titoli di Stato.

  1. Nazionalizzazione a costo zero per lo Stato delle Banche commerciali e loro trasformazione in Istituti di Credito territoriali. Il Credito (prestito) sarebbe gestito in sinergia con l’Emissione della Moneta e disposto dall’azione politica combinata tra Distretti territoriali comunitari e il Ministero della Moneta.

Revisione del Credito odierno e orientamento di esso in funzione di un ambito locale/comunitario improntato ad un’economia il più possibile autocentrata.

  1. Abolizione del Mercato finanziario, Borse di Titoli azionari e obbligazionari, di Istituzioni e Società finanziarie e di Assicurazioni.

L’unica forma concessa di finanziamento alla sfera produttiva è concessa allo Stato che la disciplina attraverso l’Emissione e Prestito monetari combinati con Politiche progettuali in ambito comunitario raccordate all’Interesse nazionale.

  1. Per il completamento e la definitiva realizzazione della Proprietà Popolare della Moneta, stante la necessaria applicazione dei 4 Punti precedenti e l’obbligo che vi sia la concreta ed evidente manifestazione del passaggio da una Moneta-Debito ad una Moneta-Credito, proponiamo – sotto forma di due Soluzioni – l’istituzione di due Redditi sociali (tra loro, però, alternativi ed escludentisi) che rappresentino non solo simbolicamente ma praticamente l’effettualità di una vera Libertà e Sovranità monetaria. La Prima Soluzione consiste nell’Istituzione di un Reddito di Cittadinanza a vantaggio di ogni cittadino, fin dalla nascita e per sempre, in modo tale che esso lo affranchi dalla povertà assoluta, garantendogli una dignitosa sopravvivenza. Esso è cumulativo al Reddito da lavoro. Oppure – Seconda Soluzione proposta -, si dà luogo all’Istituzione di un Reddito di Comunità a vantaggio di quelle fasce di popolazione (lavoro domestico, prima infanzia, studenti, disoccupati involontari, inabili, disabili, anziani, ecc..) non in possesso di redditi propri da lavoro ma partecipanti alla vita sociale e comunitaria. Il Reddito di Comunità non è riconosciuto ad personam fin dalla nascita (per quanto concerne l’Infanzia, ad esempio, punto di riferimento è la Famiglia) e non è cumulativo al reddito di lavoro, ma rappresenta un accredito comunitario riconosciuto a particolari gruppi comunitari. Come detto, questi due Redditi sociali sono diverse (e tra loro alternative) interpretazioni della stessa esigenza comunitaria di fondo per la quale la Moneta deve rappresentare un Credito per il Popolo e non un Debito come lo è oggi, nell’attuale modello monetarista. La scelta tra la Prima e la Seconda soluzione è a tutt’oggi oggetto di discussione interna al dibattito concernente alla complessiva disamina sulla Sovranità monetaria.

Le False Soluzioni e gli inutili palliativi

Sentiamo la necessità di sottoporre a critica radicale altre proposte avanzate da altri Gruppi che come noi combattono il Signoraggio bancario o di altre organizzazioni che pure criticano il Sistema capitalista e il suo regime monetario. Non lo facciamo per amor di polemica ma per sottolineare come un’errata analisi possa generare proposte anche non indecenti ma purtroppo ambigue, contraddittorie o addirittura funzionali al Sistema capitalista e monetarista che – anche in buona fede – si vuole combattere.

Sono soprattutto dodici le iniziative che noi radicalmente critichiamo e consideriamo insufficienti per contrastare efficacemente il Signoraggio bancario, tanto quello primario che quello secondario. Le elenchiamo di seguito, spiegandone i limiti intrinseci.

  1. La proposta della Moneta complementare (M.C.). Essa è distribuita gratuitamente a coloro i quali – in un distretto o in un territorio definito – s’iscrivono ad un’Associazione locale dove consumatori, produttori e distributori costituiscono un circolo “accettatore” di M.C.. Come esprime bene l’aggettivo, questa moneta è di complemento a quella legale (nel nostro caso l’Euro). Il suo scopo, soprattutto nei momenti di Crisi, è quello di rafforzare il potere d’acquisto dell’Euro facendo in modo che, in un territorio o in un distretto – stante l’adesione di molte Imprese al progetto – la M.C. si affianchi alla moneta legale per l’acquisto di una Merce, coprendo una percentuale (ammettiamo il 20%) del totale. Il risultato finale è che la M.C. allevia il disagio da inflazione e – artificialmente – aumenta il potere d’acquisto della moneta legale.

Ma non sposta di una virgola il problema dell’emissione usurocratica della moneta legale stessa. L’Euro è comunque di proprietà della BCE e legata ad essa c’è il Debito Pubblico che rimane inalterato. In definitiva la M.C. è da configurarsi nulla più (con tutti i suoi meriti specifici, tra i quali quello di intraprendere preliminarmente un dibattito sul monetarismo odierno) che come un particolare buono sconto, e come tale va considerata.

  1. Il SIMEC (Simbolo Economometrico di Valore Indotto) non è fondamentalmente una Moneta complementare e non è un modello per Monete complementari: l’esperimento di quella particolare moneta denominata Simec, attuato nel Comune di Guardiagrele nel 2000, è una classica incompiuta. Per bocca del suo stesso ideatore, Giacinto Auriti, essa, per giungere a compimento della sua missione, avrebbe dovuto percorrere due tappe. La prima tappa consisteva nel venire emessa a fronte di una copertura con moneta legale da tenere in giacenza nelle casseforti dell’Associazione privata di cui era segretario lo stesso Auriti, il Saus (Sindacato anti Usura). Questa moneta convertibile – valutata il doppio rispetto alla moneta convertibile di allora, la lira italiana – ebbe due meriti: 1) Rivitalizzare l’Economia locale e ridare slancio agli Esercizi del Paese. 2) Provare scientificamente la teoria del Valore indotto elaborata dopo decenni di studi da Giacinto Auriti.

La seconda tappa prevedeva l’emissione del Simec non più da parte di un’Associazione privata ma da un Ente locale o dallo Stato stesso, senza alcuna copertura aurea o contropartite obbligazionarie quali i Titoli di Stato del Debito pubblico. Il Simec avrebbe avuto come criterio distributivo l’accredito di questa moneta del Popolo attraverso il Reddito di Cittadinanza. La seconda tappa, purtroppo, non si è mai svolta e il Simec non è mai andato a regime. Giacinto Auriti – con il Simec – avrebbe voluto mettere in pratica tutta la sua importantissima elaborazione teorica (quarant’anni di studi) e provare la validità delle sue importantissime asserzioni: a) la moneta ha Valore in quanto è accettata dal Popolo che la usa come misuratore di Beni (Merci e Servizi che siano) e non ha Valore in quanto semplicemente emessa: b) la moneta è del Popolo e appartiene a esso; c) la moneta non abbisogna di alcun tipo di copertura, in quanto essa è un misuratore convenzionale, cioè è oggetto di una convenzione tra membri di una stessa Comunità. Il Simec è stata concepita come Moneta Alternativa e come tale va considerata. Il suo esperimento è purtroppo fallito. Coloro i quali tengono conto soltanto della prima tappa, rinunciando a comprendere che il concetto si sarebbe completato e inverato nella seconda, e la paragonano ad una Moneta complementare snaturano il pensiero auritiano e danneggiano la battaglia per una reale Sovranità e Libertà Monetaria.

  1. L’istituzione di una Banca di Garanzia (B.d.G.): E’ singolare il fatto che anziché tendere a volere l’abolizione e la scomparsa di tutte le banche (centrali e commerciali) vi sono Gruppi o Associazioni – che pure criticano il Signoraggio e dimostrano di conoscerlo approfonditamente – che propongono la nascita…di una nuova banca. Come se già non bastassero quelle esistenti ad intossicarci la vita personale e comunitaria! Ma tant’è. La B.d.G. è pensata come una banca intermediatrice tra l’Impresa che necessita di un prestito e le banche commerciali vere e proprie che questo prestito lo concedono. Grazie ad un azionariato tra gli imprenditori, la B.d.G. si presterebbe a fare da garante per conto dell’Impresa richiedente il prestito presso la banca commerciale che rilascia il prestito stesso. In cambio la B.d.G. percepirebbe una piccola somma dall’Impresa in cambio della garanzia rilasciata. L’aspetto singolare di tutta la questione è che nei propositi stessi di chi ha pensato questa banca intermediatrice essa dovrebbe strutturalmente agire come una banca commerciale odierna: facendo leva, cioè, sulla legge della Riserva Frazionaria obbligatoria, grazie alla quale – nei termini di una contabilità metascientifica – il denaro magicamente si moltiplica. L’aumento del capitale in siffatto modo andrebbe a tutto vantaggio degli imprenditori azionisti che innescherebbero un circuito virtuoso in tutta l’Economia. Infatti, sostengono i suoi ideatori, molti buoni progetti non trovano accoglienza per la difficoltà odierna a fornire garanzie presso gli Istituti di credito. Se la B.d.G. prendesse piede, tutta l’Economia, in special modo quella legata alle Piccole e Medie imprese, decollerebbe. Abbiamo visto, però, cosa comporta ciò quando abbiamo trattato del Signoraggio secondario. Ebbene, la Banca di Garanzia si presterebbe, anche in sede teorica, a comportarsi come una qualsiasi banca commerciale! E la Banca di Garanzia presuppone comunque l’esistenza delle banche commerciali

  1. La Finanza Etica. Come esposto nel Sito specifico www.finanza-etica.it, “…L’investitore

etico è invece colui che non è unicamente interessato al rendimento delle proprie azioni, ma vuole conoscere le ragioni di fondo che realizzano questa redditività, le caratteristiche dei Beni prodotti, la localizzazione dell’azienda e verificare come vengano condotti gli affari…”, inoltre “…Individua i campi di impiego, ed eventualmente alcuni campi preferenziali, introducendo nell’istruttoria economica criteri di riferimento basati sulla promozione dello sviluppo umano e sulla responsabilità sociale e ambientale. Esclude per principio rapporti finanziari con quelle attività economiche che ostacolano lo sviluppo umano e contribuiscono a violare i diritti fondamentali della persona, come la produzione e il commercio di armi, le produzioni gravemente lesive della salute e dell’ambiente, le attività che si fondano sullo sfruttamento dei minori o sulla repressione delle libertà civili…”. La Banca Etica, presente anche in Italia, è una risposta filantropica ai disastri planetari commessi dalla finanza cosiddetta normale. Essa fonda la propria eticità e la propria essenza – come sottolineato dalle citazioni sopra – sul fatto che nessun investimento è riservato a commercio o produzione di Merci o Servizi catalogati come immorali. La funzionalità al Sistema fondato sulla Moneta-debito è però, malgrado le buone intenzioni, totale. Infatti, quale moneta “maneggia” la Banca Etica? La stessa moneta emessa dalle classiche banche centrali con tutto il carico annesso del Debito Pubblico che essa comporta. Quale moneta presta la Banca Etica, siappure in un regime di diversa modalità rispetto a una normale banca commerciale per quanto concerne le attenzioni e la sensibilità rispetto a progetti e interventi? Una moneta moltiplicata dal nulla grazie allo stratagemma della Riserva Frazionaria; né più né meno delle stesse logiche tecniche approntate da una banca commerciale ordinaria. La Banca Etica partecipa – nel ruolo che il Sistema le destina in qualità di banca “buona” – indirettamente al Signoraggio primario, in quanto gestisce una certa moneta emessa, sia direttamente al Signoraggio secondario. Questa sorta di finanza eticamente controllata rientra inoltre nel più vasto disegno di un’Economia improntata allo Sviluppo sostenibile. La moneta “cattiva” riutilizzata “eticamente” da suddetta finanza è finalizzata comunque a stimolare un Sistema di produzione di Merci e di erogazione di Servizi che deve (perché deve) aumentare il PIL. In definitiva è un serpente che, eticamente, si morde la coda.

  1. Microcredito. Noi non siamo filantropi e nemmeno ci piace la filantropia. Essa è la religione della cattiva coscienza occidentale. Quando sentiamo parlare dell’esistenza di un banchiere dei poveri, tale Muhammad Yunus, riteniamo che questa interferenza filantropica complichi parecchio il nostro compito di disinfezione dal Sistema bancario del Pianeta Terra. Non certo perché il Sistema bancario possa redimersi grazie agli insegnamenti e alle correzioni di questo Padre Pio dell’Usura; tutt’altro. Le banche sono la più alta espressione del concetto di crimine e sono totalmente e radicalmente irriformabili. Sono la peggior forma di cancro sociale ed economico. Esse vanno semplicemente abolite. Anche la Grameen Bank, il colosso bancario di cui è a capo Yunus e che si occupa di microcredito in cinquantasette Nazioni e che totalizza profitti come una qualsiasi banca commerciale internazionale, è una di loro. Prestano soldi ai poveri senza che questi possano coprire il prestito fornendo garanzie? Vero. Lo possono ottenere, però, a patto che ogni prestito individuale sia coperto da una sorta di obbligazione di Gruppo, per il quale l’insolvenza di uno comporta l’esborso delle sue rate da parte degli altri. E le liti nate in questi Gruppi di “prestito” collettivo sono all’ordine del giorno. Sono contrastanti inoltre i diversi dati forniti in merito all’effettiva fuoriuscita dalla povertà di cifre significative dei poveri che hanno l’accesso a questo microcredito su scala internazionale. Da www.panorama.it, in un articolo del 22 novembre 2010, “India: microcredito al tracollo”, a firma di Franca Roiatti, si sostiene che “…In India i mini finanziamenti sono usciti dai confini del no profit per diventare un’impresa che vale quasi 5 miliardi di euro e ha 27 milioni di clienti: molti dei quali sono troppo indebitati e non riescono più a pagare(…). In Andhra Pradesh, uno degli stati più popolosi e poveri del subcontinente (indiano. Nota nostra), dove si concentrano il 37 per cento delle attività di tutto il settore, sono di fatto saltati rimborsi pari a circa 90 miliardi di rupie (circa 1 milione e 450 mila euro). Negli ultimi mesi almeno 75 persone si sono suicidate perché non riuscivano più a far fronte alle rate dei prestiti. Studentesse come Lalitha Mursilmula, 16 anni. Un giorno è stata avvicinata da un esattore di un’agenzia del microcredito, che insieme ad altri abitanti del villaggio hanno cominciato ad incalzarla sul fatto che i suoi genitori erano indietro con le rate, le avrebbero intimato di trovare i soldi vendendosi se necessario. Lei non ce l’ha fatta, è tornata a casa, e si è tolta la vita bevendo fertilizzante. In una lettera ha pregato i suoi genitori di non prendere altri prestiti. Il marito di Sulthana Begum, invece si è impiccato. Vendeva banane guadagnando 6000 rupie (96 euro) al mese, ma aveva debiti per 5400 rupie al mese…”. E a convincerci che dobbiamo diffidare di questa esperienza filantropica ci giunge la notizia che la Grameen Bank avrebbe voluto aprire una filiale a Bologna, in Italia (progetto saltato per ragioni, a dire di Yunus, di carattere burocratico, come ricordatoci da www.borsaitaliana.it). Lo avrebbe fatto in collaborazione con Unicredit, la seconda maggiore azionista di Bankitalia. Prova provata che Yunus è uno di loro: banchieri che emettono e prestano denaro mandando in rovina Popoli e Comunità. Personaggi che su scala mondiale creano i poveri e senza vergogna li strumentalizzano fingendo, filantropicamente, di aiutarli. Inoltre, il microcredito del signor Yunus è quanto di più propedeutico ci sia per abituare l’opinione pubblica occidentale al cambio epocale di emissione ed erogazione di prestito della moneta. Nel passaggio dall’epoca della moneta cartacea (che già oggi è minoritaria rispetto alla scritturale) a quella elettronica, il microcredito da eccezione diventerà la prassi anche nel cosiddetto Mondo ricco, perché le banche commerciali diverranno esse stesse emettitrici di moneta (virtuale) e prestatrici al tempo stesso. Incorporeranno, infatti, anche l’attuale funzione che momentaneamente è delegata alle loro celebri partecipate, le sorelle maggiori banche centrali.

  1. La nazionalizzazione delle banche centrali. Per un breve periodo l’adozione di questa mossa sarebbe un passo avanti nel combattere il Signoraggio primario; nel medio-lungo periodo è invece una scelta paradossalmente favorevole ai nostri nemici banchieri. Perché? Il compito attuale della banca centrale è emettere anche moneta cartacea ceduta agli Stati in cambio di Titoli obbligazionari emessi dai Ministeri del Tesoro, che così strutturalmente creano, ai danni del Popolo, il famigerato Debito Pubblico. Se, come temiamo, la moneta cartacea sarà progressivamente e in modo totalizzante sostituita dalla moneta elettronica, il Signoraggio che oggi noi distinguiamo in primario e secondario troverà una sua unità nella funzione di quelle banche commerciali che momentaneamente sdoppiano la loro operatività usuraia nell’emissione prima, attraverso le loro controllate banche centrali, e nei prestiti e finanziamenti poi, nelle loro attività di Istituiti privati di credito territoriali. Ha ragione Sandro Pascucci (www.signoraggio.com), quando ricorda a tutti gli studiosi di Signoraggio che, nell’attuale prospettiva che vedrà la moneta elettronica sostituire integralmente la moneta cartacea, la proposta di nazionalizzare l’attuale istituto di emissione è sterile e sostanzialmente inefficace ai fini della battaglia di una reale Sovranità Monetaria, in quanto “…Ritornerà di proprietà dello Stato un’entità (la banca centrale) che di fatto non ha (avrà) poteri, in un momento storico in cui anche la stampa della moneta perderà ogni senso, perché ogni transazione sarà elettronica , sarà pagata con moneta elettronica. Il Signoraggio non smetterà di autogenerarsi e sarà assoluto perché le banche (commerciali) avranno potere di emissione di moneta infinita in maniera incontrastata. La moneta si perderà nei circuiti virtuali e telematici dei sistemi informatici delle banche, e le carte Visa diventeranno delle piccole banche emittenti che erogheranno soldi in relazione alla capacità di indebitarsi di ogni utente. Le banche centrali nazionali non serviranno a nient’altro che come Enti amministrativi, come autority, ma non avranno alcun potere né sull’emissione del denaro né sui tassi di interesse, o quanto meno sulle fusioni bancarie. Per tale motivo le banche si disfanno di questa partecipazione, che non avrà più significato in futuro, per entrare nel Mercato virtuale e nel microcredito. Non dimentichiamo infatti che la legge del risparmio, e l’approvazione dello Statuto si accompagna ad un’altra decisione importante da prendere, ossia la deregolamentazione delle banche popolari e cooperative. Stiamo per entrare nella nuova era in cui ogni banca sarà libera di stampare la sua moneta ogni volta che dà una carta di credito, garantendo la presenza di una riserva minima. Il nostro Sistema economico sta cambiando e, mentre i banchieri sono coscienti di questo e adeguano i nuovi strumenti, noi continuiamo a viaggiare su quello vecchio che è ormai da rottamare…”. Le banche centrali sono istituzione che sono semplicemente da abolire.

  1. Il Tasso Negativo è uno strumento valido solo se applicato dallo Stato, da una Comunità o da una Federazione di Stati o Comunità nei confronti di un cittadino che desideri o ambisca ad accumulare denaro in quantità tale che oltrepassi un sobrio, limitato e regolato risparmio personale. Il Tasso Negativo (come qualsiasi altro Tasso…), in ogni caso, non è applicabile né da Banche Centrali, né da Banche Commerciali o da Enti equipollenti che già, in regime dell’ unica e vera Sovranità Monetaria pensabile e realizzabile, saranno estinti (Banche centrali) o nazionalizzati a costo zero e mutati nella loro essenza (Banche Commerciali).

 

  1. La Modern Money Theory (M.M.T.). E’ la più pericolosa delle proposte che stanno affermandosi sul palcoscenico del riformismo monetario. E’ la più falsa tra le soluzioni proposte per superare il monetarismo odierno. Facciamo nostre le critiche puntualmente portate da Salvatore Tamburro sul suo portale salvatoretamburro.blogspot.it e le riportiamo senza nulla togliere o aggiungere.

“…Prima di analizzare questa teoria, vediamo però quali sono i presupposti su cui si basa. Premesso che la M.M.T. non si basa sulla sovranità monetaria nelle mani dello Stato e conserva pertanto sempre 3 soggetti distinti nel contesto della politica economica: lo Stato (il Tesoro)-pubblico, la Banca Centrale(BC)-privata e le banche commerciali-private. Inoltre, tutto il sistema raffigurato dalla MMT si basa sulla FIAT MONEY, ossia moneta a corso forzoso che altro non è che un credito d’imposta non supportato da alcun bene tangibile. La Fiat Money nasce nel 1971 quando il presidente americano Nixon decise che il dollaro, prima ancorato all’oro (gold standard), dovesse abbandonare la convertibilità. Da allora chi emette moneta può stampare tutta la moneta che vuole senza correrarla ad un bene tangibile, come poteva essere un tempo l’oro o l’argento.

Warren Mosler, uno dei grandi sostenitori della MMT, afferma:

“Lo scopo di questo lavoro è di dimostrare in modo chiaro, attraverso la pura forza della logica, che gran parte del dibattito pubblico di oggi su molte delle questioni economiche non è valido, spesso arrivando addirittura a confondere i costi con i benefici. Questo non è un lavoro su come dovrebbe funzionare il sistema finanziario. Si tratta di un tentativo di fornire una conoscenza precisa del sistema fiat money, sistema molto efficace attualmente in vigore.”

In sostanza la MMT afferma che non bisogna avere paura di generare deficit di bilancio (uscite > entrate) e, anzi, creare deficit è una cosa buona, perchè significa che la spesa pubblica (uscite) è maggiore delle tasse (entrate), e così facendo aumenta il risparmio dei privati e allo stesso tempo aumentano i consumi, e l’economia gira bene.

G – T = S – I

(G=spesa pubblica; T=tasse; S=risparmio; I=investimento)
Dove se G > T si avrà un deficit di bilancio.

Inoltre secondo la M.M.T. le tasse non servono a finanziare il governo (che con la fiat money può usare tutta la moneta che vuole), bensì sono solo uno strumento politico per regolare inflazione e disoccupazione. Precisazione importante. La M.M.T. precisa che le banche sono obbligate per legge a detenere presso la Banca Centrale (Federal Reserve o BCE) delle riserve obbligatorie in percentuale dei depositi. Con l’obbligo di riserva la BC non può influenzare l’offerta di moneta, ma solo il tasso di interesse interbancario (ossia il costo del denaro). Le riserve necessarie vengono sempre contabilizzate in un periodo successivo (sfasamento di 2 giorni), quindi la BC sostiene le banche commerciali fornendo loro tutte la moneta necessaria. Fino a quando la BC ha il mandato di mantenere un certo Tasso Ufficiale di Sconto (ossia il tasso di interesse con cui la Banca centrale concede prestiti alle altre banche), la dimensione dei suoi acquisti e vendite di debito pubblico non è discrezionale.

QUALI SONO GLI ERRORI IN CUI INCORRE M.M.T.?

A) Avendo una politica monetaria soggiogata all’obbligo legale della riserva frazionaria, non risulta vero che lo Stato possa generare una spesa pubblica infinita, perchè per farlo avrebbe bisogno di chi compra Titoli di Stato. Secondo il modello MMT la BC sarebbe pronta ad emettere fiat money, concederla alla banche commerciali le quali acquisterebbero Titoli di Stato. Tutto ciò potrebbe non verificarsi, visto che gli investitori privati potrebbero decidere di non acquistare quei Titoli e magari dirigersi verso altri mercati che hanno una diversa regolamentazione o che risultino più convenienti (o diversificare es.: comprando oro) e, magari, con rendimenti più alti. Del resto è la stessa M.M.T. ad affermare che l’aumento di spesa pubblica che genera un surplus di riserve, che genera un abbassamento del tasso di interesse, è valido solo nel breve periodo, mentre nel lungo periodo i Titoli possono non essere desiderati ed acquistati sul mercato.

B) Il concetto di deficit di bilancio all’infinito non è ammissibile in un contesto in cui, ad esempio nella normativa europea, si prevede addirittura il “pareggio di bilancio” da inserire nelle Costituzioni dei singoli Stati.

C) Dire che serve il deficit (G > T) per aumentare il risparmio privato e favorire i consumi è sbagliato, perchè per aumentare il risparmio non è necessario generare deficit; il risparmio può aumentare magari perchè la gente riduce i consumi e risparmia di più (a causa di tassi di interesse e alla loro aspettativa di oneri fiscali più elevati in futuro), ma può anche accadere che vadano giù gli investimenti del settore privato.

CONCLUSIONI

La M.M.T. è una teoria post-keynesiana e senza dubbio migliore di tante altre soluzioni economiche liberiste che non hanno nè capo nè coda e porterebbe senza dubbio anche ad alcuni vantaggi nel breve periodo, ma ritengo sbagliato lasciare la spesa pubblica, essenziale per lo sviluppo della collettività, ancorata alle riserve obbligatorie. Lasciare, quindi, la politica monetaria vincolante, nel suo funzionamento, all’operato di banche centrali private e di banche commerciali private non porterebbe ad alcun grande beneficio. Solo trasferendo la sovranità monetaria interamente nelle mani dello Stato si potrà garantire a questo ultimo di finanziare la spesa pubblica senza vincoli da parte di organismi privati…”

  1. La proposta del Reddito di Cittadinanza o quella del Reddito di Comunità al di fuori di una effettiva Sovranità Monetaria. Se non si verificano i primi quattro punti delle nostre Proposte (vedi sopra) in merito all’attuazione di una reale Sovranità Monetaria, è impossibile e scorretto proporre un Reddito di Cittadinanza o un Reddito di Comunità. Questo Strumento è possibile solo in presenza di una vera Proprietà Popolare della Moneta.

  1. Il Ritorno alla Lira è ingenuamente (e stupidamente) visto come un Eldorado dell’emissione monetaria, quando invece si era già da secoli in regime di Signoraggio bancario, con la Banca d’Italia nel ruolo che oggi è ricoperto dalla BCE. E’ vero; non c’era il Trattato di Maastricht, non c’era il MES, non c’era il Fiscal Compact, non c’era il Patto di stabilità e – quanto meno – il Ministero del Tesoro poteva “concordare” con la Banca Centrale il Tasso di Sconto. Ma quella Lira era già fonte di Debito Pubblico risultante dalla Truffa monetaria orchestrata dalla Banca d’Italia. Non esiste nessun Eldorado, malgrado le nostalgie di alcuni, negli oltre centocinquant’anni di Storia italiana. L’Euro ha decisamente peggiorato la situazione, e le nostalgie si alimentano su questo dato – questo è sicuro – ma non è guardando indietro che si trova una soluzione già sperimentata. La soluzione sta davanti a noi, ed è quella di uno Stato o Federazione di Stati che battono moneta, si chiami poi essa lira, euro o sarchiapone è del tutto irrilevante.

 

  1. La separazione tra Banche d’Investimento e Banche di Deposito o Risparmio è un’altra proposta minimale, fuorviante e insufficiente a risolvere il problema del Debito Privato e del Signoraggio Secondario. La soluzione al Problema non sta nel diversificare gli Istituti di Credito privati quali sono le attuali Banche Commerciali in banche d’affari e in quelle di deposito, sullo schema del Glass-Steagall Act, riproposto dai NoBigBanks. La soluzione sta invece nel nazionalizzarle a costo zero e toglierle dalle grinfie usuraie di banchieri privati, rivedendo e correggendo alla radice il Problema del Credito in Senso comunitario e cooperativo.

 

  1. La ristrutturazione del Debito Pubblico, ovvero come volere derubricare uno stupro al rango di coito piacevolmente coatto, come se questo cancro sociale fosse riformabile, umanizzabile, gestibile politicamente o riconducibile nell’alveo di una dimensione comunitaria civile. Il Debito Pubblico, invece, non va né ristrutturato né ridefinito alla luce di qualsivoglia normalità. Esso va semplicemente cancellato e impedito ad ogni futura possibilità. E l’unico modo per impedire la rinascita di un Debito Pubblico è far sì che lo Stato batta Moneta e interrompa la pratica assurda dell’emissione dei Titoli di Stato.

In conclusione riteniamo che né la Moneta complementare, né il fraintendimento sull’esperienza del Simec, né la Banca di Garanzia, né la finanza etica, né il microcredito, né la nazionalizzazione delle banche centrali, né il fraintendimento sul Tasso Negativo, né l’introduzione della M.M.T., né la proposta di un Reddito di Cittadinanza al di fuori dell’unica e vera Sovranità Monetaria pensabile e realizzabile, né il “Ritorno alla Lira”, né la separazione tra Banche di Deposito e Banche d’Affari, né qualsivoglia ristrutturazioni del Debito Pubblico, siano valide proposte in vista del superamento dell’attuale regime monetarista. Anzi, malgrado le buone intenzioni e la buona dose di provocazione di un dibattito intorno all’attuale Sistema economico, monetario e finanziario, esse paradossalmente ne rafforzano le logiche e i meccanismi in sede teorica criticati.


FINANZA

di Simone Boscali

La finanza rappresenta il necessario puntello per l’economia di Sistema al fine di reggersi in piedi.

Necessario, beninteso, dal punto di vista delle oligarchie al potere, non certo per chi volesse al contrario rivoluzionare il sistema capitalista e combattere il Nuovo Ordine Mondiale.

Se, come abbiamo detto, l’economia ufficiale è diventata una disciplina fine a se stessa del tutto incapace di mettersi al servizio delle reali necessità produttive dell’uomo e delle nazioni, questo è avvenuto anche grazie al graduale passaggio di testimone, per quanto concerne l’importanza, dal capitalismo produttivo a quello finanziario.

Una distinzione quest’ultima che non sottintende alcun giudizio di valore – in quanto qualsiasi sfaccettatura del capitalismo è e non può che essere negativa – ma che vuole invece evidenziare l’evoluzione tecnica del potere del capitale.

Concediamo per assurdo che le antiche borse valori avessero in realtà una finalità diversa (se non altro nelle intenzioni dichiarate). Raccogliendo denaro da investitori privati che sottoscrivevano le azioni di una determinata azienda, lo scopo era quello di procacciare fondi per quest’ultima senza il ricorso ai finanziamenti bancari per poi ridistribuire gli utili tra gli azionisti.

Col passare dei decenni la finanza ha invece fornito all’economia gli strumenti necessari a traslare dal mondo produttivo a quello “virtuale” le ricchezze accantonate e ivi ingenuamente reinvestite nel tentativo di conseguire, secondo la logica capitalista del tanto e facile, i massimi guadagni in breve tempo e senza alcuno sforzo produttivo concreto.

Il denaro doveva generare altro denaro e doveva farlo in tempi brevi.

Questo avviene nel mondo della finanza spostando rapidamente i capitali da un capo all’altro del globo grazie alla tecnologia informatica ma anche e soprattutto moltiplicando i denari in modo artificioso mediante meccanismi difficili da spiegare come la leva finanziaria.

Non è un caso in questo senso che, specialmente negli Stati Uniti, negli ultimi anni sia aumentato il numero di matematici e ingegneri assunti a lavorare nel campo della finanza al fine di sfruttarne le capacità “razionali” e “scientifiche” per sfornare sempre nuovi artifici monetari.

I soldi reali (“reali”, si intende, al netto della truffa originaria del signoraggio…) hanno finito per non avere più un corrispettivo nell’economia concreta in termini di beni e servizi e il loro valore presunto ha finito per basarsi esclusivamente sul loro continuo reinvestimento su altri soldi in una spirale senza fine.

L’insostenibilità di questo o quel gioco finanziario, come gli strumenti derivati o i mutui subprime, ne porta infine all’esplosione della cosidetta “bolla” e al drammatico coinvolgimento di chi vi aveva scommesso facendo sparire nel nulla e in modo del tutto irrazionale e non scientifico i soldi investiti.

Se nel campo dell’economia o delle politiche di creazione monetaria è possibile concepire una rivoluzione per generare una nuova economia o una nuova politica monetaria, nel caso della finanza non si può di contro concepire una nuova finanza.

Il processo rivoluzionario in questo settore implica necessariamente la cancellazione, l’eliminazione totale di questa branca del capitalismo e di tutti i suoi artifici, a suo tempo concepiti all’unico scopo di creare una truffa strategica legalizzata.


ARTICOLI SECONDARI

Di seguito alcuni articoli inerenti a moneta e finanza:

 

 

Economia

ECONOMIA

di Simone Boscali

Intendendo con il termine “economia” quella disciplina che regola l’insieme del rapporti produttivi e commerciali – studiandone le dinamiche e proponendo percorsi di prosperità – possiamo dire con estrema certezza che l’economia non è una scienza. Essa non è infatti altro che il frutto di convenzioni umane in cui concetti creati a tavolino da economisti divengono apparentemente concreti solo perché si decide di dar loro applicazione. Fattori come “interesse” e “debito”, sui quali sono poi ricamati ulteriori concetti più specialistici come “spread”, “subprime” e “derivati”, non hanno alcun riscontro nella realtà, diversamente da quanto avverrebbe per l’oggetto di una scienza vera e propria, ma esistono solo nel momento in cui se ne accetta l’applicazione. L’esempio più drammatico di questo scollamento fra economia e realtà è il mito della “crescita esponenziale”, una crescita infinita della produzione economica effettivamente proposto e ritenuto fattibile dalla quasi totalità degli economisti di Sistema ma del tutto impossibile in Natura, laddove le risorse finite escludono scientificamente una crescita infinita. Per questo motivo riteniamo che l’economia sia un prodotto umano e in quanto tale assolutamente rivoluzionabile con un semplice atto di volontà.

Questa volontà si condensa nel ripristino irreversibile del primato della Politica sull’economia. Ed ecco perché, innanzitutto, riteniamo diritto di ognuno discorrere di economia con totale legittimità e assolutamente alla pari – per non dire con superiorità – rispetto ad un economista “professionista”. Oggi l’economia di Sistema, che si presenta come scienza oggettiva, archiviata la fase del mero sfruttamento capitalista in chiave esclusivamente produttiva, ha elaborato meccanismi strutturalmente pensati per allontanarsi sempre più dal lavoro reale al fine di gettare ogni risorsa nel calderone dell’ingegneria finanziaria fine a se stessa. Questo gioco non è altro che l’ordito del Nuovo Ordine Mondiale per sottrarre ricchezze agli Stati ed ai Popoli mantenendo altresì viva, come eterna chimera capace di trainare il mondo fuori da una crisi che è invece artefatta, la bufala della “crescita” e dello “sviluppo” come rimedi a ogni male. A fronte di queste trame noi proponiamo un’economia che faccia tabula rasa dei precetti di questo Sistema per elaborarne una del tutto alternativa e originale.

Per uscire da una crisi volutamente indotta dalle oligarchie e smantellare alla radice le loro armi economiche (il capitalismo) occorre pensare a un modello di produzione più sobrio, a misura delle reali necessità umane e in particolar modo della comunità in cui questo nuovo modello va a mettere radici. Parliamo quindi dell’economia cosiddetta di Decrescita e di una parziale, graduale e sensata deindustrializzazione a favore di un recupero della terra come fonte di lavoro e nutrimento per tutti e di piccole industrie che, lungi dal mirare a inserirsi in un commercio mondiale deleterio, calibrino la propria produzione su necessità quanto più possibile locali (economia autocentrata). E ancora riteniamo superato e fonte di sfruttamento e degenerazione politica l’attuale sistema della proprietà privata dei mezzi economici che a nostro avviso dovranno invece essere condivisi fra chi vi lavora intendendo questo nuovo tipo di lavoratore non più come una mera unità produttiva, come lo vorrebbe l’attuale sistema capitalista, ma come espressione sociale della comunità in cui vive e per la quale va a soddisfare direttamente una particolare esigenza produttiva reale. Presupposto necessario a questa rivoluzione economica è la riappropriazione al popolo dell’emissione di moneta sovrana e libera da debiti pubblici, argomento cui è dedicata un’altra sezione.

A chi ci rivolgiamo a cura di Paolo Bogni

Tra le dieci Voci che compongono l’Area Tematiche del Sito di Caposaldo Associazioni Unite, abbiamo deciso di scegliere la Voce ECONOMIA come quella in cui specificare i Gruppi umani e sociali a cui rivolgerci per proporre la nostra visione del Mondo, la nostra analisi della Realtà e il Senso del nostro Percorso politico attraverso le nostre Proposte. Non siamo per nulla economicisti ma ci rendiamo conto che il mondo in cui agiamo è ancora formato e informato dalle logiche dell’economia oggi imperante, vale a dire il Sistema economico e sociale denominato capitalismo. Sono queste logiche che determinano la separazione, la selezione, la formazione e la definizione dei diversi Gruppi umani e sociali che costituiscono il panorama dell’occidente odierno e, in particolare, dell’Italia in cui noi viviamo. E’ interessante notare che il Sistema capitalista non solo divide rigidamente in diversi Gruppi umani la società, ma li struttura nel contempo allontanandoli dalla Comunità attraverso pedagogie individualistiche e mettendo in perenne conflitto i Gruppi umani tra loro, anche quei sei Gruppi umani (facenti parte del popolo dominato) a cui dedicheremo di seguito uno spazio ciascuno. La nostra prospettiva è quella di giungere alla rifondazione di Vere Comunità, politicamente sovrane, federate nazionalmente e interagenti a livello continentale prima e mondiale poi, rispettose al massimo grado sia della Natura Umana (razionalità dialogica e socialità) che della Natura ambientale. Il ripristino del Bisogno sobrio ed essenziale sarà il fondamento di una nuova Economia autocentrata e comunitaria, articolantesi attraverso l’organizzazione e la collaborazione di Cooperative sociali d’impresa in cui agirà, pur nelle diversità e nelle distinzioni dei ruoli, il Lavoratore Collettivo Cooperativo Associato. La Cooperazione sociale produrrà non beni mercantili ma beni comunitari e valorizzerà (nella diversità di ognuno) i talenti e le vocazioni di chi lavorerà e studierà. La Condivisione sociale dei Mezzi di produzione e la Sovranità Monetaria saranno la Base strutturale della nuova economia e della rinata Comunità. Saranno dunque abolite – perché questa è la nostra decisa volontà politica – la proprietà privata dei mezzi di produzione e la proprietà privata dell’emissione monetaria. La nostra Proposta in linea di principio è rivolta all’umanità intera – come non pensare ai molti popoli e alle molte classi sociali che, nel pianeta, sono al limite della morte per fame – e all’intero pianeta. La disalienazione da capitalismo, infatti, o è globale o è nulla. Il punto di ripartenza dell’azione politica, però, deve essere locale, e solo ad un secondo livello l’interazione tra molte realtà locali anticapitaliste darà luogo alla definitiva risposta globale al Problema. La circoscrizione del Problema ci porta dunque ad individuare una serie di Gruppi umani e sociali che possono (devono) accogliere la nostra proposta di lotta politica che, in ultima analisi, è una lotta per la vera libertà delle persone e dei popoli del nostro pianeta. A scanso di equivoci noi non riteniamo che l’interclassismo generico sia una via percorribile per la rivoluzione. Ci rivolgiamo ai diversi Gruppi umani e sociali (tra loro anche in conflitto) confidando che, a partire dalle proprie sofferenze e dai propri disagi specifici, sappiano risalire a un sentire comune nell’interpretare l’epoca che dà luogo al Non senso e ricercare – lo sforzo consiste in questo – una comune via d’uscita al Nulla che ci annienta. E’ pur vero che la teoria politica deve incontrare nella Storia una domanda sociale che ricerchi visibilità al malessere, alla rabbia, alla rassegnazione, a volte l’indignazione provocati da una quotidianità che quella teoria politica deve sapere analizzare e contrastare nelle proposte per la fuoriuscita da essa. L’Alienazione globale che il capitalismo ha procurato rispetto all’umanità complessivamente intesa incide, e incide molto – sulla presa di coscienza di ogni singolo Gruppo umano e sociale rispetto alla propria funzione all’interno del Sistema stesso. Così come la forza del demonio consiste nel far credere che esso non esiste, la forza del capitalismo è di far credere – attraverso l’opera infame delle proprie sovrastrutture – che esso non rappresenti la totalità, non esista, al punto di rendere quasi impossibile il solo nominarlo (i mercati, il liberismo, l’economia, gli scambi, le merci, la valuta, il debito, il credito,.. ma la parola capitalismo compare quasi mai..). L’intercettazione delle due traiettorie, la teoria politica rivoluzionaria e la domanda sociale di fuoriuscita dalla quotidianità nichilista (occidente capitalista), rappresenta la nostra sfida che vogliamo assolutamente vincere. I Gruppi umani e sociali a cui noi ci rivolgiamo sono i seguenti:

  1. Studenti

Il primo drammatico problema che gli Studenti vivono riguarda il contesto stesso nel quale compiono la loro attività, vale a dire la scuola occidentale e i suoi programmi didattici tesi allo sviluppo di un’intelligenza tecnica, settoriale e sganciata dalla Totalità. Il sapere di Sistema è funzionale esclusivamente a delineare un’abilità specifica, idea in sé non sbagliata ma insufficiente per la crescita interiore e integrale se non completata da una formazione globale della persona. Il punto critico è che la didattica fondamentalmente è indirizzata ad un isolamento del soggetto umano dalla complessità del Reale. La Totalità, in poche parole, non è oggetto di studio e non è indicata come il culmine di ogni apprendimento. In tal modo, l’individuo diplomato e laureato è predisposto a vivere se stesso come un atomo autosufficiente indipendente dalla Totalità per eccellenza, cioè la Totalità sociale. Lo Studente è addestrato sin dall’infanzia a divenire un Individuo tecnicamente in grado di assolvere a compiti che lo rendano il più possibile un docile ingranaggio all’interno di una macromacchina tecnoscientifica che funziona al solo scopo di replicare all’infinito rapporti sociali di produzione capitalistica. All’interno di questo scenario, l’unico “spirito critico” possibile di cui si può dotare lo Studente è quello di contestare questo o quell’altro aspetto della società ma mai la società in quanto tale, incanalando queste obiezioni rivolte a parzialità entro canoni riformistici in cui vive e vegeta la rappresentazione della “vita” liberaldemocratica occidentale. I percorsi di studio sono dunque rivolti alla formazione dell’uomo-macchina e non già (malgrado tutte le dissimulazioni) alla persona nella sua integralità.

Perciò, una delle riforme radicali che proponiamo sin da ora agli Studenti è quella di ricreare una Scuola che non sia Istruzione, ma che sia Educazione. Oltre al danno creato nell’intendere lo Studente come prototipo dell’Individuo, il Sistema occidente riesce nell’impresa di non collegare l’intero parco macchine create scolasticamente all’interno dell’alienante sistema di produzione. Soltanto una bassa percentuale di diplomati e di laureati riesce a trovare un’occupazione da subito e, se la trova, in ruoli sottodimensionati e con contratti semialeatori. Per la gran parte di neolaureati e diplomati la disoccupazione è già realtà viva. De facto, a meno che si vogliano raccontare favole, in questo stato di cose – occidente capitalista, in particolare l’Italia – allo Studente è soprattutto pregiudicata una dimensione vitale per l’espressione del proprio Essere, per la ricerca di Senso di esso: il Futuro. Lo Studente da subito deve cogliersi come lavoratore rinchiuso in un presente astorico, esistenzialmente immerso nella precarietà, nella flessibilità e, soprattutto, nella strutturale e sistematica insicurezza. Lo specchietto delle allodole rappresentato dal “successo” (buona retribuzione, ruolo di prestigio,..) che pochi neodiplomati e neolaureati hanno – in bassissima percentuale – nel mondo del lavoro (in particolare quelli che lo raggiungono all’estero), viene usato dal Sistema capitalista per tre motivi propagandistici così riassumibili: a) La Scuola occidentale promuove uomini e donne di successo. b) La condizione di Nomadismo Globale (corollario dell’antropologicamente corretto in salsa capitalista “cittadino dell’universo”) è il presupposto principale per raggiungere questo successo. c) Il Successo è da raggiungere attraverso la competizione; il demansionamento e la disoccupazione sono riservati ai perdenti o a coloro i quali non comprendono le regole del gioco. Si noti come i tre punti propagandistici contengano drammaticamente elementi che riconducono ad aspetti anticomunitari, antisociali e filo – molto filo – individualistici.

  1. Liberi Professionisti

Questi particolari Lavoratori (ingegneri, geometri, avvocati, architetti, consulenti, agronomi, periti, commercialisti, traduttori,..) sino alla penultima stagione del capitalismo erano parte fondamentale ed imprescindibile del sistema produttivo capitalistico. L’ottimo reddito conseguito e il prestigio sociale riconosciuto facevano del Libero Professionista – quantunque esso non fosse un capitalista, ma un dipendente indiretto del capitale – una figura invidiata nel panorama sociale. Per ultima stagione del capitalismo globale intendiamo quella fase in cui il capitalismo è diventato per lo più a) capitalismo finanziario e b) accumulazione del capitale all’interno anche di processi produttivi sempre più informatizzati che richiedono sempre meno qualità e quantità espressa da elementi umani al loro (dei processi produttivi) interno. Quest’ultima fase del capitalismo globale ha inizio grosso modo negli anni ’80 del secolo scorso ed è tutt’ora in atto. Sono due fondamentalmente le criticità a cui devono rispondere i Liberi Professionisti rispetto a questa trasformazione epocale. La prima riguarda la minore domanda delle loro prestazioni generali che è causa (indagine elaborata da KRLS Network of Business Ethics, Giugno 2013) – nel primo semestre del 2012 – del calo del fatturato del 43% e della chiusura del 22% degli Studi professionali. La seconda riguarda un livello più sottile d’analisi, non economica ma – a nostro avviso – non meno importante. Nelle precedenti stagioni, il Libero Professionista era fondamentale nel Sistema capitalista sia perché la sua intellettualità era decisiva per affinare i processi produttivi e per garantirne la normatività giuridica, sia perché vi era un maggiore spazio per la creatività soggettiva (alcune Professioni più di altre). Come detto, l’informatizzazione dei processi produttivi (e la loro standardizzazione) ha ridotto gli spazi sia per il numero di Professionisti esatti, sia per il loro contributo di intellettualità e – soprattutto – di creatività. C’è quindi una negativa percezione di sé e della propria professione in termini di demansionamento e di minor riconoscimento dell’aspetto qualitativo, sia esso intellettuale, sia esso – soprattutto – creativo. Se sommiamo a queste ultime precarietà il dato del calo di fatturato e quindi del minor reddito percepito, si evince come anche il Libero professionista stia attraversando un periodo di disagio e di sofferenza da sistema capitalista.

  1. Lavoratori dipendenti

L’informatizzazione in particolare e la massiccia introduzione in generale dei mezzi tecnologici nei processi produttivi; l’incontrollata e massiccia immigrazione di stranieri poveri che vengono illusi con miraggi hollywoodiani non sapendo che qui il Tasso di Disoccupazione è in continua crescita; le frequenti delocalizzazioni (consentite dal Trattato WTO) delle unità produttive in zone del mondo ove è basso il costo del lavoro, quasi nulla la presenza dei sindacati, labile la legislazione sulla sicurezza sul posto di lavoro e insufficienti e risibili le politiche di salvaguardia dell’ambiente, sono le principali cause della perdita di milioni di posti di lavoro dipendente in Europa e soprattutto in Italia. Non solo. In Italia è stato modificato al ribasso e in peggio (per il Lavoratore dipendente) l’Articolo 18 della Legge 300 Maggio 1970 (Statuto dei Lavoratori) che toglie di fatto la giusta causa come precondizione per un licenziamento in tronco. Negli ultimi vent’anni, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, sono state introdotte massicciamente forme contrattuali tese alla disintegrazione del cosiddetto posto fisso di lavoro (contratto a tempo indeterminato) per dar vita ad un regime che prevede – l’ossimoro che seguirà è voluto – la costante provvisorietà del posto di lavoro, una prigione nell’eterno presente con un futuro senza alcuna progettualità. Le caratteristiche oggi fondanti il Lavoro dipendente sono la precarietà, la flessibilità e la fisiologica insicurezza. L’instabilità è dovuta alla minaccia perenne della perdita del posto di lavoro. Secondo i dati Istat Ottobre 2013, dall’1 Gennaio 2012 sino all’1 Luglio 2013 (un anno e mezzo di tempo..), in Italia il 70% dei nuovi assunti hanno stipulato un contratto a termine. Nei cinque anni compresi tra il 2008 e il 2012 sono stati persi 1 milione di posti di lavoro.Negli ultimi decenni, inoltre, vi è una progressiva perdita del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi. Una ricerca Istat dell’Aprile 2013 ci dice che in un anno, il 2012, i salari e gli stipendi hanno perso un potere d’acquisto pari al 4,8% e gli aumenti della retribuzione sono restati lo 0,5% sotto l’Inflazione. Nel 2012, dato Inail, in Italia sono morti ottocento Lavoratori e si sono verificati circa 750.000 incidenti. Il Lavoratore dipendente deve però risolvere la sua secolare contraddizione, vecchia quanto il capitalismo stesso. Pur essendo egli per eccellenza – da tre secoli in qua – l’oggetto dello sfruttamento – è buona cosa ricordarlo -, egli non si è mai formato o strutturato come portatore – anche con altri Soggetti con diverso rapporto con il capitale – di un progetto politico di radicale revisione di quel sistema capitalista che da Soggetto umano lo ha derubricato a oggetto mercificato. E’ da stabilire fin dove sono giunti gli apparati repressivi del regime capitalista e dove, invece, inizi la complicità del dipendente sfruttato e alienato con il regime stesso causa di sfruttamento e alienazione. Su questo interrogativo si gioca lo stato di coscienza di questo Gruppo umano e sociale intorno alla propria funzione entro il Sistema. Pur essendo fallito, però, il monoclassismo sociologico proletario (sia nella teoria che nella prassi) una fuoriuscita dal capitalismo senza il principale sfruttato dello stesso (sistema capitalista) è impresa impossibile.

  1. Piccoli imprenditori

Seguendo la nostra personalissima tassonomia, a questo Gruppo umano e sociale appartengono i piccoli e medi imprenditori in senso stretto, i negozianti, i commercianti e gli artigiani. Analizzati tecnicamente rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione, molte di queste categorie (ci riferiamo soprattutto al piccolo e medio imprenditore) sono da intendersi come annoverabili nei ranghi del Capitalista. Ed è vero. Molti dei loro interessi, inutile negarlo o dissimularlo, sono in conflitto sistematico con quelli dei dipendenti (diretti o indiretti) da capitale, vale a dire i Lavoratori dipendenti e i Liberi professionisti. Perché, allora, inserire anche loro nei Gruppi umani e sociali a cui ci rivolgiamo nel proporre il nostro Percorso politico di fuoriuscita dal Sistema capitalista da un lato e l’ingresso in una dimensione comunitaria ove anch’essi potrebbero fornire il loro contributo in una nuova Economia Comunitaria, solidale, autocentrata e, finalmente, a Misura d’uomo, dall’altro lato? Perché anch’essi, pur ufficialmente iscritti tra gli Sfruttatori (e l’iscrizione è tecnicamente obbligata, ci mancherebbe altro..), stanno o soffrendo o, addirittura, morendo di capitalismo. Capitalismo in questo caso è una figura letteraria e retorica riconoscibile nel Conte Ugolino il quale, per la propria sopravvivenza sistematica, deve, in quest’ultima fase epocale, mangiare molti suoi figli (il Piccolo e il Medio imprenditore) oltre che, come già fa da secoli, sfruttare e alienare i classici servi (dipendenti da capitale diretti e indiretti). Fuor di metafora, banchieri e grandi capitalisti – Alta finanza e Multinazionali – hanno programmato a tavolino la decimazione e la quasi scomparsa della piccola e media impresa. Nella vulgata generale, questo fenomeno è già conosciuto con il nome di “proletarizzazione dei ceti medi”. Se l’intelligenza ha un senso e la realtà non è un film di fantascienza, questo programma di annientamento da un lato è stato brillantemente previsto e anticipato con largo anticipo da Karl Marx, quando sosteneva che l’accumulazione del capitale si sarebbe progressivamente raccolto in sempre minori mani. Dall’altro lato, questo programma di annientamento dei piccoli e medi imprenditori era inscritto – tra le righe – negli elaborati della Conferenza di Bretton Woods (1944), alla voce Accordi GATT, poi recepiti integralmente dal Trattato WTO (Casablanca, 1994), l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Se non bastasse questo, pure l’ingresso della Cina nello stesso WTO (Novembre 2001) era da intendersi come un drammatico e ulteriore campanello d’allarme per le piccole e medie imprese occidentali e italiane in particolare. Nel sistema capitalista globale, inutile nascondersi dietro al dito della superficialità d’analisi, vi è uno sfruttamento verticale – capitale contro dipendenti diretti e indiretti- e uno sfruttamento orizzontale (cannibalismo intracapitalistico) tra grande capitale e alta finanza da una parte e piccoli e medi imprenditori dall’altra. L’accumulazione di capitale non guarda in faccia a nessuno. Il Capitalismo come Sistema anonimo e impersonale è uno. I singoli capitalisti, invece, sono molteplici e in strutturale competizione tra loro. La Multinazionale, le grandi Catene commerciali e i loro protettori dell’Alta finanza hanno interessi sovrastanti e contrastanti quelli del piccolo negoziante o del medio imprenditore. La questione che ora si pone è identica a quella prima posta per il Lavoratore dipendente: qual è il grado di coscienza del Piccolo imprenditore rispetto alla sua funzione nel Sistema capitalista? La risposta è simile al Gruppo umano e sociale a cui appartiene il Lavoratore dipendente. Il piccolo imprenditore – a parte pochissime eccezioni – pur detestando il banchiere non realizza che questi è un parassita ma lo considera “un male necessario”. Non si percepisce come uno sfruttato (orizzontale) e ha una grande ammirazione per le Grandi Società Multinazionali quotate in Borsa. Vive il fallimento con un senso di vergogna senza quasi mai comprendere le strutturali perversioni del Sistema in cui agisce. Rifiuta perentoriamente ogni discorso critico intorno al capitalismo (che è la malattia di cui sta morendo) perché è roba da “comunisti”. Se rintraccia dei responsabili a livello di sistema li individua con l’Agente di Equitalia, il militare della Guardia di Finanza, con il Governo che fa pagare troppe tasse, con i parlamentari che costano troppo e, dulcis in fundo, con lo Stato sociale che è troppo oneroso. Non che non vi siano delle parziali verità ma il Finanziere, l’agente di Equitalia, il ministro delle Finanze e il parlamentare sono i manovali (i picciotti, i killer..) dei grandi padroni del Sistema (grande capitale e alta finanza); sono gli esecutori materiali dei voleri di questi ultimi e, in sé, non hanno potere su nulla. Sono null’altro che dei subordinati che eseguono a comando. Se consideriamo comunque i piccoli imprenditori come elementi interessanti a cui chiedere un contributo per la fuoriuscita dal sistema capitalista è perché essi sono l’ultimo residuato di una borghesia che contraddittoriamente è portatrice di quella coscienza infelice tipica di una classe sociale che ha prodotto critiche – attraverso i suoi intellettuali più sensibili – al nichilismo e ad una società che ha rovesciato completamente – attraverso il sistema capitalista e tutte le varianti culturali dell’illuminismo – le speranze di libertà, giustizia, fratellanza e uguaglianza, avendo invece prodotto – oltre che masse sterminate di merci, morti di fame e moneta-debito – prigioni senza muri, ingiustizie, individualismo egoistico e diseguaglianze. Dopo tre secoli di progressione del Nulla, per ciò che resta (ammesso che resti qualcosa…) di quel genuino sentire borghese, questa è – per loro – l’ultima occasione di riscatto. Che i piccoli imprenditori siano condannati a morte dal Capitalismo non ci sono comunque dubbi. Due dati sono impietosi. Nei diciotto mesi che vanno da Gennaio 2012 a Luglio 2013, varie centinaia di piccoli impresari si sono tolti la vita in seguito a gravissimi problemi economici legati alla propria attività. Dati CERVED Aprile 2013 ci dicono che nei quindici mesi che vanno da Gennaio 2012 a Marzo 2013, 16000 Piccole imprese hanno chiuso i battenti e che la prospettiva per Dicembre 2013 è quella di giungere a quota 30000!

  1. Disoccupati

Pur con l’alleviazione momentanea (e non duratura) di alcuni strumenti (ammortizzatori sociali) che un sempre più risicato Stato sociale gli riconosce, il Gruppo umano e sociale dei Disoccupati (è bene chiarire subito che – pur tecnicamente disoccupati – i mantenuti e le mantenute, i lazzaroni che non vogliono né lavorare, né studiare né applicarsi a qualsivoglia impegno, i malavitosi, oltre che i cosiddetti figli di papà, non sono oggetto del nostro interesse, e sostanzialmente li consideriamo estranei al Gruppo umano e sociale dei disoccupati) è uno dei Gruppi (l’altro è quello degli Emarginati gravi, di cui ci occuperemo successivamente) da noi preso in considerazione che maggiormente è in sofferenza. Per sofferenza noi non intendiamo solo disagio da mancanza di beni materiali che soddisfino la sopravvivenza biologica o l’enorme difficoltà a conseguirli. E’ anche questo, ma non solo questo. La difficoltà psichica ad accettare l’esclusione dal mondo del lavoro crea un forte senso di inadeguatezza, un senso di inutilità e addirittura un senso di vergogna. Il Sistema capitalista e l’occidente americanocentrico suo correlato hanno destrutturato a tal punto la Persona da averla resa un individuo unitamente teso alla merce da produrre, alla merce da consumare e alla merce da monetizzare. Al di fuori di questa sfera della produzione e del consumo (sempre più a debito…) si è considerati dei signor Nessuno. L’indebolimento e lo snellimento dello Stato sociale, che abbiamo anticipato prima, rendono ancora più instabile la situazione del disoccupato e più facilmente coartabile dalla criminalità organizzata. Egli percepisce la crisi (il capitalismo è la storia di cicliche crisi) – questa crisi – come il fluire di una crisi infinita. Il disoccupato trova appiglio negli ultimi vincoli famigliari e amicali rimastigli (se ne ha..), ma vive sempre più lo stato di abbandono in una società già priva da tempo da veri legami comunitari. Sono il famoso esercito industriale di riserva, strumento di potentissimo ricatto anche per gli occupati. I dati ISTAT Ottobre 2013 sono allarmanti a dire poco. Solo in Italia, vi sono attualmente tre milioni di disoccupati (nell’Unione Europea 26,6 milioni). Il Tasso di disoccupazione generale è attestato al 12,2 %. La disoccupazione giovanile (calcolata tra i giovani non studenti compresi tra una fascia d’età situata tra i quindici e ventiquattro anni) è del 40%, pari a 667 mila disoccupati.

  1. Emarginati gravi

Sono gli ultimi della società. Sono i reietti, le ombre nella e della Città. Sono la periferia del disagio estremo e dell’estrema povertà. Sono i senza fissa dimora, i veri nullatenenti, quelli che nemmeno più passivamente reggono i ritmi e le trame ordite dalla Città. Sono gli espulsi dalla vita di società. Sono l’arredo ingombrante e il silenzioso imbarazzo della Città. La loro rassegnazione è l’Angoscia, l’ignoto futuro mascherato da presente di totale sofferenza. Sono incapaci di vivere con i propri mezzi e la loro vergogna consiste nell’essere poveri in un mondo di “ricchi”. Sono al di là anche dello stesso sfruttamento, in quanto espulsi dalle logiche e dai giochi dell’economia capitalista. Sono però i testimoni più genuini della disumanizzazione del sistema capitalista stesso. Sono gli scarti di un’umanità che inconsciamente si ribella all’accettazione del Nulla, all’inquadramento sistematico nel processo della produzione, della distribuzione e del consumo. Sono migliori di noi, pur nel rifugio patologico delle droghe e dell’alcool, perché sperimentano sulla propria pelle la fuoriuscita dalla civiltà nichilista. Sono uguali a noi, però, perché privi di coscienza di un sistema che li umilia e li segrega ai confini della Città. Nelle precedenti epoche a economia non capitalista, il povero era rispettato nella sua dignità umana. Nel sistema capitalista è invece considerato uno zero, una nullità, in quanto il dato economico li esclude dalle voci della produzione, della distribuzione e, soprattutto, del consumo. Noi ci rivolgiamo agli Emarginati gravi perché non sopportiamo l’idea che un uomo o una donna siano considerati e trattati come una nullità, al di là dei meriti o dei demeriti, delle virtù o dei vizi. Dati Istat sull’anno 2012 dicono che in Italia la povertà assoluta colpisce quasi cinque milioni di persone, con un milione e 725 mila famiglie che vive di stenti. Questi dati sono lo specchio dell’8% della popolazione.

ARTICOLI SECONDARI

Di seguito una carrellata di articoli inerenti l’area tematica Economia: